Martin Scorsese a Bologna: lo streaming e la cinefilia perduta

Cinefilo tour court, Scorsese è il protagonista indiscusso del Cinema Ritrovato 2018: l'abbiamo incontrato, tra dichiarazioni d'amore a Kazan e Rossellini.

Il cinema, totalmente, teneramente e tragicamente.

Al pari di un testo narrativo o poetico, anche l’immagine può essere letta. Quello che ci viene somministrato al cinema è “solo” il risultato del lavoro minuzioso, denso e particolareggiato che gli operatori, dal regista al costumista passando per il d.o.p, svolgono su di essa, sulla possibilità di assimilare il proprio universo di significati a quello altrui: e poiché il sapere che uno scrittore o cineasta custodiscono si basa in gran parte su ipotesi e congetture elaborate dall’immaginazione, dalla capacità di coordinare fatti lontani e collimare pezzi frammentari di una realtà caduca, facendola permanere, un lavoro del genere rappresenta sempre una scommessa.

Ed è proprio questo che ha spinto (e continua a farlo) Martin Scorsese, protagonista di una lezione di cinema tenutasi all’inizio di questa trentaduesima edizione del Cinema Ritrovato, insieme a Matteo Garrone, Valeria Golino, Alice Rohrwacher e Jonas Carpignano, ad avvicinarsi al cinema e poi a crearlo e rinnovarlo, adattando ogni storia alla composita follia di quell’eredità culturale e d’ispirazioni che l’hanno reso la figura del cineasta cinefilo e appassionato per eccellenza. Con la preponderanza del digitale, delle neonate piattaforme di streaming – cosa buona e giusta nella misura in cui si sottolinei la differenza tra questo modo di avvicinarsi al cinema e l’esperienza della sala – in cui la quantità di film e serie tv è innumerevole, la cinefilia sta lentamente dissolvendosi; Steven Spielberg e Scorsese l’avevano capito già nel 1990, quando fondarono la Film Foundation, un’organizzazione no-profit interamente votata a promuovere la riscoperta e la diffusione di una cinematografia mondiale tanto ricca quanto sommersa, permettendo alle nuove generazioni di accostarsi a linguaggi e culture meno esposte. Cosa c’è di più cinefilo e appassionato? Nulla.

Martin Scorsese: un cinefilo che fa cinema e parla di cinema a Bologna

La passione per i film del passato e la curiosità come motore di conoscenza nei confronti di cent’anni di cinema imprescindibili esistono; hanno formato e continueranno a formare generazioni di giovani narratori e aspiranti cineasti, specialmente grazie a realtà come quella della World Cinema Foundation e la Cineteca di Bologna, la cui missione è quella di riportare in auge un patrimonio cinematografico indispensabile e da salvaguardare.

Per me il restauro di L’Atalante di Jean Vigo equivale a quello della Cappella Sistina: sono entrambi patrimonio universale.

Così Marco Bellocchio, presidente della Cineteca di Bologna, apriva la scorsa edizione del Cinema Ritrovato, alludendo al bisogno di equiparare il cinema alla storia dell’arte, alla filosofia o letteratura o, ancora di più, alla necessità di insegnarlo nelle scuole ed è anche ciò di cui si è discusso durante l’intervento di ieri. È stato proprio Garrone a far leva su questo aspetto, per il fatto che il cinema rappresenti un vero e proprio compendio di ogni altra forma d’arte, dotato di un linguaggio tanto immediato quanto ermetico, analitico e denso di implicazioni; quei significati che si celano dietro il modo in cui si gira una sequenza o la composizione di un’inquadratura, dove una determinata posizione della luce, un carrello o piano sequenza sono una questione di vita o di morte.

La conversazione con il regista di Fuori Orario, Taxi Driver e un’altra ventina di film essenziali è stata decisiva anche per un’altra questione, ovvero l’esperienza della sala cinematografica, oggi vissuta come un vuoto divertissement, magari perché non si ha nulla da fare il venerdì sera o ci si vuole distrarre dalla spossatezza lavorativa, o ancora peggio, non vissuta per nulla. I festival cinematografici, ma specialmente il Cinema Ritrovato, promuovono il carattere irrinunciabile dell’andare al cinema e dell’esperienza collettiva e universale che ne consegue (per dirla con le parole di Steven Spielberg):

Stare seduti insieme nel buio, in una comunità di estranei che seguono tutti la stessa storia mentre ridono assieme, e gridano insieme e, forse, piangono insieme: quella magia non avviene così forte nella sicurezza di casa come avviene quando vai al cinema. Quindi spero che quei momenti non si dissolvano mai.