Will Hunting – Genio ribelle: le frasi più significative del film con Robin Williams

Le frasi e le citazioni migliori di Will Hunting - Genio Ribelle, un film con dialoghi serrati e carichi di emotività

Will Hunting – Genio ribelle (uscito negli USA con il titolo di Good Will Hunting) è un film drammatico del 1997 diretto da Gus Van Sant, regista anche di Belli e dannati, Promised Land e del remake di Psycho, tra gli altri film. La pellicola è interpretata da Matt Damon, Robin Williams, Ben Affleck, Stellan Skarsgård e Minnie Driver ed è dedicata alla memoria del poeta Allen Ginsberg e dello scrittore William S. Burroughs.

Will Hunting è un film dai dialoghi emozionanti, che mettono i brividi e che spingono a riflettere. La sceneggiatura originale, che ha vinto l’Oscar nel 1998 consegnato a Ben Affleck e a Matt Damon, è arricchita dall’interpretazione genuina del giovanissimo Damon e dalla versatilità con la quale Robin Williams affronta scene sia drammatiche che comiche.

Le frasi più emozionanti di Will Hunting – Genio ribelle

Sean: Pensavo a quello che mi hai detto l’altro giorno, riguardo il mio dipinto.
Will: Ah.
Sean: Sono stato sveglio tutta la notte a pensarci. Poi ho capito una cosa, e sono caduto in un sonno profondo, tranquillo, e da allora non ho più pensato a te. Sai che cosa ho capito?
Will: No.
Sean: Sei solo un ragazzo. Tu non hai la minima idea delle cose di cui parli.
Will: Grazie tante.
Sean: Non c’è di che. Non sei mai stato fuori Boston?
Will: Nossignore.
Sean: Se ti chiedessi sull’arte probabilmente mi citeresti tutti i libri di arte mai scritti… Michelangelo. Sai tante cose su di lui: le sue opere, le aspirazioni politiche, lui e il Papa, le sue tendenze sessuali, tutto quanto vero? Ma scommetto che non sai dirmi che odore c’è nella Cappella Sistina. Non sei mai stato lì con la testa rivolta verso quel bellissimo soffitto… Mai visto. Se ti chiedessi sulle donne, probabilmente mi faresti un compendio sulle tue preferenze, potrai perfino aver scopato qualche volta… ma non sai dirmi che cosa si prova a risvegliarsi accanto a una donna e sentirsi veramente felici. Sei uno tosto. E se ti chiedessi sulla guerra probabilmente mi getteresti Shakespeare in faccia eh? “Ancora una volta sulla breccia, cari amici!”… ma non ne hai mai sfiorata una. Non hai mai tenuto in grembo la testa del tuo migliore amico vedendolo esalare l’ultimo respiro mentre con lo sguardo chiede aiuto. Se ti chiedessi sull’amore probabilmente mi diresti un sonetto. Ma guardando una donna non sei mai stato del tutto vulnerabile… non ne conosci una che ti risollevi con gli occhi, sentendo che Dio ha mandato un angelo sulla terra solo per te, per salvarti dagli abissi dell’Inferno. Non sai cosa si prova ad essere il suo angelo, avere tanto amore per lei, vicino a lei per sempre, in ogni circostanza, incluso il cancro. Non sai cosa si prova a dormire su una sedia d’ospedale per due mesi tenendole la mano, perché i dottori vedano nei tuoi occhi che il termine “orario delle visite” non si applica a te. Non sai cos’è la vera perdita, perché questa si verifica solo quando ami una cosa più di quanto ami te stesso: dubito che tu abbia mai osato amare qualcuno a tal punto. Io ti guardo, e non vedo un uomo intelligente, sicuro di sé, vedo un bulletto che si caga sotto dalla paura. Ma sei un genio, Will, chi lo nega questo. Nessuno può comprendere ciò che hai nel profondo. Ma tu hai la pretesa di sapere tutto di me perché hai visto un mio dipinto e hai fatto a pezzi la mia vita del cazzo. Sei orfano giusto? Credi che io riesca a inquadrare quanto sia stata difficile la tua vita, cosa provi, chi sei, perché ho letto Oliver Twist? Basta questo ad incasellarti? Personalmente, me ne strafrego di tutto questo, perché, sai una cosa, non c’è niente che possa imparare da te che non legga in qualche libro del cazzo. A meno che tu non voglia parlare di te. Di chi sei. Allora la cosa mi affascina. Ci sto. Ma tu non vuoi farlo… vero, campione? Sei terrorizzato da quello che diresti. … A te la mossa, capo.

Il dialogo in alto è sicuramente il più famoso del film. Will e lo psicologo, interpretato da Robin Williams, hanno inizialmente un rapporto conflittuale: il primo è troppo sicuro di sé, è convinto di riuscire a scamparla da ogni situazione di pericolo e sente di poter gestire a pieno le proprie relazioni; lo psicologo Sean Maguire, invece, sa bene che Will si stia sbagliando e lo trova immaturo in ogni parte del suo essere. Nella scena del dialogo affrontano la tematica sentimentale e Maguire, ormai vedovo, si mostra con tutta la sua carica emotiva.

Spesso vorrei non averti mai conosciuto, perché potrei dormire la notte. E non dovrei vivere con la consapevolezza che c’è qualcuno come te in giro… e non dovrei vederti gettare tutto al vento. (Lambeau a Will)

Altro personaggio molto particolare è quello del Professore di Matematica, che ha una vera e propria ossessione per Will: desidera a tutti i costi diventi il suo pupillo, ma più che per la felicità di Will lo fa per acquisire maggiore notorietà nel campo scientifico. Sono vari, nel corso del film, i dialoghi nei quali Lambau tenta di convincere Will a proseguire con gli studi, dimostrando tutta la frustrazione dalla quale questo personaggio è avvolto.

Skylar: Senti, se non mi ami dovresti dirmelo.
Will: Non sto dicendo che non ti amo.
Skylar: Allora perché?! Perché non vieni con me [in California]?! Cos’è che ti spaventa tanto?!
Will: Cos’è che mi spaventa tanto?
Skylar: Beh, cos’è che non ti spaventa?! Tu vivi nel tuo mondo tranquillo dove nessuno ti pungola e hai una paura fregata di fare qualcosa di diverso perché potresti dover cambiare…
Will: Oh, no, non venirmi a parlare del mio mondo! Non venirmi a parlare del mio mondo! Tu vuoi farti solo una sveltina con uno dell’altra parte della città! Poi te ne andrai a Stanford e ti sposerai con un ricco imbecille che la tua famiglia avrà provato, e te ne starai a parlare con le tue amiche miliardarie che anche tu hai pescato nei bassifondi!
Skylar: Perché dici queste cose? Cos’è questa tua ossessione per i miei soldi?! Mio padre è morto che avevo tredici anni e ho ereditato i suoi soldi. Credi che ogni giorno non mi svegli col desiderio di fare a cambio?! Che non li darei indietro in un istante se significasse un giorno in più con lui?! Ma non posso. Questa è la mia vita e io la prendo com’è. Perciò non coprire di merda me quando sei tu quello che ha paura.
Will: Paura di che?! Ma di cosa ho paura?! Di cosa cazzo ho paura?!
Skylar: Hai paura di me! Hai paura che io possa non amarti! La sai una cosa? Anch’io ho paura. Cazzo, voglio fare un tentativo, almeno io sono onesta con te.

Questo è uno dei dialoghi più interessanti del film perché segna una svolta del personaggio di Will. Il giovane, infatti, è innamorato della sua fidanzata, ma non ha mai provato delle sensazioni simili, quindi non sa riconoscerle. La sua superbia nascondere sempre un’immensa insicurezza, che Will dimostra di avere proprio in questa scena.

Will: Sono uscito con una, giorni fa.
Sean: Come è andata?
Will: Molto bene.
Sean: E la rivedrai?
Will: Non lo so.
Sean: Perché no?
Will: Non l’ho chiamata.
Sean: Cristo, sei un dilettante.
Will: So quello che faccio.
Sean: Ah, sì, eh?
Will: Sì. Non si preoccupi per me, so quello che faccio. Sì, ma questa ragazza, insomma, è bellissima, intelligente, divertente. È diversa dalle altre con cui sono stato.
Sean: E allora chiamala, Romeo.
Will: Così mi rendo conto che non è poi tanto intelligente? Che mi rompe i coglioni? Sì, insomma, ecco, questa ragazza, cazzo! è perfetta ora; non voglio rovinare questo.
Sean: Forse tu sei perfetto ora. Forse è questo che non vuoi rovinare. Questa la chiamerei una “super filosofia”, Will, così puoi in effetti passare tutta la vita senza dover conoscere veramente qualcuno… Mia moglie scoreggiava quando era nervosa. Aveva una serie di meravigliose debolezze. Aveva l’abitudine di scoreggiare nel sonno! [ridono] Scusa se ti racconto questa cosa. Una volta fu talmente forte che svegliò il cane! [ridono] Si svegliò anche lei e mi disse: “sei stato tu?”; e io: “sì”… Non ho avuto il coraggio.
Will [ridendo]: Si è svegliata da sola?
Sean: Eh, sì! [ridono]… Oh, Signore… aah, ma, Will, è morta da due anni e questo è quanto mi ricordo. [Will smette di ridere] Momenti stupendi, sai, piccole cose così. Però… sono queste le cose che più mi mancano. Le piccole debolezze che conoscevo soltanto io. Questo la rendeva mia moglie. Anche lei ne sapeva delle belle sul mio conto, conosceva tutti i miei peccatucci! Queste cose la gente le chiama imperfezioni, ma non lo sono. Sono la parte essenziale. Poi dobbiamo scegliere chi fare entrare nel nostro piccolo strano mondo. Tu non sei perfetto, campione. E ti tolgo dall’incertezza: la ragazza che hai conosciuto, non è perfetta neanche lei. Ma la domanda è se siete o no perfetti l’uno per l’altra. È questo che conta. È questo che significa intimità. Puoi sapere tutte le cose del mondo, ma il solo modo di scoprire questa qui è darle una possibilità. Certo, non lo imparerai da un rincoglionito come me. E anche se lo sapessi non lo direi a un piscione come te.
Will: Perché no? Mi ha detto già qualunque cazzata. Cristo Santo… Parla più di tutti gli strizzacervelli che ho visto in vita mia.
Sean: Io insegno questa merda, non ho detto di saperlo fare.
Will: Già… Ha mai pensato di risposarsi?
Sean: Mia moglie è morta.
Will: Indi, la parola risposarsi.
Sean: È morta.
Will: … Sì. La chiamerei “super filosofia”, Sean. Insomma, così lei può in effetti passare tutta la vita senza dover conoscere veramente qualcuno.
Sean: … Il tempo è scaduto

Questa volta Robin Williams mette in scena un siparietto davvero divertente. Molti, infatti, credono che la scena sia stata improvvisata dall’attore, che avrebbe colto alla sprovvista sia Matt Damon che tutto lo staff presente, compreso il cameraman: secondo alcuni, sarebbe visibile la danza della telecamera dovuta alle grosse risate di chi faceva le riprese in quel momento.

Il dialogo davvero comico viene portato avanti con maestria ed esperienza da Robin Williams, che abbiamo più volte apprezzato in interpretazioni esilaranti come quelle in Mrs. Doubtfire – Mammo per sempre, Jumanji, Hook Capitano Uncino o Una notte al museo.

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