TFF34 – Clash: recensione del film di Mohamed Diab

Clash è una pellicola presentata nella sezione Festa Mobile al Torino Film Festival, diretta da Mohamed Diab ed interpretato da Nelly Karim, Hany Adel e El Sebaii Mohamed.

Siamo nel 2013, il presidente egiziano Morsi è contestato ovunque ed è prossimo ad essere cacciato dal Paese. Le fazioni che si scontrano a Il Cairo sono i Fratelli Musulmani, integralisti e sostenitori del governo e del partito Libertà e Giustizia, i sostenitori del golpe e i laici.

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Clash è un film interamente girato in un furgone della polizia e riprende questi sventurati protestanti egiziani mentre vengono arrestati, durante una manifestazione sanguinosa, e segregati per ore in un camioncino sbilenco, lottando per uscire e facendo forza su ideologie differenti.

I primi ad essere presi e sbattuti nel furgoncino dell’esercito sono due giornalisti, l’uno egiziano ma con il passaporto americano, tornato in suolo patrio per immortalare le regressioni da parte del governo verso ogni forma di protesta e ogni forma di testimonianza. La rivolta va inasprendosi e molto velocemente quel camioncino diventa colmo di persone rivoltose, chi ateo, chi fratello musulmano, chi contro il governo, chi con l’Islam, chi lì per sbaglio. Ma l’esercito non fa sconti e porta tutti loro in stato di fermo alla prigione più vicina.

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Unica fortuna è che a causa delle migliaia di persone arrestate, le prigioni sono quasi tutte stracolme. Questi ribelli sono costretti a rimanere là, nonostante le condizioni siano pessime, il caldo, le finestrelle inesistenti e l’esercito che non può nemmeno dar loro dell’acqua senza il permesso del sergente.

Le ore passano e nessuno riesce o può farli uscire, iniziano a risentire della sete, dei bisogni primari ed essendoci anziani e bambini la situazioni diventa presto tragica. Intanto la rivolta sembra perseguitarli poiché si troveranno nel mezzo di una sparatoria, tra colpi di fucile e sassi lanciati con fervore.

Ma la ribellione non va avanti solo nella capitale egiziana. In quell’ambiente angusto, determinato da persone con idee molto diverse, che fondamentalmente provano un odio reale l’uno per l’altro, riaffiorano i dissapori e le insolenze che li hanno portati li in quel momento, incolpando l’altro delle proprie condizioni e non accettando di dividere quel luogo con spie, avversari e traditori.

Ognuno con le proprie ragioni tenta di portare valore e verità alla causa che sta attraversando il paese, chi inneggiando alla lealtà al governo, chi all’esercito e all’Islam e chi non potrà fare a meno di rendersi conto di quanto in quel momento fosse necessario deporre le armi e far fronte comune per tentare di uscire da quello stato di prigionia.

Clash è una pellicola stupenda, asfittica, desolante

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Clash è una pellicola stupenda, asfittica, desolante che colpisce lo spettatore su più fronti. Il regista in un certo senso ci mostra come la faida tra fazioni politico-religiose abbia tra le tante posto le basi per la nascita di organizzazioni di stampo terroristico tristemente note oggi come ieri.

In paesi come l’Egitto di norma avrebbero dovuto prevalere sempre sentimenti positivi, come la coesistenza tra religioni e pensieri differenti. Ma a causa di manovre politiche, da parte dell’ex presidente Morsi, mosse a danno della Costituzione che la vedeva in qualche modo stravolta dalle norme della Sharia, la tranquillità che ogni cittadino serbava verso lo Stato e la disciplina costituzionale veniva distrutta, portando alla ribellione del popolo.

Mohamed Diab decide di testimoniare e di mostrare le radici delle tensioni in Egitto e come la primavera araba sia stata un’onda che si è propagata fino ad oggi, rendendo la stabilità dei paesi coinvolti sempre più labile ma, ciò nonostante, resta speranzoso, realizzando una pellicola che soffre di lotte intestine ma che si ricongiunge con antichi valori, la cui umanità andrà sempre oltre ogni religione, ogni ideologia.

 

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 4

3.5