Ex Machina: recensione

Claustrofobico e provvisto di una plausibile dose di suspense, Ex Machina si colloca nella rete delle pellicole pretenziose di trattare l’intelligenza artificiale, forse tralasciando che davanti allo schermo vi sono spettatori dotati di un’intelligenza umana e reale, in certi casi apertamente critica e vogliosa di spettacolarità.

Al titolo concesso da Alex Garland, che con questo thriller dalle note drammatiche e fantascientifiche sigla il suo esordio alla regia, verrebbe da aggiungere la parola ‘Deus’: con l’espressione Deus ex machina, infatti, il teatro greco si risparmiava di addentarsi all’interno di questioni non propriamente logiche, mettendo macchinosamente in scena una divinità in grado di ‘sbloccare’ la storia. Il triangolo che si crea all’interno della storia tra umanità-divinità-artificialità viene corrotto dalla contaminazione inevitabile tra fili elettrici e sentimenti e l’essere che piomba sulla scena può forse essere paragonato a un dio si, ma quello del Vecchio Testamento, che freddamente fa fuori buoni e cattivi.
La trama proiettata sul grande schermo dallo sceneggiatore di 28 giorni dopo e Sunshine ha come protagonista un brillante programmatore di computer, Caleb, (interpretato da Domhnall Gleeson) il quale è l’unico tra gli impiegati dell’ufficio per il quale lavora ad aggiudicarsi la possibilità di trascorrere una settimana presso la residenza del suo capo Nathan (Oscar Isaac): un posto sperduto dalla morfologia naturalistica apparentemente paradisiaca, che però  lascia immediatamente spazio ad un ambiente ipertecnologico ma eccessivamente cupo, sinistro e incastonato di segreti.
Nonostante Nathan cerchi, infatti, di mettere a proprio agio il giovane Caleb e abbattere quella linea di demarcazione tra datore e dipendente, il ragazzo rimane basito e incuriosito dalla situazione nella quale si ritrova. A scombinare le carte Ava (Alicia Vikander): robot dalla fattezze umane interessanti, dotata di un corpo sinuoso e trasparente capace di dare piacere sessuale, di un bellissimo volto e soprattutto di una coscienza.

ex machina

Sono tanti i fili che vibrano nel momento in cui Caleb inizia a relazionarsi con Ava, la cui pronuncia si confonde con Eva, per applicare il noto test di Turing (magnifica mente scientifica che il cinema ha elogiato in The Imitation Game). Con la prima donna Ava condivide il desiderio di conoscenza e l’ambizione di uscire fuori dall’Eden (che in questo caso non è un giardino bellissimo ma una stanza) per esplorare il mondo e in particolar modo la gente. Al pari di un essere umano si innamora, ha paura di morire e pecca di irriconoscenza.
Ex Machina non è certo il primo film che ci mette dinnanzi alla domanda: se riuscissimo a costruire un robot cosciente, dovremmo conferirgli gli stessi diritti di un essere umano? Nathan sembra non farsi problemi, per lui le donne create in laboratorio sono solo esperimenti, R.A.M. da formattare nel momento in cui subentra un nuovo modello. Entrano in gioco i rapporti tra uomo e macchina, l’inferiorità di genere, lo stereotipo della donna asiatica (il secondo robot, interpretato da Sonoya Mizuno)  vista unicamente come serva o strumento di piacere.

ex machina

L’opera prima di Alex Garland, distribuita da Universal Pictures e al cinema dal 30 luglio 2015, si rivela piatta; con tutte le carte in regola per stupire e con suoni che piombano al momento giusto, ma priva dell’approfondimento necessario a farla distinguere dal marasma di argomentazioni simili. La visione dell’uomo che sostituisce Dio è una filosofia quasi superata o talmente onnipresente che non ci infastidisce più di tanto; gli spunti sull’arte di Pollock potrebbero rivelarsi interessanti, ma purtroppo vengono lasciati in sospeso: buttati a casaccio tra le sequenze proprio come le vernici industriali che l’artista gettava sulle tele.

Traspare un pizzico d’amore e la forza della sopravvivenza e poi, viene spontanea una domanda: qual è la vera esperienza vissuta da Caleb, Nathan e Eva? Quella raccontata attraverso le parole o quella ripresa dalle telecamere a circuito chiuso seminate nell’edificio? Se siete degli esseri umani vi sarà di certo concesso uscire, andare al cinema e giudicare.

Giudizio Cinematographe

Regia - 2
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.6

Voto Finale