Tom Hiddleston: “Il lato politico di Kong: Skull Island”

Kong: Skull Island (QUI la recensione), diretto da Jordan Vogt-Roberts, cerca di re-immaginare le origini del potente e colossale King Kong, quando un team di scienziati, soldati e avventurieri, atterra su un’isola deserta del Pacifico. Quello che sembra un paradiso, però, si trasforma presto nel luogo più pericoloso sul pianeta. Nel cast troviamo Tom Hiddleston, Samuel L. Jackson, Brie Larson, John Goodman, Toby Kebbell, Corey Hawkins, Jason Mitchell e John C. Reilly.

Durante una conferenza stampa per il film, Tom Hiddleston ha parlato di ciò che lo ha attratto di Kong: Skull Island, lo sviluppo del suo personaggio, la sua reazione la prima volta che ha visto King Kong da bambino e molto altro.

“Sul set di Crimson Peak, nel marzo 2014, Thomas Tull è venuto a trovarmi e mi disse: ‘Voglio parlarti di qualcosa’. Ero super eccitato per il film su Godzilla che avevano appena fatto e non vedevo l’ora di vederlo. Mi disse che stavano lavorando anche ad un film su Kong e che quando avessi finito di girare quel film, sarei dovuto andare da lui per discutere del progetto. Così è stato, mi ha messo davanti lo scenario di Kong: Skull Island dicendomi: ‘Al centro di tutto c’è un avventuriero, che è un ex soldato. È un viaggio pieno di azione'”.

Ma Tom Hiddleston come ha conosciuto King Kong?

“Era il film di Fay Wray, me ne sono innamorato. Penso che i bambini, più di tutto, siano affascinati dalla natura e dagli animali. L’idea di Kong è davvero eccitante: è una scimmia gigante, per un bambino è un’idea strepitosa. Quando ho saputo che avrei partecipato a questa pellicola, non stavo più nella pelle. Abbiamo iniziato a lavorare sul personaggio. Volevamo che fosse inizialmente pieno di sé e che l’esperienza sull’isola gli donasse una nuova umiltà”.

L’intervistatore ha poi incalzato l’attore sul lato politico di Kong: Skull Island:

“È ambientato nel 1973 e quell’epoca rappresenta di per sé un momento difficile. Era difficile a Washington e sappiamo tutti cosa significa. Penso che si tratta di un momento storico molto affascinante, per lo sviluppo delle tecnologie e della scienza. Abbiamo iniziato a sentirci parte del Mondo, piccoli, nel grande universo. La politica stava cambiando, i movimenti sociali erano in fermento e gli anni ’60 avevano cambiato per sempre il nostro modo di vedere le cose”.