Il pianista: l’incredibile storia vera di Wladyslaw Szpilman che ha ispirato il film di Roman Polanski

Dal treno della morte evitato per un soffio all'incontro con il comandante nazista, le vicende di Wladyslaw Szpilman furono incredibili.

Wladyslaw Szpilman è ampiamente riconosciuto come la figura centrale nel film Il pianista di Roman Polanski del 2002, basato sul racconto autobiografico di Szpilman sul modo in cui è sopravvissuto all’occupazione germanica di Varsavia e all’Olocausto. Era un musicista ebreo che risiedeva nella capitale polacca durante la Seconda guerra mondiale. Non aveva idea che le sue doti al piano gli avrebbero salvato la vita.

Le vicende reali di Wladyslaw Szpilman, colui che ha dato ispirazione al film Il pianista

Il pianista Wladyslaw Szpilman

Nato in Polonia il 5 dicembre 1911, Wladyslaw Szpilman prese la sua prima lezione di pianoforte con la madre. Portò avanti il percorso di formazione presso la Scuola Superiore di Musica di Varsavia dal 1926 al 1930 e a Berlino fino al 1933, prima di tornare nella città d’origine per continuare gli studi fino al 1935. Proprio quell’anno entrò nella Radio di Stato, suonando opere classiche e jazz. Qui restò fino al 1° settembre del 1939, quando la Germania nazista invase la Polonia e diede il via al conflitto bellico.

L’armata di Adolf Hitler costrinse la stazione radiofonica a cessare i battenti. L’ultima trasmissione in diretta ascoltata prima dei drammatici avvenimenti fu l’esecuzione di colui che ispirò Il pianista del Notturno in do diesis minore di Chopin.

Il pianista e la sua famiglia furono collocati nel ghetto di Varsavia, il più grande di tutti destinato ad accogliere la comunità ebrea. Per mantenere sé stesso e le persone care Szpilman suonava in un Café. Le deportazioni erano già iniziate, ma fu a partire dall’estate del 1942 che ebbero luogo su vasta scala. Pur scampandole per un periodo, alla fine Szpilman e i familiari toccò il campo di sterminio di Treblinka. Per uno strano caso, un membro della polizia del ghetto ebraico, che lo riconobbe da uno dei suoi concerti, portò via Wladyslaw appena prima di salire sul treno. Purtroppo, i suoi genitori, il fratello e le due sorelle non si salvarono.

Il pianista rimase nel ghetto, aiutando a contrabbandare armi per la rivolta della resistenza ebraica. Poi, il 13 febbraio 1943, riuscì a fuggire.

Si nascose in un edificio abbandonato nei pressi a Varsavia fino all’agosto del 1944, quando trovò una soffitta dove ottener riparo. Fu qui che il capitano Wilm Hosenfeld – un veterano della prima guerra mondiale decorato con la croce di ferro di prima classe per galanteria e membro delle forze armate della Germania nazista – trovò Szpilman.

Hosenfeld domandò a Szpilman cosa facesse per vivere, al che lui glielo rivelò. Così Hosenfeld lo condusse nella sala da pranzo della abitazione dove c’era un pianoforte. Invitò Szpilman a suonargli qualcosa. Nervosamente, Wladyslaw eseguì. Rimasto affascinato dalle sue capacità di pianista, Hosenfeld si decise a dargli una mano. Non lo denunciò quando seppe che era un ebreo e gli indicò un posto migliore della casa dove trovare rifugio. Successivamente, andò avanti a reggergli la copertura. Gli portava periodicamente pane e marmellata e gli lasciava un soprabito militare tedesco per non congelarsi.

Primo piano Wladyslaw Szpilman

I tedeschi furono sconfitti nel 1945. Il pianista era sopravvissuto alla guerra. Non apprese il nome dell’ufficiale che lo aveva aiutato fino al 1950. Wilm Hosenfeld venne successivamente condannato per presunti crimini di guerra a 25 anni di lavori forzati. Secondo quanto riferito, salvò altri ebrei durante la guerra e, per favorire il suo rilascio, nel corso del processo scrisse una lettera alla moglie chiedendole di contattarli, incluso Szpilman. Che cercò di ripagarlo dello stesso atto di compassione, senza successo. Hosenfeld morì in un campo di prigionia sovietico nel 1952.

La vita per Wladyslaw Szpilman riprese da dove si era interrotta: dal 1945 al 1963 suonò e ricoprì il ruolo di direttore del dipartimento di musica per la radio polacca. Oltre a Hosenfeld, molti altri, tra cui Irena Sendler, contribuirono alla sua sopravvivenza durante l’Olocausto.

Spentosi nel 2000 all’età di 88 anni, l’eredità artistica e umana venne celebrata nel film vincitore del premio Oscar Il pianista, con Adrien Brody che si aggiudicò la statuetta come miglior attore per averlo interpretato. Nel 2011 lo Studio 1 della radio polacca fu ribattezzato in suo onore.

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