Il Sabba: la storia vera dietro al film di Pablo Agüero

Il Sabba, il film di Pablo Agüero uscito su Netflix, è tratto da una storia vera. Ecco chi era Pierre de Lancre e cos'è il sabba.

La figura della strega ha da sempre affascinato il mondo letterario, cinematografico e televisivo. E proprio tra le mura immaginarie del grande e piccolo schermo queste donne dotate di poteri fuori dal normale hanno mutato il loro aspetto più e più volte, esorcizzando la paura con charme e rivoluzione e mettendo in scena svariate sfaccettature del loro essere. Quando si parla di persecuzione delle streghe, facendo dunque riferimento a dolorosi fatti storici, tali smerigliature rimangono però sepolte sotto un punto di vista perlopiù maschile e maschilista che porta le protagoniste a essere trattate semplicemente come vittime o malvagie colpevoli.

Questo non accade nel film Il Sabba, diretto da Pablo Agüero su una sceneggiatura scritta dal regista insieme a Katell Guillou. Tratto dal libro La strega (1862) di Jules Michelet, che racconta le pene inflitte alle donne tra il ‘300 e il ‘600, quando finirono sul rogo oltre ventimila innocenti, il film si diverte a giocare con ricostruzioni storiche, leggende e percezioni ribaltando completamente la visione di quelle povere sventurate e consegnando al cinema un ritratto ribelle, originale e graffiante di queste donne. Un ritratto che, se non cancella né tantomeno giustifica i terribili peccati dell’Inquisizione, certamente dona dignità e regala una luce nuova alle famigerate “streghe”, di ieri e di oggi.

Il regista ha impiegato dieci anni per portare alla luce questo progetto, presentato al Festival de San Sebastián nel 2020 col titolo Akelarre e approdato in Italia (e in altri paesi) grazie alla piattaforma Netflix, dove è uscito a marzo 2021 col titolo Il Sabba.

Il Sabba: la trama del film che dona dignità alle “streghe”

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Il film è ambientato nel 1609 nei Paesi Baschi e narra la reale caccia delle streghe condotta dal magistrato e inquisitore francese Pierre de Lancre. A differenza della classica visione che si tende a dare delle streghe, nel film in questione il regista argentino raffigura le giovani protagoniste come felici, luminose e piene di risorse, molto simili per certi versi alle donne di oggi. Ragazze che vengono accusate per un reato che non hanno commesso, interrogate su riti e figure demoniache che ignorano.
Ne Il Sabba allora a emergere è, oltre alla loro innocenza, la visione illusoria che gli viene affibbiata dal clero e dalla società; una visione che in alcuni momenti sembra addirittura inquinare la loro estraneità al demonio e alla stregoneria.

Tuttavia, la combo tra donna e strega, seppur relegata a un determinato periodo storico, si è evoluta ed è approdata silenziosamente fino al nostro tempo e nel film di Pablo Agüero non mancano intelligenti parallelismi. Basti pensare alle critiche che le protagoniste del film ricevono anche solo per aver messo le gambe in un modo piuttosto che in un altro, per aver riso o danzato. Quante volte una donna viene criticata per il modo in cui si veste o si atteggia? Come se la bellezza, la spensieratezza o al felicità possano essere davvero un crimine.
Come dice l’Inquisitore: “Non c’è niente di più pericoloso di una donna che balla”. Tuttavia, pericolosa è anche “la donna che non teme gli uomini che la temono” (come dice l’anziana della locanda alla giovane). Insomma, è chiaro come la lotta di queste presunte streghe si sposti sul terreno della gioia: la ribellione non sono armi, né grida; sanno che comunque vada verranno arse vive e allora decidono che l’unico modo per tentare di avere una possibilità è quello di aspettare la rivolta dei marinai, che rincaseranno con la luna piena per sfruttare il favore delle maree. Nell’attesa, daranno all’Inquisitore ciò che egli desidera: un racconto vivido e fantasioso del Sabba che parola dopo parola attrae il magistrato, lo scuote e ammalia.

Così là dove il clero vede una strega il pubblico vede una ragazza ribelle e gioiosa che non si lascia vincere dallo squallore dello sguardo altrui, anzi lo trasforma in un racconto avvincente.

Il Sabba: chi sono i personaggi e le storie dietro al film Netflix

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Proprio perché la letteratura ha sempre elemosinato dettagli sulla figura delle streghe è naturale chiedersi quanto ci sia di vero ne Il Sabba, che tra l’altro ha il pregio di far emergere la cultura basca, la quale trapela nelle location, nella scelta degli attori e anche nella lingua che le ragazze parlano. Si intercetta anche nella rappresentazione stessa delle donne, le quali hanno un atteggiamento esuberante, tipico delle donne delle coste, abituate a stare per mesi senza uomini e quindi a sostituirli nelle decisioni quotidiane e a prendersi cura della casa, dei raccolti e del bestiame. Così, mentre gli uomini sono impegnati con la caccia delle balene a Terranova, le donne si ritrovano impelagate nella caccia alle streghe. Quelle che vediamo nel film uscito su Netflix sono donne già vessate dalla società e dalle imposizioni di quel tempo. Innanzitutto le protagoniste de Il Sabba sono delle minorenni, quindi devono inevitabilmente sottostare a degli adulti e poi su di loro pesa anche l’imposizione delle istituzioni (il Regno di Francia e quello di Castiglia), che tentano di soverchiare il modus vivendi delle popolazione imponendo lingue, costumi e leggi.

In questo contesto in cui è ambientato il film di Pablo Agüero la grande storia lascia riaffiorare la figura di Enrico il Grande. Parliamo del re francese Enrico IV di Borbone (1553 – 1610), che divenne sovrano di Navarra nel 1572 – col nome di Enrico III di Navarra -, ereditando la corona dalla madre.
Fu lui a inviare la Santa Inquisizione a Labourd, la provincia più occidentale dei Paesi Baschi settentrionali, facente parte del territorio francese.

Ma chi era Enrico IV di Francia? Sicuramente un personaggio assai complesso e interessante, al punto che lo stesso William Shakespeare sembra averlo usato come musa per la stesura della commedia Pene d’amor perdute, scritta intorno al 1598. Nato cattolico, fu educato al calvinismo dalla madre, oscillando sempre tra queste due fedi religiose con la volontà di avere sempre più potere e di sopravvivere. Anche se nel film non viene menzionato, fu lui il mandante di Pierre de Lancre, il cattivo della storia interpretato dall’attore spagnolo Àlex Brendemühl.

Chi era Pierre de Lancre?

Il villain in questione fa riferimento a un personaggio davvero esistito: Pierre de Rosteguy signore di Lancre (Bordeaux, 1553 – Loubens, 1631). Questo magistrato e inquisitore francese ha fatto più o meno le medesime cose rappresentate nel film, sicuramente anche in modo più atroce.
Cresciuto in una famiglia di origini basche arricchitasi grazie al commercio, si recò in Italia per studiare giurisprudenza, acquisendo il titolo nel 1579. Dopo una serie di spostamenti a Praga e a Bordeaux, ritornò nel Bel Paese, dove evidentemente maturò l’idea dell’onnipresenza dei demoni dopo aver assistito a una serie di esorcismi. Le sue ossessioni sul diavolo, la stregoneria, la perversità intrinseca delle donne e, in generale, tutto ciò che poteva andare contro i principi del cattolicesimo e del potere regale, lo portò all’elaborazione dell’opera Tableau de l’inconstance et instabilité de toutes choses… (pubblicata a Parigi nel 1607), che attirò l’attenzione di Enrico IV, il quale poi incaricò il magistrato di indagare sui casi di stregoneria nella parte settentrionale dei Paesi Baschi, insieme a Jean d’Espagnet.

Il terrore che fu in grado di scatenare in quel periodo fu tale che la popolazione scappò via da Labourd per rifugiarsi in Spagna. Come si vede anche nel film Il Sabba Pierre de Lancre si occupava in prima persona degli interrogatori: ben oltre cinquecento donne finirono al rogo per colpa sua dopo essere passate sotto il suo occhio inquisitore.

Significato, etimologia e storia del Sabba

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Sabba in italiano, akelarre in basco. Un termine che sta a indicare un convengo di streghe alla presenza del demonio e che, etimologicamente parlando, si aggancia al termine ebraico Shabbat, pur essendone ovviamente una storpiature. Per Shabbat infatti gli ebrei intendono la festa del riposo, che nulla ha a che vedere con riti blasfemi e orge sataniche. Il legame tra questi due termini, invece, si spiega con i pregiudizi che già (o dovremmo dire ancora) durante l’Alto Medioevo tentavano di screditare la religione mosaica.

È interessante notare che satana non è sempre stato protagonista di questi riti: fino al XIII secolo per “sabba” si intendeva l’incontro illusorio da parte delle donne con la dea Diana (protettrice delle selve, dei torrenti e delle donne), ma col tempo la figura della dea della caccia fu pian piano affiancata a quella di altre divinità e del demonio, che finì per sostituirla totalmente, sorretto altresì da documenti e credenze sempre più diffuse in merito a tali rituali. Il modo in cui i demoni entrano in contatto con gli esseri umani diventa via via un’ossessione e uno studio: si capisce bene anche nel film del regista argentino, in cui l’inquisitore è affascinato dai racconti della protagonista, animato da una fame di conoscenza senza eguali che lo induce a bramare i dettagli dell’incontro,

La protagonista, furbescamente, sottolinea quanto di più carnale e proibito può immaginare, avvolgendo i sensi del bigotto carnefice, che nella pellicola viene trascinato da quei dettagli. Nella realtà evidentemente una cosa simile è accaduta, di certo quei racconti riportati ne Il Sabba trapelano anche dal trattato di Pierre de Lancre, il quale scrisse l’esperienza delle giovani streghe Jeanne Dibasson e Marie de la Ralde e la loro descrizione del sabba come luogo di straordinari piaceri sessuali.

Sono tanti coloro che hanno provveduto ad arricchire la letteratura e a teorizzare i riti satanici, avanzando ipotesi e dettagli che sono sopravvissuti fino a oggi e che facilmente si possono rintracciare nella cultura popolare. Basti pensare all’idea che le streghe volino su una scopa (che per la verità è accostata anche ad animali, forche, pentole e altri oggetti), che si radunino in luoghi isolati o che mangino neonati innocenti. Anche gli animali entrano in gioco in questa diabolica ricerca del maligno e anche nel film distribuito su Netflix la protagonista non fa a meno di fantasticare al riguardo, dicendo di aver trasformato le sue amiche in capre, maiali e altri animali.

Tra gli altri riferimenti che si palesano nel film si rintraccia anche la ricerca di un segno lasciato dal diavolo, un marchio indolore. Ne Il Sabba l’inquisitore lo cerca minuziosamente, proprio come avveniva a quel tempo, infliggendo il corpo delle presunte streghe e tagliando loro i capelli alla ricerca del marchio.
Nella pellicola la protagonista comprende di non dover soffrire e per ovviare al dolore che prova inizia a cantare una canzone innocua ma che anche in questo caso viene intesa come legata alla stregoneria

Quest’ultimo è un altro punto della leggenda sulle streghe, i famosi balli che tanto vengono temuti e al contempo affascinano.

Tirando le somme e rispondendo alla domanda sulla veridicità di quanto narrato nel film possiamo senza dubbio affermare che quelle torture e congetture hanno realmente attraversato un periodo buio della storia dell’umanità e si, sicuramente non tutte le donne si sono rassegnate a dichiararsi innocenti per poi finire comunque al rogo, tante avranno anche narrato eventi fantastici e preso in giro i loro carnefici, arrivando a fargli stilare una lista abbastanza complessa di cose che accomunano tutta la storia della stregoneria.

Il punto, tutto sommato, non è chiedersi se le streghe esistono o meno, poiché nessuno dovrebbe mai stupirsi di una donna che ride e danza. Dovremmo invece stupirci dell’esistenza di uomini così bigotti da credere tali assurdità. Bene, questo è certificato e notoriamente documentato: quegli uomini sono esistiti ed esistono e, con un po’ di fortuna, avranno fatto di persona la conoscenza del maligno.