La Favorita: la storia vera che ha ispirato il film

Nell'Inghilterra di inizio '700 le cugine Abigail e Sarah si contendono il titolo di favorita della fragile regina Anna. Un triangolo carico di tensione, crudeltà ed erotismo. Una storia vera poco conosciuta che merita di essere raccontata.

Usciti in Italia a distanza di una settimana l’uno dall’altro, Maria regina di Scozia e La Favorita non sono accomunati solo dal fatto di essere entrambi film in costume, tratti da storie vere e ambientati in età elisabettiana (o comunque tra la metà del ‘500 e l’inizio del ‘700). Tutte e due le pellicole, infatti, accendono i riflettori su due esponenti femminili della famiglia Stuart: da un lato Maria I, regina di Scozia, imprigionata per quasi 20 anni da Elisabetta I; dall’altro Anna, regina di Gran Bretagna, ultima sovrana del casato.

Se l’amara e tormentata vicenda di Maria Stuarda è piuttosto conosciuta e viene ripresa periodicamente dall’opinione pubblica e dai media, lo stesso non si può dire per Anna, figlia di Giacomo II e alla morte priva di eredi diretti a causa di svariate malattie che negli anni di reggenza ne hanno minato la salute fisica e mentale. Un personaggio volubile, vulnerabile e a suo modo ambiguo, tratteggiato dal regista Yorgos Lanthimos – e dalla protagonista Olivia Colman, giustamente candidata all’Oscar per questo ruolo – in modo fedele e stimolante, soprattutto per quanto riguarda l’intimo rapporto con Lady Sarah Churchill e Lady Abigail Masham.

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La Favorita: la guerra è dentro di noi

La Favorita Cinematographe.itNel film conosciamo Anna già adulta, nel pieno dell’esercizio del suo potere sulla Gran Bretagna e sulla Scozia. Tuttavia, inizialmente, il suo destino avrebbe dovuto essere tutt’altro: non era stata infatti designata per ereditare il trono e, in conseguenza di ciò, non aveva ricevuto una grande educazione. La fuga del padre in Francia (a seguito della Gloriosa Rivoluzione) e la nomina congiunta di sua sorella Maria e del cognato Guglielmo III cambiarono il corso della Storia: dopo di loro il trono sarebbe toccato ad Anna. E così accadde, il 23 aprile 1702, in piena Guerra di successione spagnola, guarda caso conosciuta dai posteri anche come Guerra della regina Anna: un conflitto combattuto fra Inghilterra e Francia per il controllo del Nord America, che impegnerà sua maestà fino alla fine del suo regno.

La battaglia investiva Anna anche in altri fronti: la regina fin da bambina soffriva di porfiria e gotta, era fortemente miope e aveva le difese immunitarie devastate dal vaiolo. Il dolore più grande però era causato dalla sindrome di Hughes, che non le permetteva di portare a termine le gravidanze. Tra il 1684 e il 1700 la sovrana era rimasta incinta 18 volte: 13 volte abortì, 4 volte diede alla luce bambini che non superarono i due anni d’età. Solo Gugliemo (duca di Gloucester) sopravvisse, ma fino agli undici anni. La più che giustificata fragilità di Anna non le permetteva di amministrare il Paese con lucidità, e proprio per questo decise di avere al proprio fianco due amiche e “consigliere”, che pilotarono le sue decisioni: Sarah Churchill, moglie del duca di Marlborough, e la di lei cugina Abigail.

La Favorita: sensualità a corte

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Non sappiamo con esattezza l’entità del rapporto che univa Anna e Lady Sarah, ma conosciamo la sua inclinazione alla devozione femminile e la sua profonda solitudine (magistralmente sottolineata da Lanthimos grazie all’uso del grandangolo). Nell’enorme stanza da letto della regina c’erano il suo letto di dolore, 18 conigli che più che animali domestici rappresentavano in realtà i suoi sfortunati figli e, spesso, l’amata Sarah. Una donna intelligente e manipolatrice, capace di addomesticare il non facile carattere della reggente coltivando con lei una sempre maggiore intimità. In virtù di questo rapporto privilegiato, il marito di Sarah, il duca John, guidò il governo e fece spesso pendere l’ago della bilancia a favore dei Whigs (portavoci delle classi elitarie).

La duchessa Sarah, maestra di sotterfugi e intrighi di palazzo, mai avrebbe pensato di poter essere destituita e allontanata. Ma le due donne spesso erano in totale disaccordo su tutto, si trattasse di politica o legalità o religione. La favorita perse progressivamente di importanza agli occhi della regina, sia per un’incompatibilità caratteriale spesso ben dissimulata che per il decisivo ingresso in scena di sua cugina Abigail, che negli anni guadagnò terreno fino a diventare Lady of the Bedchamber (cameriera ufficiale e dama di compagnia) e Keeper of the Privy Purse (responsabile delle finanze reali).

La Favorita: il triangolo no, non l’avevo considerato

La Favorita Cinematographe.itPer una manciata di anni, indicativamente dal 1704 al 1711, sia Sarah che Abigail (interpretate rispettivamente da Rachel Weisz ed Emma Stone, ed entrambe candidate all’Oscar) furono le preferite della regina Anna. Il regista Yorgos Lanthimos immagina dunque un duello, una singolar tenzone fra le due, per ammansire la sovrana e restare nelle sue grazie. Un triangolo reale, che non è dato sapere quanto sia stato sessuale e quanto semplicemente amichevole. Di sicuro, però, nel momento in cui la duchessa Sarah venne definitivamente allontanata da palazzo (nel 1711), la sua gelosia per la confidenza creatasi tra le due la portò a diffondere svariate maldicenze sulla loro impura condotta di vita.

La storia delle tre donne – nonostante il film si fermi prima – merita di essere raccontata fino in fondo: Anna morì nel 1714, a 43 anni, a causa di un ulteriore peggioramento delle sue condizioni di salute, e lasciando sul trono il lontano cugino Giorgio I; Lady Sarah, dopo la definitiva rottura, venne allontanata ma ritornò in auge quando salirono al trono gli Hannover, vivendo fino – particolarità straordinaria per l’epoca – all’età di 84 anni. E Abigail? La baronessa Masham restò al fianco della regina fino alla di lei morte, riuscendo anche a far assegnare un comando importante a suo fratello John, colonnello. Dopo il 1714, semplicemente, si ritirò a vita privata assieme al marito Samuel, e morì nel 1734, a 64 anni, senza aver concepito alcun erede.