Poli opposti: la spiegazione del finale del film con Luca Argentero

La trovata di Poli opposti è quella di giocare sulla grande diversità dei protagonisti, che però, come due cariche opposte appunto, porta con sé un magnetismo irresistibile...

Poli opposti esce nel 2015 e segna il debutto del regista Max Croci. La prima cosa da dire è che il buon Croci non è stato abbandonato a se stesso in questo importante primo passo, anzi, tutt’altro. Perché a parte i due protagonisti, bellissimi e azzeccatissimi, Luca Argentero e Sarah Felberbaum, il giovane regista trova anche otto sceneggiatori a fargli compagnia. Avete capito bene, otto sceneggiatori. Forse troppi? Vediamo che creatura hanno dato alla luce queste 16 mani.

Poli opposti Cinematographe.it

Poli opposti tra Roma e la romantic comedy americana

Stefano (Argentero) è un terapista di coppia in procinto di divorziare dalla moglie e Claudia (Felberbaum) è una spietata divorzista e madre single che non riesce ad ascoltare il proprio figlio alle prese con i suoi problemi preadolescenziali. I due hanno un comune un’infanzia passata a giocare ai fidanzatini, ma ora, da adulti, proprio non riescono a scambiarsi un segno, se non di pace, almeno di sopportazione reciproca. La terribile antipatia si trasforma presto però nel suo corrispettivo attrattivo quando i due finiscono con l’abitare sullo stesso pianerottolo. E quale sarà dunque il risultato? Facile no? D’altronde si sentono le campane da quando la coppia si prende ad insulti in un parcheggio all’inizio del film.

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Ora, Poli opposti ha sicuramente diversi ingredienti per diventare un buon rifacimento italiano di commedie americane di stampo romantico: i protagonisti sono molto bravi, tra di loro c’è una buona chimica, la storia d’amore è impacchettata bene, la fotografia, i costumi e la scenografia sono molto validi (come spesso accade nel nostro Paese, pieno di ottimi professionisti). Indovinate un po’ cosa manda all’aria i buoni propositi della pellicola?

Il debuttante Croci è costretto a destreggiarsi con una sceneggiatura bulimica, piena di mille cenni, riferimenti e parentesi inutili, mai approfondite e che non aggiungono nulla in nessun modo. L’idea dell’infanzia condivisa fra i due, Stefano che si rivede bambino nel figlio di Claudia, la voglia di trovare spunti comici nella famiglia di quest’ultima dove, francamente, si trova solo imbarazzo e volgarità spicciola ecc… sono tutti fattori che contribuiscono a rendere il film alquanto mediocre.

Il finale di Poli opposti: se due poli uguali si respingono…

Tra qualche rallenty fantasioso e situazioni scritte un po’ “così e così”, arriviamo al finale della pellicola di Croci. Come la più classica delle commedie romantiche, dopo un allontanamento che sà di amaro a tutti gli spettatori in sala, un personaggio, in questo caso il figlio di Claudia, riesce con un colpo di coda a far riavvicinare i due protagonisti.

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La trovata di Poli opposti è quella di giocare sulla grande diversità dei protagonisti, che però, come due cariche opposte appunto, porta con sé un magnetismo irresistibile, una forza della natura quasi letale. E così, ecco che i due, nel tentativo di ricongiungersi il prima possibile, si scontrano con le macchine, causando un sinistro talmente violento da lasciare spiazzato anche chi guarda.

Poli Opposti: recensione

Il solito tono alterato della divorzista più cattiva di Roma ci riporta nell’atmosfera leggera del film, Claudia è infatti in ospedale, ingessata e su una sedia a rotelle, che insiste nel voler fare causa a chiunque si trovi in corsia. Ma quando i suoi occhi incontrano quelli di Stefano, anche lui ingessato e sulla sedia a rotelle, la dolcezza sempre nascosta in pubblico torna ad impossessarsi di lei. La ricongiunzione avviene nella maniera più originale possibile e i due, dopo aver trovato la posizione giusta per baciarsi, lasciano intendere che l’attrazione finalmente ha trovato il modo di incastrarsi e legarli per sempre.