Capi di Stato in fuga: recensione del film Prime Video
La recensione dell’action-comedy diretta da Ilya Naishuller con un cast di all stars capitanato da Idris Elba e John Cena. Dal 2 luglio 2025 su Prime Video.
Dopo il turbolento e movimentato G20 in quel di Cape Town dell’omonimo film di Patricia Riggen con protagonista Viola Davis nei panni di una presidente degli Stati Uniti alle prese con un gruppo terroristico filo-russo, è toccato stavolta a due leader mondiali agli antipodi, quello americano e quello britannico, collaborare in una missione segreta per salvare il mondo da una minaccia nucleare guidata da un losco mercante d’armi russo durante un importante vertice NATO in scena a Trieste. Su Prime Video, dove la pellicola di turno dal titolo Capi di Stato in fuga (Heads of State) è stata rilasciata il 2 luglio 2025, evidentemente hanno ancora moltissimo a cuore il destino del pianeta e ogni occasione è buona per dimostrarlo.
In Capi di stato in fuga si prova a rendere omaggio al buddy movie anni Ottanta appoggiandosi a una coppia agli antipodi chiamata a salvare il mondo dall’ennesima minaccia nucleare
Nel film diretto da Ilya Naishuller, scritto da Josh Appelbaum, André Nemec e Harrison Query, toccherà al Primo Ministro britannico, un ex soldato tormentato, troppo consapevole del proprio ruolo e dei propri limiti, e a un’ex star di film d’azione diventato Presidente USA, spaccone, impulsivo, impreparato ma con il cuore al posto giusto, impedire al villain di turno di gettare il mondo nel caos. A interpretarli rispettivamente Idris Elba e John Cena che tornano dunque a lavorare insieme dopo The Suicide Squad – Missione suicida, ma questa volta non tenteranno di uccidersi a vicenda ma staranno dalla stessa parte. Ovviamente i due non andranno da subito d’amore e d’accordo, al contrario se le diranno di cotte e di crude, stuzzicandosi a vicenda per tutte le due ore che li vedranno costretti a combattere fianco a fianco per salvare la Terra e sopravvivere ai continui tentativi dei rivali di spedirli al creatore. Ed è proprio su questo rapporto burrascoso e comico tra i due protagonisti, nel mezzo del quale si va a inserire la bella e letale ex fiamma del ministro inglese affidata alla diva del momento Priyanka Chopra Jonas (Citadel), che si regge il tutto. Rapporto, questo, che diventa di fatto il baricentro e il motore portante dell’intera operazione, costruita seguendo per filo e per segno il classico modello del buddy movie: diffidenza iniziale, disastri comici, legame forgiato nel pericolo, rispetto conquistato sul campo. Il ché fa di Capi di Stato in fuga un vero e proprio omaggio al filone anni Ottanta, che tanti cult ha regalato alla letteratura cinematografica del genere chiamato in causa, a cominciare da Arma letale fino a 48 ore. Certo è che la coppia Elba-Cena, pur funzionando dal punto di vista dell’alchimia, non riesce a provocare le medesime scintille dei celebri duetti del passato. Il motivo sta quasi sicuramente nell’innesco, quello dato da una sceneggiatura che in tal senso scivola zoppicando tra una gag e una freddura, alcune delle quali efficaci e altrettante da rispedire al mittente.
Le scene d’azione offrono al pubblico lo spettacolo e l’intrattenimento che la comicità scarica fa invece venire meno
Venendo il più delle volte meno la componente comica, depotenzializzata da una scrittura non sempre lucida e all’altezza che tenta anche di infilarci qualche consiglio non richiesto di stare uniti e non farci la guerra, il compito di intrattenere il pubblico passa giocoforza a quella action. Il regista di Mosca, già dietro la macchina da presa di Hardcore! e Io sono nessuno, dimostra di conoscere le armi del mestiere, mettendole a disposizione di scene pirotecniche e dalla giusta dose di spettacolarità e adrenalina. Nel corso della timeline, con la complicità della crew e del cast, Naishuller mette in fila e in rapida successione una serie di scene d’azione di buona fattura con il quale sfodera tutto il campionario. Immancabile è l’attacco all’Air Force One così come l’inseguimento con tanto di sparatoria che in Capi di Stato in fuga si consuma tra le vie di una Trieste messa a ferro e fuoco. Degne di nota anche quelle del tutti contro due nel villaggio bielorusso e l’assalto alla base segreta americana di Varsavia. Grazie a queste scariche cinetiche la pellicola si mantiene a galla e porta a casa il risultato, che altro non è che quello di offrire a uno spettatore senza pretese uno show a buon mercato. Prendere o lasciare.
Capi di Stato in fuga: valutazione e conclusione
Il russo Ilya Naishuller firma un’action-comedy che vuole rendere omaggio al buddy movie anni Ottanta, seguendo alla lettera il modello vintage e classico che tanti cult ha regalato al pubblico tempo addietro. Al duo agli antipodi di turno tocca il compito di salvare per l’ennesima volta il mondo dalla minaccia nucleare dell’immancabile terrorista filo-russo, motivo per cui non c’è da aspettarsi novità per quanto concerne il plot e i personaggi. La coppia formata da Idris Elba e John Cena funziona ma non fa le stesse scintille dei predecessori, tuttavia le rispettive fisicità e il contributo di Priyanka Chopra Jonas rendono il tutto sfizioso e adrenalinico. Le scene d’azione, alcune delle quali spettacolari e ben confezionate, offrono al pubblico quella giusta dose di intrattenimento a buon mercato che la scrittura non è in grado di dare a causa di comicità piena di battute e situazioni di livello davvero basso. Insomma chi si accontenta gode, o almeno a metà.