Luca Canale Brucculeri sul suo nuovo film horror: ci sarà la mia storia e il mio piccolo mondo pop [Intervista]

Luca Canale Brucculeri ci parla del suo nuovo film, un horror in cui troveremo la sua storia e le sue fantasie pop, ma non solo!

Luca Canale Brucculeri torna alla carica con un nuovo film che ha tutto il sapore delle cose che ama: la sua passione per il cinema horror, quella cultura pop a cui è legato fin dall’adolescenza e la casualità che spesso fa rima con creatività. Già, perché ogni progetto ha una storia tutta sua, è una congiunzione astrale di elementi differenti che, se incastrati a dovere, possono rivelarsi essere dei veri e propri capolavori. E non sappiamo bene che tipo di pellicola vedremo stavolta ma, se il buongiorno si vede dal mattino, possiamo certamente asserire che Canale ha tutte le carte in regola per regalarci un bel film, di quelli studiati a tavolino in cui si intrufolano suggestioni e citazioni.

Lo abbiamo interrogato a lungo sul suo nuovo progetto, ma non solo, scoprendo che la genesi di questa nuova pellicola si pone a metà tra un ritorno programmato e un incontro casuale. Tutto sembra infatti essere partito da una domanda posta questa estate a Luca Canale Brucculeri dal collega Claudio Lattanzi (regista di Zombie 5 ed Everybloody’s End) il quale gli ha chiesto, semplicemente: “Ma allora quando torni a fare un horror?” – il regista ha continuato svelandoci il resto del loro incontro – “Abbiamo parlato a lungo e in un certo senso è stata una figura da mentore in questo preciso momento di crescita in cui sto lavorando molto sul mio modo di fare cinema. Allo stesso tempo Alessandro Mattiolo, il produttore e DOP del nuovo film, mi ha contattato per creare un progetto insieme. Le cose si sono unite, ed eccoci qui. Non era qualcosa di programmato, ma di sicuro è qualcosa di cui forse avevo bisogno, ma lo dirà il tempo. Posso dire che sto scaldando i motori prima di iniziare a lavorare al remake di Torino Violenta previsto per il prossimo anno”.

Ma cosa dobbiamo aspettarci esattamente dal nuovo film di Luca Canale Brucculeri? Tutto è abbastanza criptico, per il momento, persino il titolo, che l’autore non ci ha voluto svelare per nessuna ragione al mondo, spiegandoci che “esiste ma è parte integrante della trama, quindi voglio aspettare l’inizio ufficiale delle riprese previste per il mese di giugno prima di rivelarlo. Lo so, è un discorso particolare, ma quando verrà rivelato insieme alla sinossi ufficiale, capirete il motivo di tanto riserbo: rispetto ai miei precedenti lavori avrà meno contaminazioni cinematografiche e sarà il mio progetto più personale fatto fino ad ora. Ci sarà molto della cultura pop con cui sono cresciuto”.

Il “piccolo mondo” di Luca Canale Brucculeri: la sua storia nel suo nuovo film

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Luca Canale Brucculeri (al centro) e il cast di Onirica

Un film scevro di contaminazioni cinematografiche, dunque, ma carico di riferimenti alla vita di Brucculeri. Indagando su quest’ultimi ci inoltriamo nei ricordi del regista, che adagio ci prende per mano per raccontarci di quella “stanza minuscola” che aveva in casa da bambino, uno spazio che era il suo “piccolo mondo”, dotato di ogni comfort: “C’era una piccolissima TV a tubo catodico, di quelle che si mettono sui camper, in cui erano collegati un videoregistratore e il Sega Mega Drive. Sono cresciuto a videoteche e VHS, a cartucce per consolle che, seduto su una piccola poltroncina, divoravo. E divoravo di tutto: dall’animazione giapponese ai videogiochi a scorrimento laterale”.
E tornando dal passato verso il futuro del suo prossimo film rivela: “Credo che le contaminazioni principali potrebbero essere queste. Uno degli elementi fondamentali della mia adolescenza e su cui si sono basate le mie prime domande di stampo filosofico (ero un bambino, potete capire) è stata la visione di Kyashan – Il ragazzo androide di Tatsuo Yoshida del 1973. Il motivo per cui siamo qui, la vita, la morte, l’intelligenza artificiale. Tutto questo mi ha colpito. Ma non voglio rivelare di più perché la componente visiva sarà fondamentale, diciamo che sarà un tuffo in quella stanza, ma con gli occhi di un adulto”.

E quella stanza non potrà essere ricreata nella sua cara città natale, Torino, a cui finora ha legato la maggior parte delle sue opere, bensì all’interno dei teatri di posa. La scelta è dettata dal fatto che si tratta di un’ambientazione totalmente fantastica, presente in natura solo nella fantasia dell’autore, “un mondo che non esiste se non nei miei ricordi di bambino. Ho iniziato a sviluppare i primi bozzetti preliminari sulla prima versione della sceneggiatura con l’artista russa Veronika Gordienko per poi farli sviluppare e revisionare dal reparto scenografia capitanato da Eleonora Diana, che attualmente sta lavorando alla versione definitiva e sta iniziando a costruire i set. La scenografia sarà parte integrante del processo creativo e sarà un personaggio, in un certo senso. In questo mondo, Torino non esiste così come la conosciamo. Con Eleonora ci siamo intesi subito: guardare nella stessa direzione è raro, sta facendo un lavoro grandioso e vederlo realizzato per me è un sogno che si avvera. Allo stesso tempo anche la costumista Francesca Cibischino ha iniziato a lavorare a stretto contatto con noi rendendo tutto unico e coerente“.

Luca Canale Brucculeri: “la sala è un tempio, noi siamo in preghiera

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©Credits Rochira

A proposito del cast artistico e tecnico Brucculeri ci ha rivelato che “la produzione è affidata a LMC Vision di Alessandro Mattiolo (che si occuperà anche della fotografia, come detto prima) e Vito Custodero che sarà invece l’operatore. Gireremo in ARRI e stiamo lavorando molto sullo stile visivo che avrà il film. È sicuramente una scommessa, ma siamo un po’ tutti folli. Cristina Trio come responsabile di produzione ci tiene tutti con i piedi per terra, ma abbiamo tutti la stessa visione. Per il cast artistico è stata da poco confermata l’attrice Giorgia Faraoni: è una bomba ad orologeria! Si è buttata a capofitto nel progetto e lo ha amato subito riempiendomi di domande. È una perfezionista e si vede già dalle prime fasi, non vedo l’ora di innescarla sul set e farvi vedere il suo aspetto finale! Ci saranno anche altre sorprese, ma proprio per questo non voglio dire altro”.

Uscendo dal terreno minato del suo nuovo progetto, ci siamo presi la libertà di chiacchierare con Luca anche sul suo percorso artistico e sulla sua passione per i film horror, che è tutta “colpa” di registi come Dario Argento, a cui ha dedicato l’acclamato Onirica. Tra i suoi punti di riferimento nel panorama dei classici di genere si annoverano però anche “Bava, Fulci, Deodato, D’amato” e “Lynch di sicuro (anche se non propriamente horror) nel panorama internazionale, insieme a Tsukamoto, Craven, Carpenter e Raimi. Fanno parte del mio bagaglio culturale e di come vedo il mondo ora” – ci ha detto – “[…] tra i nuovi nomi non saprei a chi avvicinarmi, forse perché sono antiquato e ho una visione ferma agli anni ’80/’90 che vedo molto di più nelle mie corde rispetto ai nuovi registi di talento. Ma se dovessi sceglierne uno su tutti, direi Eggers”.

E se invece potessi isolare il momento in cui hai deciso che avresti fatto questo mestiere, che film verrebbe fuori?
“Sicuramente un film onirico. Sai alle volte facendo questo mestiere ti butti giù di morale: le telefonate non arrivano, i progetti rallentano, vengono rimandati. Poi ti rendi conto che se il TE di adesso potesse parlare al TE del passato gli direbbe cose grandiose. Un percorso che forse 10 anni fa avrei solo immaginato nei miei sogni. Ecco perché sarebbe un film onirico“.

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Ci accingiamo a terminare questo viaggio verbale esplorando la magia che si nasconde dietro alla possibilità di “fare cinema”, che per Luca Canale Brucculeri coincide con la fortuna e la capacità di “Raccontare storie, fiabe. Lavorare di fantasia e poter portare il pubblico nel tuo mondo. Poi quel mondo può piacere e non piacere, ma credo che la condivisione sia parte integrante del processo creativo del regista. Ed è per questo che è sacra, per me” e con una riflessione sul futuro della sala cinematografica, che l’autore di Onirica paragona a un tempio e, aggiunge “noi siamo in preghiera. Il cinema cambierà, è inevitabile”.
Le ultime battute della nostra conversazione hanno quel retrogusto di nostalgia che abbiamo masticato fin dalla prima parole e che, è bene ribadirlo, un po’ attraverseranno anche il suo nuovo film. In attesa di sapere tutto ciò che non ha potuto e voluto svelarci, vi culliamo con questo pensiero: “A volte passo davanti al luogo in cui una volta c’era una sala cinematografica dove ho passato parte della mia adolescenza: dai più bei film a quelli più brutti, li ho visti lì. Perché ci piaceva, perché i nostri pomeriggi li passavamo così. Ed è per questo che divento malinconico quando penso che le sale avranno una funzione diversa, perché le nuove generazioni potrebbero non avere un porto sicuro in cui ridere, piangere ed emozionarsi tutti insieme. E il cinema è condivisione. Lo è sempre stato e per me lo sarà sempre”.