Editoriale | The Front Runner: la parabola di Gary Hart, da politico a “star di Hollywood”

The Frunt Runner - Il vizio del potere è il film di Jason Reitman, che non mostra solo l'intimità dei personaggi, ma anche il loro lato pubblico.

Jason Reitman, nei suoi film, ha sempre guardato al privato. La crescita personale dei suoi protagonisti, gli eventi che ne hanno influenzato i caratteri o le loro scelte di vita, rapportandosi molto all’interiorità e all’emotività dei personaggi e non badando mai – secondo il loro punto di vista – all’opinione che sarebbe potuta scaturire dalle osservazioni della gente. Con The Front Runner – Il vizio del potere questa consuetudine, per Reitman, è andata assumendo un risvolto inaspettato, incentrandosi in egual misura su quella sfera individuale privilegiata, ma lasciando largo spazio ad una fetta di ambito pubblico, che diventa componente predominante della sua ultima pellicola.

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È delle elezioni del 1988 che si va trattando, la grande sconfitta dei democratici per loro stessa mano. Ed è andandosi a concentrare sull’aspetto più esposto delle votazioni che va fondandosi The Front Runner – Il vizio del potere: la natura pubblica e in primo piano dei candidati. Perché la politica è diventata, con gli anni, il portale di scandali e interessi, che porta i cittadini ben al di là della conoscenza del pensiero economico o della direzione globale che un rappresentante promette di perseguire, andando a consumare tutte le proprie forze informative, da spettatori di show e quiz televisivi, intorno a gossip e facezie da rivista.

Il doppio volto di Gart Hart in The Front Runner e l’importanza della divisione tra pubblico e privatoThe frunt runner - Il vizio del potere cinematographe

E Jason Reitman si confronta con questo doppio aspetto, bilanciando quello che dai suoi inizi lo contraddistingue e formando attorno alla figura del protagonista democratico Gary Hart due spettri: l’integrità personale dell’uomo e l’integrità professionale del politico. Il regista – alla scrittura della sceneggiatura insieme a Matt Bai e Jay Carson – bilancia le due sfere riservando alla confusione e al chiacchiericcio la pratica dell’apparire, mentre riserva ai familiari, ai collaboratori e agli avversari l’animo umano del personaggio. Abbiamo, così, sale gremite di gente con flash fotografici e case nella pura natura di Denver, redazioni giornalistiche con continui scambi di battute e momenti di confronto tra il candidato e la propria moglie.

Hugh Jackman contribuisce molto alla realizzazione del contrasto che Jason Reitman vuole stabilire. Attore che sa aggirarsi con fascino e compostezza anche con personaggi sopra le righe, con Gary Hart l’interprete trattiene gli impulsi, trattiene il suo esibizionismo e diventa pragmatico e stoico come lo vogliono i racconti e i ricordi di un individuo che avrebbe potuto davvero rendere l’America grande ancora una volta. Il rigore morale dell’uomo è il medesimo che i tabloid e i giornali cercano di decostruire, per poter scovare nei diversi pezzi una buona notizia. E trattenendosi, lasciando trapelare la rabbia quanto basta, ma mai scomponendosi in pubblico, Gary Hart restituisce a Reitman la possibilità di indagare comunque intorno alla personalità del proprio protagonista.

The Front Runner – Il vizio del potere: tra ciò che viene detto e ciò che si vuole sapereThe frunt runner - Il vizio del potere cinematographe

The Front Runner – Il vizio del potere si dirama, così, in modo speculare. C’è il privato che entra nel pubblico, il personale che è parte integrante della politica. E l’alternanza tra i due non induce che alla perdita di vista dell’obiettivo primario che dovrebbe ricoprire un’alta carica, rendendola al pari di una stella di Hollywood e interpretando le sue idee puramente come si interpreterebbe la performance di un attore nel suo ultimo film.

Una riflessione sulla decadenza morale e scandalistica che la politica – e il giornalismo – ha preso, che rende The Fronte Runner – Il vizio del potere l’opera più equilibrata del cineasta canadese. Il mischiarsi della privacy con i valori con cui una persona si presenta, mostrando come oramai sia facilissimo superare la sottile linea tra cosa può essere detto e di cosa il pubblico preferisce venire al corrente.

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