Veloce come il vento: il finale del film con Stefano Accorsi

Veloce come il vento con il suo finale da fiato sospeso ci ricorda che è importante rispettare il proprio istinto per sentirsi realizzati

Veloce come il vento è un film che non tradisce le aspettative: scorre rapido e fluido esattamente come annunciato dal titolo stesso, ma non manca di coinvolgere a livello emotivo, regalando al pubblico più o meno appassionato di motori il lieto fine che chiunque desidererebbe. La famiglia disfunzionale dei De Martino vive le conseguenze della vita al limite di Loris, pilota automobilistico e fratello maggiore, che mette continuamente a dura prova la sopportazione di parenti e amici (ormai rimasti in pochi) con la sua incapacità di saper tenere insieme i pezzi di se stesso.

Veloce come il vento con il suo finale fa trattenere il respiro per poi regalare un lieto fine.

Veloce come il vento - Cinematographe.it

Di fronte alla tenacia della sorella nel raggiungere i suoi livelli agonistici nelle gare automobilistiche e, soprattutto, nel tentare di salvare il più possibile la propria dimensione familiare, Loris si mette al suo servizio, non senza difficoltà, diventando in fondo un eroe inaspettato. Il suo atto di disperato amore fraterno permette a regista e sceneggiatori di costruire una sospensione narrativa, in cui il tempo quasi si ferma e lascia il pubblico con il fiato sospeso. Quando ormai l’opzione più nefasta si è formata nella mente degli spettatori, le immagini riprendono il loro scorrere, mostrando il nuovo equilibrio che Loris, Giulia e Nico hanno trovato. Inutile sottolineare quanto le scelte diegetiche siano funzionali a una resa a dir poco patetica della storia narrata, ma Veloce come il vento, nonostante sia ispirato a una storia vera, sfrutta le circostanze reali che costruire una favola che unisce un profondo affetto fraterno e comicità inconsapevole. La sequenza finale è costruita magistralmente in questo senso, arrivando subito dopo l’apice della suspense e sciogliendo la tensione con un momento di tenera ilarità.

Veloce come il vento ha una coppia di protagonisti che funziona benissimo: Stefano Accorsi e Matilda De Angelis.

Veloce come il vento - Cinematographe.it

Stefano Accorsi e Matilda De Angelis formano una coppia che funziona perfettamente per il racconto di un rapporto travagliato e profondo come quello dei fratelli De Martino: il finale è il punto in cui Matteo Rovere chiude il circolo disegnato con Veloce come il vento trovando finalmente un equilibrio per lo scorrere delle giornate della famiglia ritrovata. Inoltre, il finale ha un punto di forza innegabile, per non chiamarlo vero e proprio coraggio, vale a dire la lucidità e la serenità con cui si afferma che non sempre la convivenza familiare è la soluzione migliore per la sopravvivenza dei rapporti tra parenti.

Loris è uno spirito libero, che nella medietà delle risorse di una casa spaziosa e dotata di tutto come quella dove vivono (finalmente in maniera definitiva) Giulia e Nico resta intrappolato; il suo istinto ribelle, irrequieto non sa come rapportarsi nell’inquadramento che deriva da una situazione familiare “stagnante” guardandola dal suo punto di vista. Dall’altro lato Giulia e Nico nonostante provino a sopportare e sostenere le intemperanze di Loris e le sue necessità da adulto dipendente (da varie cose oltre che dalle droghe, non ultimo dalle attenzioni), ma sicuramente riescono a continuare il loro percorso di vita da bambini e adolescenti in maniera più consona e lineare, cercando di affrontare le difficoltà quotidiane con la loro onestà e la loro lineare civiltà. Il fatto di vivere separati permette ai fratelli di coltivare la propria identità nel pieno rispetto di sé, facendo crescere anche la capacità di apprezzare l’altro in modo più genuino e profondo. Senz’altro va dato merito alla sceneggiatura che concentra questo pensiero in pochi minuti di film, riassumendolo ulteriormente nella giustapposizione di poche immagini: un incidente d’auto, schermo nero, il sorriso di una sorella che va a far visita al fratello appena trasferito nel parcheggio di un cimitero. Non c’è dubbio, il dono della sintesi gioca decisamente a favore di Veloce come il vento, e il suo finale ne è un esempio lampante.