El Club: recensione della serie TV Netfflix

La recensione di El Club, la nuova serie originale Netflix made in Messico che racconta le vite dissolute di un gruppo di millenials criminosi

Sulla scia di produzioni di successo messicane – La case de Las Floras, Roma – Netflix punta su una produzione originale tutta messicana con El Club, serie che consta di 25 episodi e che racconta l’avventura illegale di un gruppo di giovani ricchi che per spezzare la monotonia della vita e trovare una strada alternativa alle aspettative delle loro famiglie decidono di vendere droga. La serie però fatica a decollare e a tenere alte le aspettative e le attenzioni dello spettatore, rivelandosi una produzione senza infamia e senza lode.

El Club, trama: c’era una volta un millenial ricco e annoiato, pronto a lanciare un App

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Pablo (Alejandro Speitzer) sta per lanciare un app di dating online esclusiva insieme al suo amico Matiàs (Jorge Caballero): spera che sia finalmente l’occasione della vita, il progetto che gli permetterà di dimostrare al padre le sue capacità imprenditoriali. La festa di lancio però si rivela essere un flop, se inaspettatamente non fossero iniziate a circolare piccole dose di ecstasy che rilassano e divertono gli invitati. A quel punto Pablo decide di mettere su un gruppo: el club sarà il suo nuovo progetto, quello che cambierà per sempre la sua vita, quella di Matiàs, di Sofia (Minnie West) e di Jonàs (Axel Arenas), il nipote della cameriera di Pablo, che sa come procurarsi la roba.

El Club: una confezione accurata che stenta a spiccare il volo

El Club cinematographe.itEl Club ha una cura dell’estetica maniacale, una raffinatezza e una pulizia che ricorda il mondo di Gossip Girl, ci mostra solo lusso, sfarzo ed eleganza, una scelta che può mostrarsi appetibile allo spettatore. Ma a differenza di alcune serie dal taglio crime – Breaking Bad, La casa di carta, che per alcune dinamiche ci sembrano aver gettato dei motivi ispiratori ma tutto a dimensione young adult e in contesto decisamente diverso – la poca accuratezza nell’individuare e caratterizzare chiaramente i personaggi, dandocene pochi spunti confusionari, perde l’occasione di prendere le ispirazioni di partenza quali droga, crimine e insoddisfazione, e raccontarci una storia diversa che poteva anche essere interessante.

In El Club si racconta del mondo dei ricchi e dei grandi manager, assetati e affamati dal desiderio di guadagnare e avanzare sempre di più per fagocitare il loro status symbol, potere e posizione. Gli adulti sono abbozzati abbastanza da farci capire la dimensione di cui stiamo parlando, ma ad essere oggetto di interesse sono i figli: quel che vediamo non è sufficiente a giustificare però la loro assenza, che si riduce a dialoghi ma soprattutto azioni poco incisive, che ci impediscono di comprendere il non detto e la ferita che si cela nel loro rapporto con i figli.

El Club: senza background emotivo non c’è empatia e non c’è personaggio che tenga

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Libertà, stabilità economica e indipendenza, sono le motivazioni che muovono questi ricchi millenianals, le uniche che ci presenta la serie, generate da un capriccio – ad esclusione del personaggio di Jonàs –  e non da una necessità, date le loro ottime oggettive condizioni di vita in partenza. Eppure nello scorrere della narrazione c’è sempre qualcosa che ci sfugge, perché è troppo gramo gettare questi desideri senza farci conoscere fino in fondo cosa li muove. Questo si sarebbe potuto rivelare un punto di svolta fondamentale, che poteva raccontarci la genesi di una noia, le sfumature psicologiche e spesso impercettibili delle conseguenze di una vita immersa nel lusso, che possono sfuggire a quei più che ne sono privi e la millantano voracemente.

Analizzare quindi questa dinamica, mostrarci con chiarezza e con sufficiente empatia le motivazioni e il background emotivo di questi personaggi, doveva essere la strada de El Club per presentarci qualcosa di nuovo e di diverso, raccontandoci di come si arriva a scegliere l’illegalità: non perché ci sia altra scelta o perché si venga da evidenti stati di povertà e insoddisfazione sociale, ma perché la vede come unica soluzione di riscatto ad una vita che pur se di alto standard, non gli basta.

Regia - 3
Sceneggiatura - 1
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 2
Emozione - 1

2.3

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