John Wick: cosa rende unica la trilogia con Keanu Reeves?

Quali sono i punti di forza della trilogia di John Wick? Ecco tutto quello che rende unici i film d'azione con protagonista Keanu Reeves

Cosa rappresenta John Wick per il suo pubblico? Non è solo un combattente, un guerriero, un killer pieno di risorse. È una svolta, un’opportunità di crescita e rinvigorimento del cinema d’azione contemporaneo. Un’evoluzione costante del mezzo cinematografico che culmina in un terzo capitolo elettrizzante. Individuiamo gli aspetti chiave che hanno condotto al successo i film di John Wick.

John Wick: il killer soprannominato “Baba Yaga”

john wick la trilogia cinematographe.it

Keanu Reeves interpreta un killer assoldato dall’Alta Tavola, organizzazione criminale composta dai membri più temuti della mafia internazionale. Un assassino spietato che non conosce limiti e cerca a fatica di attenersi a regole imposte “dall’alto”. Dai suoi colleghi e dai boss mafiosi viene chiamato “Baba Yaga”, riferito alla creatura leggendaria della mitologia slava divenuta in epoca contemporanea un personaggio fiabesco. L’immagine della vecchia sanguinaria dotati di poteri magici e oggetti incantati viene trasferita nel corpo di un uomo affranto dalla perdita di sua moglie e di un piccolo beagle regalatogli dalla stessa, che non cerca nient’altro che vendetta e redenzione. Reeves ricopre magistralmente il ruolo limando sugli strati che lo rendono non solo un soldato nato per uccidere, ma anche un martire, vittima di una società predefinita e regolata da norme e regole infrangibili.

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Agisce nell’ombra, è un messaggero che porta sventure e morte sul suo cammino. Può contare sull’aiuto di Winston (Ian McShane), manager dell’Hotel Continental nonché compagno fedele quando avvengono scontri all’ultimo sangue. Nel momento in cui scende in campo l’azione, durante il corso dei tre capitoli, John Wick può solo affidarsi sulle sue forze. Di fronte a schiere quasi infinite di avversari e incorreggibili colleghi che operano nello stesso campo di John, la regia si limita ad ampliare gli spazi di ripresa e ad assistere impotente alla discesa agli inferi di un killer che è pronto a mettere in gioco la sua stessa vita pur di scardinare le fondamenta dell’Alta Tavola.

John Wick: la danza del sangue e dei proiettili

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Chad Stalheski e David Leitch, ex stuntman e registi del primo capitolo di John Wick (2014), hanno concepito un metodo di regia del tutto aggiornato per ravvivare le sorti del cinema d’azione muscolare e testosteronico. Gli scontri fisici devono manifestarsi con coreografie ben studiate, avvolte da una fotografia ricercata al neon. Lo spettacolo non deve essere soltanto visivo, ma anche uditivo e deve comunicare uno stato d’animo a rischio e instabile gettato di prepotenza verso il fruitore. Stalheski ha successivamente preso il comando dell’intero franchise, figurando come regista a tutto tondo nei successivi John Wick- Capitolo 2 (2017) e John Wick 3- Parabellum (2019). Si è concentrato maggiormente sulla condizione disagiata in cui si ritrova John Wick, determinato a scontrarsi contro qualsiasi tipo di minaccia e a sopportare notevoli ferite da arma da fuoco e tagli profondi.

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Un Odissea senza fine, anche nella struttura del racconto. La cinepresa non si lascia condizionare da eventi secondari e da storie parallele: è affamata di dettagli scenici, di colpi potenti diretti in zone cruciali del corpo, di micro-espressioni offerte da un volto sofferto come quello di Reeves in questa trilogia. Proiettili vagano impazziti e si occupano di disorientare il protagonista o abbattere diversi elementi dell’ambientazione proposta. Una vera e propria danza della morte viene trasposta sul grande schermo senza voli pindarici né sottotesti da individuare lungo la visione. La chiave di volta del cinema di genere risiede nella semplicità di esecuzione, con ampie vedute e il minor numero di stacchi in sede di montaggio, e in tecniche di combattimento estreme. Un connubio perfetto per alzare l’asticella del coinvolgimento e operare in cabina di regia come un direttore d’orchestra.

John Wick: il mistero aleggia durante il ‘world-building’

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Il funzionamento dell’Alta Tavola, la nascita e la crescita di questa organizzazione, le numerose catene internazionali dell’Hotel Continental, i clan che agiscono per e contro la Tavola. Nei tre capitoli abbiamo assistito a un autentico “world-building”, termine che indica una base da porre per ideare un mondo immaginario. Si va strutturando un’ambientazione unica, dinamica, con personaggi e interazioni fra John Wick e questi mai banali e scontati. Derek Kolstad, sceneggiatore dietro alla trilogia di John Wick, si è prefissato un principio, un’idea, un gruppo di killer professionisti dalle incredibili doti atletiche e da quell’elemento permeerà tutto l’universo dal più piccolo dettaglio al più grande.

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Uno scenario dominato da regole, ma mai presentate nel dettaglio. Un’organizzazione gestita da uomini e donne di una certa levatura, ma senza descriverli con ricche scene di esposizione. John Wick è un personaggio temuto, un assassino che opera in solitaria, un cane sciolto senza freni inibitori. Scomunicato e divenuto vittima del sistema, dopo aver eliminato un boss della camorra, si ritrova in un intenso fuoco incrociato. Orde di nemici sopraggiungono e prendono posto nella danza dei proiettili e John non può fare altro che accoglierli. Anche se la sceneggiatura non ci fornisce ulteriori informazioni per scomporre l’Alta Tavola e studiarla attentamente da un punto della comprensione della trama, il soggetto di partenza è indovinato. Nella serie di film di John Wick le componenti indispensabili sono il lavoro degli stuntman, la coreografia sviluppata per portare avanti il cammino impervio di John e la direzione degli attori ben lontana dall’essere schizofrenica. Un franchise dalle innumerevoli possibilità, un nome che è destinato a rimanere impresso nella memoria di molti appassionati dell’action più travolgente. Ora abbiamo settato nuovi standard qualitativi, bisogna fare seriamente i conti con Baba Yaga.