Animal House: 6 curiosità sul cult di John Landis

A 45 anni dalla sua uscita, il film è nuovamente disponibile nelle sale italiane per tutta l'estate, distribuito da Academy Two

Lo straordinario dittico formato da John Landis e John Belushi ha segnato in maniera eclatante gli anni a cavallo tra il 1970 e il 1980. L’apporto dato dalla coppia, prima con Animal House e poi con The Blues Brothers, assieme al sodale Dan Aykroyd, ha stabilito un nuovo concepimento del comico e portato sul grande schermo icone divenute imprescindibili nel riconoscimento di valore dovuto al cinema di genere. Belushi, morto prematuramente all’età di 33 anni, è comunque stato capace di evocare un aura attorno ai suoi personaggi, in grado di renderlo eterno, attualmente osannato e ricordato anche da chi lo ha conosciuto solamente postumo, per tramite delle indimenticabili pellicole che lo vedono protagonista. Il terzo lungometraggio di Landis, uscito due anni prima del musical dedicato ai fratelli del blues, nel 1978, ha appunto consacrato l’esuberante talento dell’attore, nel racconto della vita universitaria vista attraverso l’occhio scanzonato e gaudente delle confraternite; una pratica poi diffusasi successivamente, anche per merito del grande successo ottenuto dallo stesso Animal House. Oggi, vista la riproposizione in sala del film, a 45 anni anni dalla sua uscita, andiamo alla scoperta di quelle che sono le curiosità più interessanti e velate riguardanti il film, partendo proprio da quello che significò per la carriera di John Belushi.

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1. L’affermazione di John Belushi

John Belushi cinematographe.it

Come anticipato il film rappresentò innanzitutto il trampolino di lancio per la breve, quanto ricca, carriera di John Belushi. Vista anche l’enorme libertà lasciatagli da Landis, l’interprete ha avuto la possibilità di dare libero sfogo alla propria stravaganza e alla propria calamitica energia, lasciando che a prendere il sopravvento fosse la parte più immatura e artisticamente sfrenata di sé. Diede un fortissimo esempio delle proprie doti da improvvisatore, con la celebre scena girata in mensa, in cui il suo personaggio, John “Bluto” Blutarsky, si carica di una dose inverosimilmente sovrabbondante di cibo. In quel caso fu lo stesso regista che, una volta vistolo all’opera, lo fece seguire da un operato

2. Un cast ricco, ma meno del previsto

Animal House; cinematographe.it

Nonostante il cast sia da annoverare tra quelli più talentuosi visti in pellicola in quegli anni, sono molto i grandi nomi che dopo essere stati accostati al film, furono sostituiti; degli iniziali Chevy Chase (Otter), Bill Murray (Boon), Brian Doyle-Murray (Hoover), Dan Aykroyd (D-Day) e Belushi previsti come protagonisti dell’opera, rimase solamente l’ultimo. A quanto ammesso da Landis stesso, Chase non gli fece affatto una buona impressione per la superbia dimostrata, eppure i due finirono poi per lavorare assieme nei due film Spie come noi e I tre amigos. Il lungometraggio inoltre, non aiutò solamente il percorso di John Belushi ma decretò anche il debutto sul grande schermo di Kevin Bacon che, a 6 anni dalla ribalta arrivata con Footloose, era talmente sconosciuto che non gli fu permesso di sedersi assieme al resto della troupe in occasione della première del film.

3. Da Il laureato ad Animal House

Animal House tra le commedie cult più originali di sempre

L’edificio che viene utilizzato per rappresentare l’università di Faber, all’interno della quale prende forma la rivalità tra gli Omega e i Delta, è l’università dell’Oregon a Eugene, quella stessa università che inizialmente avrebbe dovuto ospitare, circa 10 anni prima, il film diretto da Mike Nichols, Il laureato. Ai tempi della prima richiesta il rettore, non consapevole di quanto clamore avrebbe potuto suscitare il film, rifiutò di concedere il proprio campus come location, ma essendosene poi pentito amaramente, non esitò un attimo ad accettare l’offerta propostagli dalla produzione di Animal House.

4. Budget e incassi

Animal House Donald Sutherland cinematographe.it

Un altro che sicuramente si pentì fortemente della propria scelta fu Donald Sutherland, interprete nel film dell’inimicato professor Dave Jennings. Data la titubanza della Universal rispetto alla buona riuscita del progetto, infatti, fu fissato un budget pari a 3 milioni di dollari, dei quali la maggior parte sarebbero serviti per coprire la promozione del film e il cachet di Sutherland, il quale richiedeva 50.000 dollari. La produzione, in ristrettezze economiche, propose all’attore un diverso accordo per il quale gli avrebbero assicurato 30.000 dollari di entrata e il 2% sugli incassi del film, ma egli rifiutò volendo chiudere a 35.000 dollari per un solo giorno di ripresa. Visto l’esorbitante incasso della pellicola di 141,6 milioni di dollari, si stima che l’interprete abbia perso più di 5 milioni di possibili entrate.

5. Il Toga party di Animal House

Il famigerato Toga Party organizzato dalla confraternita dei Delta e sospinto dall’indimenticabile inno “Toga! Toga! Toga!” è divenuto culto, ha fatto tendenza. Si attribuisce infatti a Landis e agli sceneggiatori del film Harold Ramis, Douglas Kenney e Chris Miller il merito di aver lanciato questa particolare tipologia di festa in costume; una nuova pratica festaiola che diviene popolare negli anni subito successivi all’uscita del film e inizia a diffondersi all’interno delle università. La Universal arrivò persino alla decisione di stanziare quasi 5 milioni di dollari per promuove dei Toga Party in onore del film.

6. Ispirazione per il futuro

The Blues Brothers curiosità Cinematographe.it

Sembra che John Belushi, tra una ripresa e l’altra, frequentasse alcuni locali notturni della zona e che all’interno di uno di questi rimase ammaliato dalle movenze e dall’estetica di un musicista, Curtis Salgado, che fu di grande ispirazione per l’ideazione, la costruzione e la definizione dei due protagonisti di The Blues Brothers i quali, sempre sotto la guida di Landis, conquistarono ordate di pubblico negli anni successivi. Come i due fratelli Jake e Elwood, anche Salgado portava gli occhiali da sole per tutta la notte e amava suonare il Blues nei locali, un reale e concreto anticipatore di un mito.

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