Sotto le nuvole: recensione del film da Venezia 82
Il documentario di Gianfranco Rosi presentato in concorso alla 82ª edizione del Festival di Venezia.
Tra il sottosuolo e la superficie, il cielo e la terra, un film di contrasti, un gioco di elementi dipinto in bianco e nero, tra il buio e la luce, la notte e il giorno. È con questa forza visiva che Gianfranco Rosi presenta Sotto le nuvole, documentario girato nell’arco di tre anni nell’area del golfo di Napoli, sospesa tra la presenza del Vesuvio e i Campi Flegrei. Dopo Sacro GRA e Fuocoammare, con cui ha conquistato Leone d’Oro e Orso d’Oro, Rosi torna al grande cinema d’autore portando in concorso alla 82ª Mostra del Cinema di Venezia la sua prima opera in bianco e nero dagli anni di Boatman.
Il film è prodotto da 21Uno Film e Stemal Entertainment con Rai Cinema, Les Films d’Ici e Arte France Cinéma, montato da Fabrizio Federico e musicato da Daniel Blumberg, alla sua prima collaborazione con il regista. Alla fotografia e al suono c’è la stessa mano di Rosi, fedele al suo stile contemplativo. Distribuito in Italia da 01 Distribution, uscirà nelle sale il 18 settembre 2025.
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Tra sottosuolo e superficie

La circumvesuviana attraversa il paesaggio come un filo che cuce passato e presente, memoria e quotidiano. Lungo le rotaie, si aprono scorci di vita che compongono un mosaico, dai bambini seguiti da un maestro di strada, ai vigili del fuoco che fronteggiano paure grandi e piccole con serietà e improvvisa ironia. Le forze dell’ordine inseguono tombaroli che scavano in un passato fragile e prezioso, mentre nel porto di Torre Annunziata una nave siriana scarica grano ucraino, immagine potente della globalizzazione che si intreccia con la storia locale.
Non c’è un intreccio narrativo tradizionale: ci sono traiettorie che si sfiorano, vite che abitano lo stesso tempo sospeso. Sotto lo stesso cielo e sopra la stessa terra, ognuno attraversa la propria esistenza. Lo sguardo di Rosi accoglie senza giudicare, restituendo dignità a luoghi e persone, trasformando la cronaca in mito e il quotidiano in allegoria.
Gli elementi naturali sono al centro: fuoco, terra, aria e acqua diventano il linguaggio invisibile che unisce le storie. La terra trema, fuma, vibra, e non è solo geologia ma memoria compressa che spinge per emergere. L’aria rarefatta dei crateri, il mare che circonda e riflette, il fuoco che inquieta e purifica: tutto diventa segno di un tempo stratificato, che non appartiene solo al presente ma a un continuum storico.
Dentro questa cornice emergono i frammenti umani: il maestro che dedica tempo ai bambini, i pompieri che trasformano la paura in gesto solidale, i devoti che ripetono riti antichi. Ogni scena è un affioramento, un’eco che non si spegne. Rosi filma Napoli come una macchina del tempo: un archivio vivente dove passato, presente e futuro convivono senza confini netti. Il cinema qui diventa un atto di corrispondenza, un modo per dare visibilità e dignità a ciò che rischierebbe di restare nascosto sotto le nuvole.
Sotto le nuvole: valutazione e conclusione
Con Sotto le nuvole, Rosi conferma la sua capacità di trasformare l’osservazione in esperienza. La fotografia, che porta la sua firma, è meravigliosa: il bianco e nero scolpisce la materia, trasformando il reale in epica visiva. La regia accompagna con calma, non forza mai lo sguardo, costruendo un ritmo che non è quello del cinema convenzionale ma della vita che si manifesta nel suo respiro.
La sceneggiatura ci porta di storia in storia senza pesare, lasciando che siano i dettagli a parlare. Lo spettatore si ritrova sospeso in un tempo che non è più cronologico ma percettivo: un tempo che unisce e stratifica. Non si tratta di capire ma di ascoltare, di lasciarsi attraversare.
Il film vive come un grande respiro poetico e politico insieme, mostrando Napoli non come semplice scenario ma come organismo vibrante. È un cinema che non offre spiegazioni né certezze, ma accompagna lo spettatore dentro un’esperienza sensoriale e contemplativa. Nel fragile equilibrio tra cronaca e mito, tra il qui e l’altrove, sta la sua forza. Sotto le nuvole è un’opera che abita lo spazio sospeso tra visibile e invisibile, e che continua a tremare nello sguardo ben oltre i titoli di coda.