Oliver Stone: i film migliori del visionario regista di Hollywood

Oliver Stone tra genio e sregolatezza: la vita, le opere, lo stile del leggendario cineasta americano.

Il cinema come la vita, la vita come il cinema, potrebbe essere questo il motto di Mr. Oliver Stone, classe 1946, filmmaker e sceneggiatore statunitense, autore di oltre venti pellicole, tre volte premio Oscar (Migliore Sceneggiatura per Fuga di Mezzanotte, Miglior Regista per Platoon e Nato il Quattro Luglio). Stone nasce a New York il 15 settembre da padre statunitense, Louis Stone (un agente di borsa) e da madre francese, Jacqueline Goddet. Frequenta prima il Trinity School di Manhattan e poi il The Hill School di Pottstown in Pennsylvania.

Nel 1965 insegna al Free Pacific Institute, una scuola cattolica nel distretto cinese di Saigon, in Vietnam. L’anno successivo lavora nella Marina Mercantile degli Stati Uniti. Sono questi gli anni di lunghi ed avventurosi viaggi che portano Oliver prima in Asia, poi in Oregon e infine in Messico. In Guadalajara, Stone scrive il suo primo romanzo, un manoscritto di 1400 pagine intitolato A Child’s Night Dream (pubblicato trent’anni più tardi dalla St. Martin’s Press).

Nel 1967 Stone si arruola come volontario nell’esercito degli Stati Uniti d’America: è soldato semplice in Vietnam nella 25ª Divisione di Fanteria vicino al confine cambogiano (dove fu ferito due volte) e poi nella 1ª Divisione di Cavalleria nel Nord del Vietnam. Fu decorato con la Bronze Star per l’eroismo e il Purple Heart per il servizio reso. Dopo la laurea nel 1971 presso la New York University Film School (tra i suoi insegnanti il mitico Martin Scorsese), Stone intraprende finalmente la carriera cinematografica, dirigendo capolavori come Platoon, Wall Street, Nato il quattro luglio, JFK – Un caso ancora aperto che hanno cambiato per sempre la visione del mondo conosciuto.

Da Talk Radio a Platoon, Oliver Stone e i suoi film migliori

Talk Radio

oliver stone

Eric Bogosian in una scena del film di Oliver Stone.

Sulla falsariga di Wall Street, Stone confeziona un duro atto di accusa nei confronti della società americana e del rampantismo imperante negli anni Ottanta. Barry Champlain, interpretato da Eric Bogosian (dal cui lavoro teatrale è tratto il film), da semplice gestore di un negozio di abbigliamento diventa uno speaker radiofonico apprezzato ed elogiato soprattutto dai reietti di Dallas, gli ultimi, gli invisibili.

Ad essi Barry dedica una rubrica speciale, Voci nella notte, sorta di grande contenitore notturno per raccontare storie di gente fuori dal coro, direttamente dalla viva voce degli interessati. In Talk Radio (1988) troviamo i temi cari al regista: la denuncia del capitalismo, ben rappresentato dalla stazione radiofonica e dai suoi professionisti che pensano soltanto all’audience, la difesa delle categorie più deboli (atto d’amore e di carità che trova coronamento nel film Nato il quattro luglio con Tom Cruise), lo sfaldamento dei rapporti umani, l’offesa ingiuriosa nei confronti della dignità individuale (Barry è perseguitato da simpatizzanti neonazisti con lettere minatorie e telefonate anonime).

Accanto a Eric Bogosian, dalla recitazione frenetica e compulsiva, figurano Ellen Greene (Ellen), Leslie Hope (Laura), John C. McGinley (Stu) e Alec Baldwin (Dan). Sceneggiatura impeccabile di Stone e Bogosian (è passato alla storia il monologo di Barry davanti al microfono nella saletta di registrazione), fotografia suggestiva (dai toni caldi e piuttosto dark, basti pensare alla semi-oscurità in cui Barry fa le sue dirette radiofoniche) di Robert Richardson, braccio destro di Stone. Oltre all’opera teatrale di Bogosian, il film di Stone attinge dal romanzo Talked to Death: The Life and Murder of Alan Berg, scritto da Stephen Singular nel 1987.

Salvador

Salvador

James Wood in una scena del film di Oliver Stone

La guerra e il fotogiornalismo. Richard Boyle, interpretato da James Wood, è un novello Robert Capa che impressiona sulla pellicola fotografica gli orrori indicibili della guerra, i morti ammazzati, il sangue versato, le fosse comuni e, soprattutto, la paura che traspare dai volti e dagli occhi dei civili, degli abitanti di El Salvador. Come lo sguardo profondo e pieno di dolore di Maria che Richard un giorno incrocia, innamorandosi e stravolgendo completamente la propria esistenza.

Stone realizza un bellissimo film di guerra, cruento, serrato, ma non si tratta soltanto di una storia fine a sé stessa: è scottante ed evidente la polemica nei confronti del governo statunitense e delll’amministrazione Reagan che a partire dai Settanta sostenne finanziariamente e militarmente la fazione di destra. James Wood è credibile nei panni del fotoreporter cinico e distaccato, preoccupato per la sua carriera, desideroso di realizzare il reportage giusto che possa fruttare fortuna e gloria. Al suo fianco un simpaticissimo James Belushi nei panni dell’amico e compagno di viaggio ubriacone Rock.

La cinepresa di Stone diventa l’occhio del teleobiettivo di Boyle e ci trascina nel livido inferno della guerriglia popolare. Il film, girato nel 1986, va sicuramente ricordato (e guardato) per i dialoghi coinvicenti di Stone e Richard Boyle (il vero giornalista e scrittore dalla cui vita avventurosa il film trae ispirazione), la fotografia naturalistica di Robert Richardson e i campi lunghi poetici ed affascinanti di una natura inviolata. Nel cast anche Michael Murphy (Thomas Kelly), John Savage (John Cassidy), Elpidia Carrillo (Maria), Tony Plana (Maximiliano “Major Max” Casanova) e Cynthia Gibb (Cathy Moore).

Snowden

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Joseph Gordon Levitt in una scena del film di Oliver Stone

Occhiali da vista, barbetta, faccia da bravo ragazzo. Edward Snowden (personaggio reale alla cui vicende il film s’ispira) è un dipendente del governo nel settore dell’intelligence. Un giorno scopre l’orribile e inaccettabile verità che si cela dietro ai programmi della NSA, l’agenzia di sicurezza nazionale per cui lavora. La popolazione americana (ma non solo) è sorvegliata, intercettata e spiata costantemente, qualsiasi cosa dica o faccia, qualsiasi cosa scriva nell’oggetto delle sue mail, oppure nelle conversazioni/chat telefoniche.

Snowden (persona) scoperchia il vaso di Pandora e lo rivela al mondo intero con il documentario, diretto dalla giornalista Laura Poitras e prodotto da Steven Soderbergh, Citizenfour (Premio Oscar 2015 Miglior Documentario). Stone parte proprio da Citizenfour per raccontare la storia di Edward (l’incontro segreto in un albergo di Hong Kong tra Snowden e due giornalisti). Poi, tramite un flashback, ripercorre gli inizi della carriera del tecnico informatico: l’intenzione di arruolarsi nell’esercito americano, la rottura della tibia e la domanda per una posizione alla NSA.

Con Snowden Stone ritorna al biopic, ma stavolta in chiave spionistico-drammatica avvalendosi di attori del calibro di Joseph Gordon Levitt (Edward Snowden), Shailene Woodley (Lindsay Mills), Melissa Leo (Laura Poitras), Zachary Quinto (Glenn Greenwald), Ben Schnetzer (Gabriel Sol), Rhys Ifans (Corbin O’Brien), Scott Eastwood (Trevor James) e Nicolas Cage (Hank Forrester). Stavolta la tematica è di respiro internazionale: la violazione dei diritti e della dignità della popolazione, non solo americana, ma del mondo intero.

Stone mette in evidenza la totale mancanza di rispetto, da parte dei più alti funzionari del governo statunitense, nei confronti della privacy dei cittadini, violati, controllati, perseguitati in ogni momento della giornata. Girato nel 2016, Snowden si basa anche, oltre che sul documentario della Poitras, sui libri The Snowden Files di Luke Harding e Time of the Octopus di Anatoly Kucherena. Sceneggiatura di Stone e Kieran Fitzgerald. Assolutamente da non perdere!

Le belve

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Una scena del film di Oliver Stone.

Adrenalinico, feroce, passionale, agghiacciante: l’ultimo thriller diretto da Oliver Stone è ambientato lungo le coste soleggiate e semi-desertiche della California, si avvale del montaggio incalzante e febbrile di Joe Hutshing, delle penetranti battute di dialogo di Don Winslow e Shane Salerno, di panoramiche e carrelli vertiginosi che rivelano, sequenza dopo sequenza, una natura rigogliosa e selvaggia.

Selvaggi sono i protagonisti della vicenda, tratta dal best-seller crime di Don Winslow Savages (nel 2010 il New York Times lo ha inserito nella top 10): Ben e Chon, buddista e pacifista il primo, ex mercenario il secondo, che coltivano, smerciano e fanno uso di una qualità eccelsa ed introvabile di marijuana. Un temibile cartello messicano proverà a mettergli il bastone tra le ruote, causando una guerra per il controllo del territorio senza esclusione di colpi.

Cast di tutto rispetto, tra cui Taylor Kitsch (Chon), Aaron Johnson (Ben), Blake Lively (Ophelia “O” Sage), Salma Hayek (Elena Sanchez), Benicio Del Toro (Miguel “Lado” Arroyo), John Travolta (Dennis), Demiàn Bichir (Alex) e Emile Hirsch (Spin). Notevole la fotografia “till and orange”, dai colori brillanti e sparati, di Daniel Mindel che si adatta perfettamente allo stile di vita folle e modaiolo dei personaggi. Assolutamente azzeccata e di tendenza la location californiana tra Pacific Palisades e Laguna Beach, in grado di offrire spiagge assolate, strade in mezzo al nulla, ville mega-galattiche dove dimorano i malavitosi.

Natural Born Killers – Assassini Nati

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Juliette Lewis e Woody Harrelson in una scena del film di Oliver Stone.

Natural Born Killers – Assassini nati è senza dubbio il film più sperimentale girato da Stone: montaggio “schizofrenico”, inserimento di immagini subliminali, fotografia dai colori psichedelici, bianco e nero, registri stilistici disparati come il programma tv, la sit-com, il cartone animato e ben diciotto formati di pellicola differenti tra cui super 8mm, videocassette, 8mm, 16mm, 35mm. Stone affronta la relazione sottile e perversa tra violenza e mezzi di comunicazione nella società contemporanea.

Feroci criminali, investigatori psicopatici, tutori della legge dalla dubbia moralità, giornalisti alle prese con scoop sensazionalistici: i personaggi di Stone sono tutti in qualche modo natural born killers, si spostano lungo la route 66, mietono vittime, non guardano in faccia a nessuno e sono legati a doppio filo con un passato traumatico, sadico e violento. La sceneggiatura originaria fu curata da Quentin Tarantino che trasse ispirazione, per caratterizzare i due fidanzati assassini, da una coppia criminale realmente vissuta: Charles Starkweather e Caril Fugate che colpirono tra il 1957 e il 1958, lasciandosi dietro ben undici morti ammazzati.

Nel cast Woody Harrelson (Mickey Knox), Juliette Lewis (Mallory Knox), Robert Downey Jr. (Wayne Gale), Tommy Lee Jones (Dwight McClusky) e Tom Sizemore (Jack Scagnetti). Harrelson sembra davvero un maniaco omicida, impossibile dimenticare le inquadrature super-veloci in cui appare, sguardo in macchina e sorriso beffardo, completamente sporco di sangue in volto. Altra scena che gela il sangue è quella all’interno del caffè lungo la mitica route 66, quando i due famigerati assassini fanno la conta per decidere quale poveraccio ammazzare. Ma, a fare ancora più scalpore, è la folla impazzita, all’ingresso della prigione di stato, che osanna i due criminali: inebetiti e plagiati da giornali e tv locali che hanno trasformato i due serial-killer in stelle del cinema.

Tra cielo e terra

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Una scena del film di Oliver Stone.

Girato nel 1993 in Vietnam, Tailandia e California, Tra cielo e terra è tratto dai libri When Heaven and Earth Changed Places e Child of War, Woman of Peace dove Le Ly Hayslip, una giovane donna vietnamita, racconta delle esperienze vissute durante e dopo la guerra. Si tratta dell’ultimo film diretto da Stone inserito nella cosiddetta “trilogia del Vietnam”: tre pellicole interamente dedicate alle vicende reali vissute da veterani statunitensi e nativi vietnamiti durante la guerra (le altre due sono Platoon con Charlie Sheen e Nato il quattro Luglio con Tom Cruise).

La vicenda si snoda in un villaggio del Vietnam del Sud, dove vive Le Ly, una giovane e bella vietnamita, insieme alla sua famiglia. Nel 1965 scoppia la guerra, Le Ly deve dire addio ai suoi fratelli e affrontare le vessazioni nei confronti degli abitanti del villaggio da parte dei soldati dell’esercito di Saigon. Torturata e stuprata, Le Ly si trasferisce con la madre a Saigon per ricominciare una nuova esistenza. Dopo aver trovato lavoro presso la dimora di un ricco vietnamita, Le Ly conosce l’affascinante sergente americano Butler che la conduce con sé in California. Nonostante il matrimonio e l’inizio di una nuova vita, le sofferenze per la dolce e volenterosa Le Ly non sono ancora finite…

Stone sceglie come protagonista la giovane Hiep Thi Li che appare sul grande schermo per la prima volta. Ad affiancarla Tommy Lee Jones nei panni del sergente Steve Butler, Haing S. Noir che presta il volto al padre di Le Ly e Joan Chen (la seducente Jocelyn Packard de I segreti di Twin Peaks) nel ruolo della madre della ragazza.

JFK – Un caso ancora aperto

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Kevin Costner e Donald Sutherland in una scena del film di Oliver Stone.

Girato nel 1991 a Dallas nel Texas, JFK – Un caso ancora aperto è tratto dalle opere d’inchiesta di Jim Marrs e Jim Garrison, JFK – Sulle tracce degli assassini, sull’omicidio del presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy. La sceneggiatura è scritta a quattro mani da Oliver Stone e Zackary Sklar. Si tratta del film più celebre facente parte della cosiddetta “trilogia dei Presidenti”, tre pellicole dirette da Stone e dedicate a tre presidenti americani (gli altri due film sono Gli intrighi del potere – Nixon con Anthony Hopkins nei panni del presidente omonimo e W. con Josh Brolin nel ruolo di George W. Bush).

L’arco narrativo segue le indagini sull’omicidio di Kennedy da parte di Jim Garrison, procuratore distrettuale di New Orleans (Louisiana), il quale dubita della tesi ufficiale stabilita dalla Commissione Warren che individuò come esecutore materiale dell’attentato Lee Harvey Oswald. Garrison apprende dai mezzi d’informazione che Oswald frequentò New Orleans in diversi periodi della sua vita e comincia a svolgere una serie di ricerche con l’aiuto del suo team di collaboratori.

Una delle piste principali conduce all’enigmatico pilota d’aerei privati David Ferrie, ma Garrison è costretto a chiudere le indagini quando Oswald è assassinato da Jack Ruby di fronte alle telecamere prima dell’inizio del processo. Dopo la riapertura delle indagini nel 1966, Garrison si convince che Oswald non ha agito da solo, portando progressivamente alla luce le connivenze segrete tra le più alte istituzioni del governo americano e la mafia locale.

Stone confeziona un grande detective movie: tra filmati di repertorio (tra cui la celebre pellicola 8 mm sulla quale Abraham Zapruder impresse l’attentato di Kennedy) e sequenze incalzanti, seguiamo da vicino le indagini personali e pubbliche dell’unico procuratore distrettuale (magistralmente interpretato da Kevin Costner) che sia riuscito a portare in un’aula di tribunale il caso dell’omicidio del presidente Kennedy (come evidenziato al termine del film). Il tutto arricchito da un cast di stelle, tra cui Sissy Spacek (Liz Garrison), Tommy Lee Jones (Clay Shaw/Clay Bertrand), Gary Oldman (Lee Harvey Oswald), Joe Pesci (David Ferrie), Jack Lemmon (Jack Martin) e Donald Sutherland (Mister X).

Nato il quattro luglio

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Tom Cruise in una scena del film di Oliver Stone

Girato tra il 1988 e il 1989 sull’isola di Luzon nelle Filippine e a Dallas nel Texas, Nato il quattro luglio è ispirato alle vicende realmente vissute dall’ex marine e pacifista Ron Kovic durante la guerra del Vietnam e al suo ritorno negli Stati Uniti. Il soggetto è tratto dal libro Nato il quattro luglio (1976) di Ron Kovic, mentre la sceneggiatura è scritta a quattro mani da Kovic e Oliver Stone. Tra gli interpreti Tom Cruise (Ron Kovic), Kyra Sedgwick (Donna), Raymond J. Barry (Eli Kovic) e Tom Berenger (sergente Hayes).

Ron Kovic, nato il 4 luglio 1946, è un giovane statunitense proveniente da una famiglia cattolica e tradizionalista. Nel 1964, all’età di diciotto anni, Ron decide di arruolarsi come volontario nei Marines degli Stati Uniti. Nel 1967, dopo essere diventato sergente, Ron parte per la guerra del Vietnam, spinto da saldi ideali patriottici. Una volta giunto sul fronte, però, Ron deve fare i conti con l’atroce realtà della guerra: le stragi ingiustificate di civili, tra cui donne e bambini, l’assassinio per errore del soldato Wilson durante un feroce combattimento in un villaggio assaltato dai marines.

L’anno seguente, Ron è ferito gravemente alla spina dorsale, perde l’uso delle gambe e diventa impotente: rientrato in patria, l’uomo si trova di fronte un paese completamente stravolto, a cui non interessa nulla del difficile reinserimento dei reduci di guerra. Dopo aver affrontato con determinazione, ma anche grande sofferenza, il proprio passato (soprattutto il dolore per l’uccisione di Wilson), Ron deciderà di dedicare il resto della sua vita all’attivismo pacifista, battendosi in prima linea per la tutela dei diritti dei veterani di guerra.

Wall Street

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Charlie Sheen in una scena del film di Oliver Stone.

Girato nel 1987 a Manhattan, Wall Street è scritto, sceneggiato e diretto magistralmente da Oliver Stone. Tra gli interpreti figurano Michael Douglas (Oscar al Miglior Attore Protagonista) nei panni dello spietato e cinico Gordon Gekko, Charlie Sheen (Bud Fox), Daryl Hannah (Darien, amante di Gekko), Martin Sheen (Martin Fox), James Spader (Roger Barnes) e Sean Young (Kate Gekko).

Il film narra le peripezie del giovane broker Bud Fox che lavora nella Jackson Steinem & Co, ma desidera lavorare fianco a fianco con il magnate della finanza Gordon Gekko. Dopo aver fatto visita a Gekko ed avergli fornito alcune informazioni segrete su una nota compagnia aerea, lo squalo della finanza di New York diventa cliente di Bud e gli affida del capitale da gestire. Bud si insinua progressivamente nel mondo della speculazione finanziaria, comincia a guadagnare bene e intreccia una relazione sentimentale con l’amante di Gekko, Darien. Pagherà a caro prezzo il sodalizio con il pericoloso magnate della finanza.

Michael Douglas caratterizza alla perfezione il personaggio di Gekko, un individuo avido, immorale, dedito esclusivamente alla speculazione mobiliare/immobiliare. Stone mostra sullo schermo l’America reaganiana degli anni Ottanta, il rampantismo, la corsa all’oro e lo fa in maniera impietosa, senza mezze misure. Bud Fox, ben interpretato da Charlie Sheen, si muove in un universo spregiudicato e corrotto, dove non c’è alcuna possibilità di salvezza. Fox dovrà lottare con tutte le sue forze per redimersi.

Platoon

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Charlie Sheen in una scena del film di Oliver Stone.

Girato nel 1986 sull’isola di Luzon nelle Filippine, Platoon è senza ombra di dubbio il film più celebre del regista statunitense. Stone comincia a lavorare al copione nel 1968, appena tornato dal Vietnam: il risultato è un resoconto dettagliato delle reali esperienze vissute dal cineasta durante il terribile periodo della guerra nello stato del Sud-Est Asiatico. Platoon, interpretato da attori di tutto rispetto come Charlie Sheen, Willem Dafoe, Tom Berenger e i giovanissimi Johnny Depp e Forest Whitaker, si è aggiudicato ben quattro premi Oscar (Miglior Film, Migliore Regia, Migliore Montaggio, Miglior Sonoro).

L’arco narrativo segue le vicende di Chris Taylor, un giovane americano che decide di partire volontario per la guerra del Vietnam. Assegnato ad un plotone variegato, comandato dall’inesperto tenente Wolfe, Chris deve fare i conti con il cinismo e la spietatezza del sergente Robert “Bob” Barnes e l’umanità del sergente Elias Grodin, già in Vietnam da tre anni. Disumanizzato dalle orribili esperienze vissute nella giungla durante i combattimenti, Chris penetra progressivamente in una spirale di violenza, arrivando perfino a fare uso di droga per esorcizzare la paura e la solitudine.

L’American Film Institute nel 1998 ha inserito il capolavoro di Stone all’ottantatreesimo posto nella classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi. Una chicca sulle riprese: quando i componenti del cast giunsero sull’isola di Luzon, subirono un estenuante corso di formazione intensiva da parte dell’ex capitano dei Marines durante la guerra del Vietnam Dale Dye (che presta il volto al capitano Harris). Scavarono trincee, subirono agguati notturni e marce forzate, il tutto sotto lo sguardo attento e imperscrutabile del regista.