Richard Gere a Roma: “Norman è chi sono io veramente”

Così l'attore dice scherzando mentre presenta il suo ultimo film a Roma. Un resoconto ironico e riflessivo sul mondo attuale firmato da uno degli attori più amati di sempre.

Richard Gere è giunto a Roma oggi per presentare il suo ultimo film, L’incredibile vita di Norman (trailer), diretto da Joseph Cedar e al cinema dal 28 settembre in 150 copie, distribuito da Lucky Red.

Una commedia drammatica in cui Gere interpreta il protagonista Norman Oppenhaimer in maniera eccellente ma, a detta sua, senza molti sforzi, dal momento che “Norman è chi sono io veramente”, dice l’attore di Philadelphia scherzando.
Ma chi è questo Norman? In realtà è difficile spiegarlo in maniera dettagliata, ci basta dire che è uno che cerca di far del bene alla gente per compiacere se stesso, ma che nel farlo crea una serie di disagi all’interno dei quali resta inevitabilmente ingarbugliato. È una persona che si ritrova a camminare sul limite che intercorre tra amicizia e opportunismo.

A tal proposito a Richard Gere è stato chiesto in che modo vede il su personaggio e qual è il limite tra l’amicizia e l’altruismo?

“Amo questo film e ogni volta le persone mi chiedono: ‘perché Normam è così fastidioso? Perché non se ne va?’ e questa è una cosa che sembra essere comune in ogni cultura.

Io credo che il mondo oggi sia basato esclusivamente sulle trattative, sui compromessi. Tutti pensano a cosa devono fare per ottenere qualcosa. Questo non c’era secoli fa, nella città e nei villaggi la vita era differente, tutti erano sulla stessa linea d’onda e cercavano di aiutarsi.

Oggi invece non è più così; Ad esempio il presidente degli USA vive di compromessi e in un certo senso è positivo, è come se ci guardassimo alla specchio, magari dovremmo apprendere qualcosa da questo, capire che possiamo cambiare.
La particolarità di questo film è che lui davvero vorrebbe rendere felici le persone, anche perché questo gli consente di essere seduto nel loro stesso tavolo.”

Parlando del suo lavoro sul set de L’incredibile vita di Norman e della costruzione del supersonaggio Richard Gere ha detto:

“Alla fine decido io, ma do a tutti l’opportunità di dare suggerimenti. Li faccio giocare per un giorno e poi decido io. Il regista voleva cambiare il mio volto per evitare che fossi simile ad altri miei personaggi. In effetti Norman è un tipico personaggio newyorkese, ebreo. Rappresenta questo tipo di persona e io ne ho visti tanti di tipi come lui, perché a 20 anni abitavo a New York, quindi ho semplicemente fatto emergere il mio ricordo e tolto gli ostacoli”.

Insomma, Richard Gere è uno che ama prendere decisioni, ma anche improvvisare!

Infatti durante la conferenza stampa l’attore non ha fatto a meno di raccontare un aneddoto molto interessante, intercalato nella scena in cui Norman incontra per la prima volta il futuro presidente di Israele Micha Eshel, interpretato da Lior Ashkenazi. L’attore puntualizza che di fatto il loro legame è descritto solo in una scena e mezza e in particolare si sofferma sul loro primo incontro, avvenuto davanti alla vetrina di un negozio d’abbigliamento: la famosa scena della scarpa.

“[Quando ci siamo incontrati io, Lior e il regista per girare la scena della scarpa] La scarpa è un simbolo importante e ho iniziato a improvvisare. Ho pensato che occorreva che io gli infilassi la scarpa al piede come Cenerentola, che mi inginocchiassi, in quel momento lui avrebbe accettato gli accordi, da qui parte l’amicizia che viene raccontata anche nelle scene successive; vediamo l’incertezza di Norman quando è il fila e non sa se Eshel lo riconoscerà; amicizia che però poi sarà troncata come si vede nella scena in cui getta il cellulare in acqua. C’è qualcosa di mitico in questo: l’amicizia che deve cedere al compromesso della pace in Medio Oriente e garantire la continuità del potere [da parte di Eshel].”

Sul peculiare carattere del protagonista l’attore si è espresso come segue:

“Credo che tutti noi conosciamo un Norman. C’è in ogni ambiente, nel giornalismo, nella politica… ci sono sempre quelli fighi che contano e quelli che stanno ai margini e cercano di trovare una porta che non sia chiusa a chiave. L’unica cosa che contraddistingue Norman è che è un uomo buono, anche se è finto, non sappiamo nulla di lui: dove vive, chi è la moglie…

Interpretando diversi personaggi (penso al film La frode) ti rendi conto che tutte le persone hanno gli stessi impulsi. Non sono i soldi in quanto ricchezza che contano ma i soldi come misura per tenere il conteggio di chi vince.

Qualche speranza sul premio Oscar?

“Mi servirebbe per facilitarmi la realizzazione di film indipendenti.”

Continuando poi a parlare della sua carriera Gere dichiara:

“Ho la sensazione di fare gli stessi film che ho fatto all’inizio della mia carriera. Di fatto ho sempre fatto pellicole delle stesse dimensioni, un po’ drammatiche, che però venivano realizzate dagli studios. Il problema è che adesso gli studios non le producono più e quindi occorre fare film indipendenti. L’altro problema del cinema è che occorre ridurre il budget e quindi anche il tempo delle riprese. Norman ad esempio l’abbiamo girato in 30 giorni.”

Nel film di Joseph Cedar si allude alla ruota che gira: a volte stai in alto e l’attimo dopo ti ritrovi in basso. Richard Gere spiega in maniera impeccabile questo concetto:

“Una delle cose più importanti da capire è che quando hai i soldi e ti puoi permettere di bere vino di buona qualità diventa difficile poi abituarsi ad avere meno soldi e a bere vino di bassa qualità. Questo altalenasti vale per tutti in tutti i momenti e anche nella stressa giornata, c’è questo continuo girare che vale per tutte le cose, ogni respiro è un giro di ruota. La stasi in un certo senso è fonte di grande sofferenza, quando vediamo solo l’apparenza, mentre quando riusciamo a girare troviamo momenti di vera felicità.”