Mud: recensione del film di Jeff Nichols con Matthew McConaughey

Mud è un film del 2012 scritto e diretto da Jeff Nichols (regista dell’apprezzato Take Shelter, 2011) con protagonisti Matthew McConaughey, Tye Sheridan, Reese Witherspoon, Sam Shepard, Sarah Paulson e Michael Shannon. La pellicola è stata presentata alla 65esima edizione del Festival di Cannes, dove era candidato per una Palma d’oro.

Mud racconta la storia di due adolescenti dell’Arkansas, Ellis (Sheridan) e Neckbone (Jacob Lofland) i quali, durante il loro girovagare sul fiume Mississippi, giungono su un’isoletta fluviale sulla quale – dopo una forte alluvione – trovano un motoscafo sulla cima di un albero. I due, affascinati, salgono sulla barca con l’intento di impossessarsene, ma ben presto scoprono che è già abitata. Mentre stanno lasciando l’isola, incontrano il vagabondo Mud (McConaughey). L’uomo vuole stringere un patto con i ragazzi: del cibo in cambio della barca. Ellis, affascinato dallo strano individuo, accetta e ben presto scopre che Mud sta aspettando la sua ragazza Juniper (Witherspoon), per fuggire con lei da un imminente pericolo: qualcuno lo sta cercando e non ha buone intenzioni.

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Mud: Jeff Nichols scrive e dirige un film di formazione

Nichols scrive e dirige quello che potrebbe essere, a tutti gli effetti, un romanzo di formazione tipico della tradizione statunitense: un ragazzo, alle prese con le difficoltà della vita, si confronta con problematiche più ampie e, attraverso il conflitto, diventa un uomo. Questo è proprio l’intento ultimo di Mud. Ellis è frustrato e preoccupato a causa di una situazione familiare critica: i genitori stanno per separarsi e questo comporterebbe per lui anche il trasferimento in città. Un vita, insomma, che proprio non vuole accettare. Il confronto e l’amicizia con quell’uomo misterioso di nome Mud lo costringono a crescere rapidamente, per bisogno e per volontà.

Il regista ha scritto Mud negli anni Novanta quando, ancora studente, si è ispirato ai romanzi di Mark Twain, incluso il più famoso: Tom Sawyer. Ed è proprio questa l’ispirazione che è impossibile non notare. L’amicizia tra i due protagonisti, Ellis e Neckbone, la formazione attraverso la cosiddetta scuola della vita (attraverso il rapporto con Mud), le problematiche esterne che si riflettono sulla vita del protagonista (il divorzio dei genitori e il conflitto tra Mud e chi lo sta cercando), e proprio quella prerogativa formazione, spirituale, intellettiva ed esperienziale che il protagonista si ritrova a vivere.

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Mud: un cast stellare

La caratteristica che, forse più di tutte, spicca in Mud è un cast estremamente apprezzabile. Al comando troviamo il giovane Tye Sheridan – scoperto da Terrence Malick in Tree of Life, 2011 – che conferma quell’intensità che ormai sembra davvero appartenergli. Il ragazzo regge il confronto con un Matthew McConaughey che, a questo punto, ha definitivamente compiuto una scelta di vita: basta commediole romantiche, benvenuto cinema d’autore.

In un cast prevalentemente maschile – in cui troviamo anche Sam Shepard e, con un ruolo secondario, Michael Shannon – sono due le figure femminile principali: Sarah Paulson, che interpreta la madre di Ellis, e Reese Witherspoon nel ruolo della fragile Juniper. Mud è un film dedicato agli uomini: alla crescita di uomo e, in sottofondo, al rapporto padre-figlio. In una pellicola, però, dominata dagli uomini, il ruolo delle donne è fondamentale. Sono le loro decisioni o indecisioni, le loro scelte e il loro amore (che nel film viene dato e portato via) a scandire il ritmo di Mud. La narrazione viene avviata, scandita e conclusa, grazie alla loro presenza.

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Mud: una narrazione classica, con poca attenzione ai tempi

La regia di Nichols, lineare e dedicata ad una narrativa che più tradizionale non si può è corredata da una fotografia naturalistica che permette di apprezzare al massimo il paesaggio in qualche modo selvaggio in cui il film è ambientato. La colonna sonora di David Wingo è senza infamia e senza lode. Insomma, Mud punta ad una cinematografia classica con un inizio, uno svolgimento e una fine ben chiari e ogni caratteristica artistica e tecnica si adatta a questo tradizionalismo. Ma Mud è un film perfetto?

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La risposta è no. Questo perché, per inseguire quel tradizionalismo, Nichols si è ritrovato per le mani un film eccessivamente lungo, degno – appunto – di un qualsiasi romanzo di formazione. Il viaggio emotivo e di crescita del protagonista, tanto complesso, quanto – dispiace dirlo – eccessivamente annacquato – non può che durare 130 minuti. Il regista ha sì toccato diversi argomenti e temi cruciali che ruotano attorno alla crescita di un ragazzo, ma forse non ha avuto l’abilità di rendere questa spiegazione proporzionalmente interessante rispetto alla durata del film. Non è difficile annoiarsi durante la visione di Mud, nonostante la maturità e la qualità artistica e tecnica con il quale il regista ha affrontato il progetto, siano lì da vedere.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 2

3.3