Venezia 72 – The Danish Girl: recensione

Ci sono amori capaci di sconfinare la coltre di fumo dei pregiudizi, attraversare quella trincea che suddivide i sessi, per ritrovarsi, semplicemente, come due persone in grado di comprendersi. Questa è la storia raccontata in The Danish Girl, di Tom Hooper, col premio Oscar Eddie Redmayne in grado di lasciar trasparire sul grande schermo la sofferta mutazione del pittore Einar Wegener.

The Danish Girl: una storia di amore e coraggio

Con pennellate che sembrano aver derubato il miglior Monet, si plastifica con sofisticata magia lo scenario della Copenhagen degli anni ’20: strade isolate e strette al chiaror di luna e neve mai sgelata, pesce fresco tra i mercati che si riflettono sulle acque; fantasia di colori e paesaggi di incredibile e pacata bellezza, come quelli dipinti dallo stimato paesaggista Einar Wegner: i lineamenti delicati e uno spruzzo di lentiggini che salgono verso gli occhi chiari. Accanto a lui una moglie bella, tenace, con l’animo puro di una pittrice; la ritrattista Gerda, interpretata da Alicia Vikander (Ex Machina).

Il loro sembra essere un matrimonio felice e fortunato, ma qualche crepa si scorge nella mancanza di figli e nella carriera di Gerda, scarsamente apprezzata nel mercato dell’arte. Un gioco di ruoli e ironie, muterà però la rotta della loro relazione: Einar indossa, prima per necessità, poi per fini ludici, i panni di una donna.

The danish girl

Sta davvero bene, con rossetto rosso e la matita atta a tratteggiare il contorno dei suoi occhi e quei capelli, poi, cadono sulla guancia sottolineandone la timidezza. Quella ritrosia contorta è un mistero annidato nel suo animo; un mistero che talvolta attira… gli uomini.

Tratto dall’omonimo libro di David Ebershoff, The Danish Girl porta alla 72ma Mostra del Cinema di Venezia una storia vera di coraggio, introspezione psicologica e mutazione epocale nella considerazione dei transgender nella società.
Tom Hooper ci lascia scivolare tra i meandri viscosi di una personalità confusa, incompresa, ribelle, nonché pioniera di una generazione criticata ancora adesso. Al tempo in cui essere omosessuale equivaleva ad essere classificato malato e ad essere emarginato, Einar ebbe la forza di prendere le redini della propria esistenza, sottoponendosi al primo intervento per il cambio di sesso da uomo a donna e divenendo finalmente Lili Elbe.

A lasciar impietriti, però, non è solo la risolutezza del protagonista, ma anche l’atteggiamento della sua consorte, la quale comprende appieno il delirio del compagno e lo coadiuva nel cambiamento esteriore. Si potrebbe quasi dire che la ricerca di un figlio combacia con la rinascita di Einar in Lili.

“Stanotte ho fatto il sogno più bello della mia vita… ero una bambina, mia madre mi teneva in braccio e mi chiamava Lili”

La scenografia, tempestata di ritratti che apparentemente richiamano le movenze delle modelle di Tamara de Lempicka (guarda caso dichiarata bisessuale), sa coinvolgerci nel vortice della mutazione, mettendo ulteriormente a nudo il cuore del protagonista. Così ogni sofferenza appare limpida, sensata; e la voglia di rischiare assume un senso che trascende l’opinione critica della società, lasciando comprendere il senso puro e duro della personalità.
Nel cast anche Amber Heard, Adrian Schiller e Matthias Schoenaerts il quale, come nell’ultimo Suite Francese, si ritrova impelagato in una storia d’amore e d’amicizia anomala quanto forte e sincera.

The danish girl

In conclusione, The Danish Girl insegna che vale sempre la pena avere la tenacia di essere se stessi, non per gli altri, ma per sentirsi vivi.

Guarda il trailer del film e clicca qui per saperne di più sulla colonna sonora. Il film è nelle sale italiane dal 4 febbraio 2016, distribuito da Universal Pictures.

Giudizio Cinematographe

Regia - 3
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

3.3

Voto Finale