Easy living – La vita facile: recensione

La recensione di Easy living - La vita facile, il film di di Orso Miyakawa e Peter Miyakawa al cinema dal 24 settembre 2020.

A nessuno piacciono le responsabilità, il dover dipendere da qualcuno, dal denaro, dal nostro lavoro, da una società che ci viene imposta e, con questa, i comportamenti che dobbiamo presentare. Fai quello, incontra quest’altro, non uscire dalla tua zona di conforto, non azzardarti ad oltrepassare il confine. Vivi una vita semplice, una vita nel tuo perimetro di gioco. Ma è proprio lo sconfinare che, molte volte, dà senso a quello che facciamo, dà senso a un’esistenza che, altrimenti, scorrerebbe senza impegno, senza responsabilità. Leggera, ma non di quella spontaneità che illumina il proprio percorso, bensì un sorvolare vacuo, inconsistente. Una mancanza di significato che è fondamentale saper dare alla propria vita.

Se il tono con cui lo raccontano Peter e Orso Miyakawa ha la freschezza del sapore della giovinezza dei due cineasti, uno stile che sa di voler ibridarsi declinando il prestabilito cromosoma della commedia con innesti di fantasia, surrealtà e quel pizzico di riflessione che ha tutta la portata dei dubbi, delle speranze e della curiosità della loro età, è comunque un annuncio quello che i registi e sceneggiatori vogliono dare al mondo, che indirizzano direttamente al loro pubblico, per gridarlo con la grinta dell’esordio.

Easy living – La vita facile sono le illusioni che una quotidianità agiata, prestabilita, imposta da falso benessere e falsa tranquillità può costruire attorno alla persona, intorpidendo l’impeto d’azione, la forza propulsiva di uscire dalla propria bolla per immettersi con uno schianto nel mondo. Fare qualcosa di importante perché soltanto dando importanza alla propria vita le si affida il valore di quanto valga la pena viverla. Una massima che passa tutta per la struttura narrativa del film dei fratelli Miyakawa, passando primariamente per le ispirazioni e le pulsioni dei loro personaggi.

Easy living – La vita facile: lo scopo da raggiungere per dare senso all’esistenzaeasy living la vita facile, cinematographe

Ambientato dove l’Italia finisce per dare spazio alla Francia, in una definizione degli spazi vitali in cui una sola frontiera divide culture, usi e costumi, i fratelli – anzi, fratellastri – Camilla (Camilla Semino Favro) e Brando (James Miyakawa) maturano l’idea di aiutare il loro amico Elvis (Alberto Boubakar Malanchino) a passare dall’altra parte del Paese, per raggiungere la moglie a Parigi e poter vivere con lei l’attesa del suo primo figlio. Intenzione nata e supportata dalla frequentazione che tra i due protagonisti comincerà ad intercorrere con il migrante, a cui andrà aggiungendosi il contributo di Don (Manoel Hudec), maestro di tennis che, in realtà, sogna la vita da pittore, scapolo incallito che riempie le sue giornate flirtando con le allieve ultra cinquantenni, ritrovatosi innamorato della giovane Camilla e con lei deciso ad aiutare il loro amico senza ormai radici e senza dimora.

Integrando le differenti realtà che Easy living – La vita facile va inglobando al proprio interno, usufruendo del carattere cosmopolita con cui Peter e Orso Miyakawa hanno pervaso la loro intera opera, è nella comunione di identità diverse e di multiculturalità che si alimenta la pellicola, spiriti lontani geograficamente alla nascita ritrovatisi tutti lì con uno scopo che potrebbe, finalmente, dare completezza alla propria esistenza. Nella schiettezza ornata dagli abbellimenti scenici e narrativi della scrittura del film, il messaggio di Easy living – La vita facile – perché più che in altre opere, questa volta, è più che mai di messaggio che si tratta – non manca di propagarsi per travalicare quel rettilineo che ci chiede di essere migliori dell’ombra che abbiamo deciso di trascinarci dietro, di agire per non dire di esserci accontentati, di essere di più, semplicemente di più, di quello che già siamo.

Easy living – La vita facile: l’eccentricità da centrare dei fratelli Miyakawaeasy living la vita facile, cinematographe

E, in questo racconto che presenta gli studi di cinema appresi dagli autori, applicati come diamanti grezzi alla storia, i fratelli Miyakawa rivelano un potenziale che, se i propri personaggi riescono, poi, ad esprimere, i giovani cineasti devono ancora imparare a limare, aggiustare. Il dover ristabilire ogni tanto il tiro delle proprie volontà per non perdersi in voglie, desideri, soluzioni fintamente eccentriche, ma sostanzialmente poco fruttuose, che rischiano di rimanere soltanto accenni sullo schermo, per un’incisività da ricercare con piglio maggiore, non perdendosi nel puro auto-compiacersi di un prodotto che ha sicuramente dentro moltissimo di quello che rappresenta i due registi, ma che deve imparare a modularsi per diventare funzione della narrazione e delle sue trovate, senza farsi sormontare da queste ultime.

Un film grazioso, dunque, l’Easy living – La vita facile di Peter e Orso Miyakawa, che ancora molto devono imparare a partire dalla stesura di una sceneggiatura meglio definita, nelle dinamiche e nei toni, che ha però una grande spinta sotto l’occhio registico in modalità Nouvelle Vague che perseguono gli autori, facendone apertamente mostra. Una vita facile, ma che i due hanno deciso di percorrere con serietà e con un brio auspicabile, sperando che riescano anche loro, come i protagonisti dell’opera, a raggiungere quel significativo, importante, imprescindibile scopo che potrebbe guidarli nel mondo del cinema.

Easy living – La vita facile, prodotto da Wise, è al cinema dal 24 settembre 2020, distribuito da I Wonder.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.5