Martin Scorsese a Roma: da Bertolucci a Fellini, il suo amore per il cinema italiano

Il regista Premio Oscar ha presentato a La Casa del Cinema la rassegna di film da lui stesso curata Carta Bianca, e si è raccontato tra aneddoti e risate.

Un bagno di folla per Martin Scorsese: dalla mattina del 30 maggio all’arena all’aperto Teatro Ettore Scola a La Casa del Cinema a Roma a Villa Borghese tantissimi si sono “accampati” per aspettare fino a sera il Maestro del Cinema, protagonista di un incontro moderato dal Presidente della Fondazione Cinema per Roma Gian Luca Farinelli, in cui il premio Oscar ha presentato agli spettatori la rassegna da lui stesso curata Carta bianca, che si svolgerà alla Casa del Cinema fino al prossimo 4 giugno in collaborazione con la Cineteca di Bologna. Il programma ospiterà cinque coppie di film, a un titolo della sua straordinaria filmografia, Scorsese ha abbinato un’opera che ha costituito, per il suo lavoro, una fonte d’ispirazione:  Who’s That Knocking At My Door  e Shadows di John Cassavetes (29 maggio); Mean Streets  e Prima della Rivoluzione di Bernardo Bertolucci (30 maggio); The Color of Money e Il sorpasso di Dino Risi (31 maggio); GoodfellasOcean’s Eleven di Lewis Milestone (1° giugno); Cape Fear  e The Night of the Hunter di Charles Laughton (2 giugno). Le giornate del 3 e del 4 giugno ospiteranno sei repliche dei film in programma. La seconda parte di Carta Bianca a Martin Scorsese si terrà alla Casa del Cinema nel mese di settembre.

Venerdì 2 giugno poi Scorsese sarà ospite della Cineteca di Bologna per un incontro con il pubblico che si terrà presso il Cinema Arlecchino.

Martin Scorsese, cinematographe.it

Il regista, reduce dalla presentazione a Cannes del suo ultimo lavoro Killers of the Flower Moon con protagonisti Leonardo DiCaprio e Robert De Niro, che sarà in sala in Italia dal 19 ottobre, è stato accolto con grande entusiasmo, come una vera e propria rockstar, da un pubblico per la maggior parte giovanissimo e incontenibile, che si è “lanciato” ai suoi piedi sotto il palco fotografandolo e sventolando dvd da far autografare, e che il regista divertito ha invitato a sedersi.

Martin Scorsese: “I registi italiani che mi hanno ispirato”

 La rassegna, come già anticipato, è stata inaugurata con uno dei primi film di Scorsese Mean Streets (1973), il primo di una lunga serie con protagonista Robert De Niro, che ha accoppiato a Prima della rivoluzione di Bertolucci (1964): “Ho visto Prima della Rivoluzione al New York Film Festival, avevo 23 anni e rimasi affascinato, non per una questione politica, ero troppo giovane per capirla. Il film mi ha ispirato e quando Bernardo Bertolucci ha assistito alla proiezione stampa io lo guardavo come si guarda a un grande genio, per me era un’ambizione essere come lui, ma mi ha sopraffatto soprattutto la potenza della bellezza del suo film. E ci ho provato e riprovato, sono stato licenziato da tanti lavori ma il risultato è il film che vedrete stasera, Mean Streets”, ha spiegato Scorsese al pubblico dichiarando che il personaggio di Harvey Keitel è in parte autobiografico e aggiungendo un divertente aneddoto: “I miei genitori erano presenti a una proiezione del film e molti alla fine chiedevano a mia madre che cosa ne pensasse e lei ci ha tenuto a precisare: “A casa nostra non diciamo quelle parolacce! Non so dove le abbia imparate!”.

Martin Scorsese, cinematographe.it
Mean Streets

Martin Scorsese: tra ricordi, risate e rimpianti

Altri maestri italiani hanno influenzato il regista di Taxi Driver: “L’altro film che mi ha ispirato è stato Accattone di Pier Paolo Pasolini”, ha continuato, raccontando poi del suo incontro con Federico Fellini: “L’ho incontrato a Roma l’ultimo giorno della mia permanenza nella Capitale, ho fatto diversi giri, ho visto tanti monumenti e quando sono andato da Federico nel suo studio gli ho detto: “Maestro ho tenuto lei e la Cappella Sistina per ultimi”, e una persona che era lì con noi gli ha detto: “Federico, sei diventato un vecchio noioso monumento!”. Lui mi mostrava i suoi disegni e poi gli ho chiesto dove potevamo andare a mangiare e lui mi ha portato in una trattoria, da Mamma Cesarina. Ci siamo poi visti nel corso degli anni, a un certo punto con Universal avevamo finalmente i soldi per un documentario, ma poi Federico è venuto a mancare: voleva fare un film sui mestieri del cinema”.

Martin Scorsese ride insieme al pubblico, si diverte a raccontare ricordi belli ma rammenta anche quelli tristi, come quando ripensa al padre e al suo rapporto con il fratello più giovane sul quale ha riflettuto proprio in Mean Streets: “Mio padre aveva sette fratelli: Joe era il minore e finiva sempre nei guai e in prigione, quando mio padre morì, la stessa notte lui ha avuto un infarto e poi è mancato tre mesi dopo, per farvi capire quanto era forte il loro legame”.

Martin Scorsese, cinematographe.it
Paul Newman in Il colore dei soldi

Tornando al cinema italiano Martin Scorsese ha spiegato il significato di un’altra “coppia” da lui scelta: Il suo Il colore dei soldi (1986) e Il sorpasso (1962) di Dino Risi sul quale ha detto: “Bellissimo, tratta di determinati valori, di come il mentore cerchi di corrompere l’uomo più giovane, qualcosa che troviamo anche ne Il colore dei soldi, ma Il sorpasso è più “vivo”. E poi ci sono le straordinarie performance di Vittorio Gassmann e Trintignant ma anche la messa in discussione dei valori dopo la Seconda Guerra Mondiale, temi attuali, tra realismo e vita spirituale”.

Leggi anche: Martin Scorsese incontra il Papa e annuncia un film su Gesù