Elena Ferrante: tutti i film e le serie TV tratte dai suoi libri

Il corpus letterario di Elena Ferrante è stato totalmente trasposto al cinema: diamo uno sguardo a quello che abbiamo già visto, in attesa della nuova serie Netflix La Vita Bugiarda Degli Adulti

Elena Ferrante è l’autrice de La Vita Bugiarda Degli Adulti, serie evento disponibile da gennaio 2023 su Netflix. Ed è solo l’ultimo, in ordine di tempo, tassello di un impianto letterario e audiovisivo insieme che si sta costruendo intorno ad un personaggio che, fino ad oggi, è solo un nome, Elena Ferrante appunto, autrice di libri best seller di cui non si sa nulla. Neanche la vera identità.

Elena Ferrante e lo stile dei suoi libri

Elena Ferrante è diventata un personaggio probabilmente e prevedibilmente più grande delle sue stesse opere.

La circostanza intorno al caso mediatico fa sì che ogni nuova uscita che la riguardi, sia un libro o un adattamento audiovisivo ad un suo lavoro, abbia un’attenzione mediatica superiore alla reale accoglienza del pubblico verso il prodotto vero e proprio: ma ciò che accade per i romanzi “da salotto”, i titoli che tutti conoscono ma che in pochi leggono, con la Ferrante succede per libri densi, stratificati, bellissimi e screziati, sicuramente di non facile preda del lettore occasionale.

L’Amica Geniale, la sua opera più celebre, fluviale romanzo di formazione sui generis lungo quattro libri, vero e proprio capolavoro moderno, ha abituato ad una prosa scorrevole ed elegante: ogni parola ha un suon peso preciso, ogni singola frase ha lo spazio necessario e ogni lettera il suo significato.

In questo modo, anche se la lettura scorre veloce, ogni riga è sottile e tagliente, la storia assume contorni via via sempre più densi e maestosi.
Perché i libri della Ferrante sono come edifici costruiti da muratori esperti e raffinati architetti: tutto al proprio posto, tutto entro determinati schemi, ma tutto incredibilmente esondante la normale percezione delle cose.

Qual è il nucleo delle storie di Elena Ferrante?

La Vita Bugiarda Degli Adulti è solo l’ultimo libro edito, che non ha avuto grossa fortuna: eppure è un classico Ferrante style, né più né meno come La Figlia Oscura. Perché se quello era una sorta di preparazione a L’Amica Geniale (in fondo, la storia è la stessa, sono solo i contorni e le dimensioni che cambiano), La Vita Bugiarda è una sorta di epilogo spurio. Perché anche qui si racconta del rapporto genitoriale tra le insicurezze della adolescenza e i dolori dell’età adulta, con una vita che si sgretola pian piano.

Le storie della Ferrante (dalla prima, L’Amore Molesto, fino a questa ultima) sono storie di tutti e nessuno, storie che seguono l’evoluzione dei personaggi fino a diventare la maturazione adolescenziale una metafora così esplosiva da farci entrare dentro tutto. Il riscatto, l’emarginazione sociale, la fragilità psicologica, lo sporco delle periferie; e ancora il femminismo, il patriarcato in crisi, la società dei consumi.

Sono storie di paese, anzi di un Paese e della sua cultura che fa i conti con sé stessa dopo essere cambiata o proprio mentre sta cambiando. Sono storie che rivelano l’essenza del cambiamento mentre cambiano loro stesse sotto gli occhi del lettore.
Proprio per il loro sapere essere così private e insieme nello stesso tempo così universali, queste storie sono sempre state perfette per un racconto cinematografico, anche considerando che è la composizione narrativa delle opere della Ferrante stessa ad essere già di per sé cinematografica nella scansione dei tempi, nelle pause, nella lenta ma inesorabile costruzione dei personaggi.

L’Amore Molesto di Mario Martone: il primo film tratto da un’opera di Elena Ferrante

Fin dalla primissima trasposizione: che è L’Amore Molesto di Mario Martone, del 1995, tratto dal primo romanzo omonimo di Elena Ferrante del 1992.
Nella storia, Delia (che è interpretata sul set da una straordinaria Anna Bonaiuto) torna a Napoli alla notizia che la madre è morta annegata, e scopre che aveva una vita sessuale molto attiva.

L’Amore Molesto: un capolavoro restaurato

Martone, da autore raffinato e denso qual è, prende spunto dallo scabroso romanzo originale ma ripercorre le vie del suo film d’esordio, Morte di Un Matematico Napoletano: e ricompone un puzzle psicologico della misteriosa figura protagonista, intricato e sfumato, muovendosi in una Napoli inedita per l’epoca ma incredibilmente viva e vivida, sincera, vischiosa, fra le maglie di un labirinto sospeso nel Tempo.

Rincorre la verità con innesti di passato e presente, accostando realtà e immaginazione, e alla fine restituisce un’atmosfera impregnata di pulsioni inconsce.
Preconizzando alcune tematiche sviluppate dopo, fino a Nostalgia, rappresenta la sessualità anziana e quella repressa, attorniate da inquietanti figure maschili in una città decadente, bellissima e inquieta quanto inquietante. Mentre, indagando su un annegamento, riemergono dal profondo dell’inconscio un percorso di consapevolezza, un’anima ambivalente combattuta tra progresso e tradizione, spinta in avanti e vertigini all’indietro.

I Giorni Dell’Abbandono di Roberto Faenza

Nel 2005 è il turno de I Giorni Dell’Abbandono, romanzo del 2002 per un film diretto da Roberto Faenza.
Anche qui, una vita va in frantumi mentre la storia si introduce sensuale nella soggettività della protagonista che scopre i tradimenti del marito.
Ovviamente è tutto un pre-testo: un necessario antefatto, una porta che spalanca un viaggio nel malessere, nel disagio interiore che sfocia irrimediabilmente nella dissociazione tra realtà e visione, nel corpo e nell’anima di una Margherita Buy dolorosamente in scena con la sua dolce e profonda, esplosiva tenerezza.

Il remake de I Giorni Dell’Abbandono è stato cancellato

La Figlia Oscura di Maggie Gyllenhaal

L’ultimo film ad adattare un romanzo della scrittrice (o scrittore, ça va sans dire) è La Figlia Oscura, debutta a Venezia 2021 e vede alla regia addirittura Maggie Gyllenhaal.

Ma per un entusiasmo crescente con una produzione internazionale, c’è una controparte che smorza gli entusiasmi: forse perché i romanzi originali raccontano l’Italia e gli umori sotterranei di un popolo con la sua cultura, era prevedibile che una storia così intima era difficile fosse compresa e quindi restituita da un film statunitense.
Per di più con una regista che, per quanto efficace, era pur sempre alla prima prova e quindi assolutamente incapace di dare un’impronta forte e personale.
La Figlia Oscura è allora un film disunito e con una regia poco leggera, che ha il solo pregio di raccontare l’urgente rivisitazione del ruolo di donna, dell’essere madre.

Leggi la recensione de La Figlia Oscura

L’amica geniale: la serie TV tratta dai romanzi di Elena Ferrante

Passando alla serialità tv, era pressoché inevitabile che i quattro tomi di L’Amica Geniale confluissero in una struttura di lunga narrazione. Non era invece scontato il risultato: ma la produzione internazionale Rai, Wildside ed HBO conferma l’altissima qualità delle produzioni delle società coinvolte. Alla regia si alternano Saverio Costanzo, Alice Rohwacher e Daniele Luchetti, rispettivamente sulla prima, sulla seconda (Storia del Nuovo Cognome) e sulla terza (Storia di Chi Parte e di Chi Resta) stagione; ognuno porta con sé stili e stilemi della propria cifra autoriale.

E allora, se nella prima stagione Costanzo riesce a catturare l’estrema potenza e insieme fragilità dei personaggi in scena, trovando anche la giusta dimensione geografica e insieme emotiva (Napoli, il cuore delle vicende); nella seconda, gli episodi firmati dalla Rohwacher sono una mappa per la ricerca di sé stessi e della propria identità sessuale, spostando la narrazione su un piano pubblico e culturale; fino alla terza, ultima ad essere finora trasmessa, dove Luchetti (uno che di politica e di costume se ne intende non poco) racconta con felice partecipazione le contrapposizioni non facili e mai scontate tra destra e sinistra.

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E ancora la divisione e la differenza tra fascisti e comunisti, mettendo in controluce il talento dei suoi protagonisti, e scegliendo di non concentrarsi sulle persone ma tessendo un’opera corale, fotografando nel miglior modo possibile un paese, l’aria che si respira(va), le parole che (non) si dicevano.
Poi il riscatto, l’invidia sociale, l’emarginazione culturale, lo sporco delle periferie, la sofferenza delle fabbriche, la frustrazione dello scrittore intellettuale, l’esaltazione del femminismo.
Trovando la chiave per raccontare dell’Italia della Ferrante il passato e quindi il futuro.