La meccanica delle ombre: la spiegazione del finale del film

La spiegazione del finale de La meccanica delle ombre, un film dalla trama molto complessa, incentrata sul lavoro e sulle dinamiche politiche.

Un folto intrigo politico, con il mondo del lavoro come sfondo, si intromette in quella che potrebbe essere una bella storia d’amore tra Duval (François Cluzet) e Sara (Alba Rohrwacher), al centro di La meccanica delle ombre. Tutto nasce da un’esigenza lavorativa, una protratta condizione di disoccupazione che porta Duval, già reduce da problemi di alcolismo e depressione, ad accettare un lavoro a dir poco losco. L’uomo deve infatti trascrivere delle intercettazioni per conto di un uomo, Clément, di cui sa poco o niente oltre al fatto che è coinvolto in dubbie manovre politiche, anche in vista delle imminenti elezioni politiche.

Le informazioni rivelate dalle intercettazioni trascritte da Duval si dimostrano pericolose per qualcuno e fondamentali per qualcun altro, determinando uno scontro finale tra il misterioso Clément e il pedinato Labarthe che coinvolge anche il ricatto dello stesso Duval e il rapimento di Sara, che nel frattempo era tornata a cercare il protagonista in nome di un vecchio legame tra loro. Sullo sfondo di un campo sportivo rigorosamente deserto, questo triello sui generis provoca la sconfitta politica dell’estrema destra supportata da Clément, il disinnesco dell’agenzia di Labarthe e la liberazione di Sara.

La meccanica delle ombre - Cinematographe.it

Duval, Labarthe e Clément sono i protagonisti dello scontro finale in La meccanica delle ombre.

La meccanica delle ombre ha una trama molto complessa tutta incentrata sul lavoro e sulle dinamiche politiche, che contrariamente a quanto apparentemente promesso all’inizio del film non si concentra sul lato emotivo della vita di Duval, ma anzi lo riduce a mero espediente narrativo per far scattare la reazione del protagonista, in virtù di un’improbabile necessità di riscatto e di giustizia. Il finale si configura quindi come un crescendo di azione e di tensione che porta alla redenzione di Duval che, da semplice inetto quotidiano, si trasforma in un eroe capace di tenere testa addirittura a due agenzie di servizi segreti para-governativi. Se lungo tutta la durata del film i riferimenti alla situazione politica francese ed europea sono evidenti, sul calar del sipario il regista Thomas Kruithof preferisce virare con decisione verso un aspetto più di azione della vicenda, animando personaggi e situazioni con vigore sociale e nerbo fisico.

La meccanica delle ombre - Cinematographe.it

A dar forza a questa necessità di redenzione sociale e politica da parte di Duval (e, di riflesso, di Sara e di tutti gli esterni ai giochi di potere) c’è il senso di insicurezza che attraversa tutto il film, dando a La meccanica delle ombre un assetto quasi da opera di riscatto, sensazione però che confluisce in uno scontro finale incentrato piuttosto sulle singole figure anziché sul panorama generale. Sul risultato complessivo quindi La meccanica delle ombre termina con questo scontro tra individui forti e risoluti che un po’ stride con quanto asserito per tutto il film riguardo proprio all’inettitudine di Duval, simbolo di un lavoratore medio, in difficoltà come molti, e disposto a mettere da parte la propria dignità professionale per raggiungere un obiettivo di pura sopravvivenza.

Questa identità viene sovvertiva dal colpo di forza finale, dalla dimostrazione di saper agire per amor proprio ma anche, e soprattutto, per amore della virtù diffusa (di Sara e di tutti i cittadini ignari dei giochi politici di cui finirebbero inesorabilmente a farne le spese). La meccanica delle ombre riflette, in breve, esattamente quanto anticipato dal titolo stesso, lasciando trasparire dalle sue vicende, una fitta rete di complotti e vicissitudini ben lontane dal diventare di dominio pubblico, in virtù di un bene comune da preservare, vale a dire la serenità (e l’ignoranza) dei cittadini comuni.