Massimiliano Russo: intervista al regista di Transfert

La nostra intervista al talentuoso cineasta siciliano Massimiliano Russo, in grado di raccontare un mondo tanto affascinante quanto "spaventoso" fatto di parole, pensieri e sedute psicoterapiche.

Dal 12 aprile è uscito in sala Transfert, l’opera prima di Massimiliano Russo. Il giovane regista catanese firma una pellicola intensa, piena, che segue il flusso della mente umana, che va alla ricerca della verità sprofondando nei più profondi abissi. Nell’occasione dell’uscita del film noi di Cinematographe abbiamo avuto la possibilità di intervistare il talentuoso cineasta in grado di raccontare un mondo tanto affascinante quanto “spaventoso” fatto di parole, pensieri e sedute psicoterapiche.

Quando hai deciso che il cinema sarebbe stato il tuo lavoro?

“È stato tutto molto naturale, molto istintivo, come se fosse ovvio che dovesse andare in questa maniera.”

Quali sono stati e quali sono i tuoi punti di riferimento cinematografici?

“Ce ne sono davvero tanti, probabilmente i più significativi son registi come Stanley Kubrick, Christopher Nolan e Milos Forman. Spesso trovo anche delle affinità con David Fincher, che oggi rispetto molto, ma che in gioventù negli anni della formazione, non avevo mai assunto come modello.”

massimiliano russo cinematographeQuale è stata la genesi creativa di Transfert?

“Ho diversi amici che sono psicoterapeuti di professione, li infastidivo spesso con domande sulla loro professione, la psicoterapia mi ha sempre affascinato molto, l’idea del film è nata da una chiacchierata con uno di loro, da un gioco di provocazioni che ha portato ad una sfida intellettuale.”

Transfert è un’opera prima colta, cerebrale e complessa che segue il flusso della mente umana, che va alla ricerca delle verità, è un castello dei destini incrociati che intesse e scioglie trame; come mai hai deciso che proprio questo doveva essere il tuo primo lungometraggio?

“Avevo diverse sceneggiature nel cassetto, la scelta è ricaduta su Transfert per diversi motivi; avevo conosciuto un gruppo di attori perfetti per le parti del film, era realizzabile con un budget inferiore rispetto alle altre, ed era un periodo della mia vita in cui il mio interesse per la psicoterapia era vivo come non mai.”

Quali sono state le difficoltà che hai incontrato lungo il percorso per realizzare Transfert?

“La lista sarebbe tanto lunga, ma meglio dimenticarla ed essere positivi.”

massimiliano russo cinematographeQuanto ha contato il fatto che sei un giovane cineasta?

“Posso dirti che finita l’università ho deciso che avrei girato il mio primo film prima dei 30 anni ad ogni costo, probabilmente più avanti si va con l’età e più è difficile riuscire a lavorare con determinati budget, compiere determinati sacrifici per “entrare”, capire il “sistema”, il mestiere del cinema, rischiare tutto. Per me era molto importante fare questo film da “giovane”, ma è una questione molto soggettiva.”

Il tuo film è un’opera che si sviluppa come una lunga seduta psicoterapica in cui proprio la psicoterapia diventa alfabeto intorno al quale si costruisce il film stesso. Transfert ha una grammatica particolare in cui le parole, il silenzio si combinano e si legano in un canto lento ma estremamente coinvolgente; più ci si addentra nella mente dei personaggi più ci si immerge in un labirinto da cui è difficile uscire. Per arrivare a questo risultato quale è stato e come è stato fatto il lavoro sulla sceneggiatura (sapendo poi che tu sei anche scrittore)?

“Di norma si parte da un soggetto, si passa poi ad una scaletta e un trattamento e si arriva infine alla sceneggiatura. È il metodo più diffuso fra gli sceneggiatori, più insegnato nelle scuole di cinema. Io non lavoro così però. Tutto parte da un intuizione, quando arriva, arriva concettualmente completa, arriva una storia, un trama completa. Segue una lunga fase di ricerca (nel caso di Transfert lo studio della materia terapeutica), prendo qualche annotazione e passo subito a scrivere la sceneggiatura, a giocare con la trame, gli incastri i personaggi. Il soggetto se serve, lo scrivo alla fine.”

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

“Ci sono già tante sceneggiature pronte, finita la distribuzione in sala di Transfert annunceremo la pre-produzione di un nuovo film, progetto molto particolare, che speriamo vi possa nuovamente sorprendere.”