Spotlight – McCarthy: ‘è stata davvero dura’

Si è tenuta oggi 3 settembre, nella stessa giornata della proiezione di Spotlight, la conferenza stampa alla quale hanno partecipato il regista Tom McCarthy e gli attori Stanley Tucci e Mark Ruffalo. Il film in questione, che abbiamo avuto modo di visionare e recensire per voi stamane, tratta un tema alquanto delicato dal punto di vista morale, specie in un Paese coem il nostro, così legato alla fede cattolica e alla figura della Chiesa.

La pellicola narra infatti le vicende venute a galla dopo l’indagine del quotidiano The Boston Globe sull’arcivescovo Bernard Francis Law, accusato di aver coperto alcuni casi di pedofilia avvenuti in diverse parrocchie. Leggerlo sui giornali è stato, a suo tempo, una rivelazione, una vergogna e al contempo una vittoria. Adesso McCarty torna a mettere il dito nella piega in una vicenda tutt’altro che risolta. Chissà quanti di voi rimarranno indignati dinanzi alla visione del film; il mondo della stampa è rimasto sconvolto e le domande emerse in conferenza stama, che vi proponiamo di seguito, ne sono la prova.

Spotlight – una criticia cinica verso le chiesa cattolica

La maestosità degli interpreti ha fatto di Mark Ruffalo e Stanley Tucci bersaglio di curiosità.
“Per me è stato un grande onore lavorare a fianco di Stanley.” – ha detto Mark Ruffalo – “Il mio personaggio (giornalista facente parte di un affiatato team che si occupa dell’inchiesta) ha molte responsabilità. […] Ho preferito non parlare con la gente vittima di violenze da parte di quei preti, non perché non mi andasse, smeplicemnete perché mi è stato consigliato di mantenere il distacco. Il mio ruolo all’interno della pellicola è rilevante e il rischio sarebbe sttao quello di un coinvolgimento emotivo, ma d’altro canto ho potuto contare su una miriade di riprese e altro materiale, quello mi è bastato a rendermi conto della situazione”.

Ma come mai Tom McCarty ha scelto di trattare questo tema così delicato?
“Mi è stato chiesto” – ha risposto il regista in punta di piedi – “La cosa più sconvolgente, quella che ha davvero stravolto l’intero cast, è stata notare come questi uomini che si reputano moralmente giusti, siano stati in grado di tradire i fedeli non solo fisicamente ma anche e soprattutto spiritualmente, dato che molti di loro erano ferventi credenti e nel momento in cui si sono trovati coinvolti in tale vicenda non hanno avuto modo di condividere il loro dolore con nessuno, non sono riusciti a trovare conforto. La pedofilia è un crimine diabolico contro gli innocenti e tutti noi abbiamo l’obbligo di proteggere la gente da questo tipo di violenza”.

Pareri in parte contrastanti per ciò che concerne l’attuale posizione della Chiesa. Stanley, ad esempio, è stato più diplomatico, dicendo “Papa Francesco sta portando la Chiesa ad una nuova posizione, il suo lavoro è straordinario”, ha affondato la spada nella carne invece McCarty che ha detto: “Pur essendo cresciuto in una famiglia cattolica sono davvero contrariato dalla Chiesa cristiana. Mi piacerebbe tanto se il papa, i vescovi e anche i cardinali vedessero questo film che, voglio precisare, non è un film contro la Chiesa, poiché le cose che ho raccontato sono vere e documentate.

Riguardo al giornalismo d’inchiesta, nucleo centrale della pellicola, sempre il regista ha commentato: “Al giorno d’oggi le redazioni sono decimate ovunque. Quello che ha fatto The Boston Globe è stato fatto troppo tardi per servire a rimanere nel giornalismo attuale, che di inchieste sembra non farne più. Beh, io spero che il pubblico capisca quanto sia importante la libertà di stampa.

E pensa che far sposare i preti sia la soluzione alla lotta della pedofilia? “Non voglio collegare le due cose. Non tutta la Chiesa è responsabile, ma nenache fa nulla per evitare certe cose; Papa Francesco si giustifica sempre con parole fin troppo cattoliche, ma il nostro lavoro è quello di raccontare una storia, nient’altro.

E con queste bellissime parole Tom McCarty, Stanley Tucci e Mark Ruffalo si sono congedati, abbracciati dai flash e dagli applausi.