Falling – Storia di un padre: 5 motivi per vedere il film di Viggo Mortensen

Arriva al cinema dal 26 agosto 2021 il nuovo film diretto e interpretato da Viggo Mortensen. Perché correre in sala a vederlo? Vi diamo non uno, bensì cinque motivi per farlo!

Ci sono storie incisive che non hanno bisogno di eccessivi orpelli stilistici e formali per mostrarsi come metafore di vita quotidiana che possano aggirare il livello narrativo per presentarsi allo spettatore come moralistici esempi di realistica semplicità.
Falling – Storia di un padre è il primo film diretto da Viggo Mortensen e può essere tranquillamente ascritto in questa categoria, presentandosi come un diretto tentativo di mostrare il complicato rapporto tra un padre e suo figlio, alternando il passato al presente in un turbinio di sensazioni veritiere e inserite ad hoc in un con testo filmico e estetico dai tratti ben definiti.

Il film, in uscita nelle sale italiane dal 26 agosto 2021 grazie a BIM Distribuzione, è prodotto da Perceval Pictures, Baral Waley Productions, Scythia Films e Zephyr Films.

Oltre alla partecipazione di Viggo Mortensen nei panni del protagonista John Peterson nel film possiamo apprezzare la notevole performance attoriale di Terry Chen, il marito di John, e di Lance Henriksen, che interpreta il padre Willis, uomo burbero affetto da problematiche legate alla demenza senile. Proprio per l’interpretazione di Viggo Mortensen il film è stato candidato agli European Film Awards nel 2020, nonostante il suo intento ha affermato non essere quello di recitare nel film, ma gli è stato imposto dai produttori, in quanto nella quota di produzione era previsto anche il compenso come attore protagonista.

Falling – Storia di un padre mostra i rapporti difficili tra un padre e i suoi figli, percorrendo un interessante percorso diegetico che si snoda nelle pieghe del tempo e che mostra proprio attraverso questa dicotomia temporale le conseguenze delle scelte genitoriali sul futuro proprio e dei suoi figli.

Certamente la sola presenza di Viggo Mortensen dietro e davanti la macchina da presa è una buona ragione per andare al cinema, ma non è certamente l’unica. Abbiamo rintracciato infatti almeno cinque motivi per cui vale la pena vedere Falling – Storia di un padre al cinema.

Perché vedere Falling – Storia di un padre?

1. La regia di Viggo Mortensen in Falling – Storia di un padre

falling storia di un padre cinematographe.it

Falling 2020 – Viggo Mortenson BTS

Falling – Storia di un padre è un palese esempio di compostezza formale ed estetica, oltre che diegeticamente lineare e consequenziale. Queste premesse potrebbero dimostrare un’esperienza registica consolidata negli anni: al contrario, Falling è l’esordio dietro la macchina da presa di Viggo Mortensen, conosciuto soprattutto per i suoi numerosi ruoli attoriali in film di grandissimo successo.

Da Aragorn ne Il signore degli anelli di Peter Jackson, passando per Nikolai ne La promessa dell’assassino di David Cronenberg fino a giungere a Frank Vallelonga in Green Book, Viggo Mortensen si è fatto ammirare per la sua recitazione meditata, ma al contempo molto sentita e studiata, adattandosi perfettamente ad ogni personaggio interpretato. In Falling lo possiamo apprezzare anche come regista, dimostrando di essere conscio delle pratiche e delle tecniche cinematografiche, interiorizzate in così tanti anni di carriera sul set. La sua regia è praticamente perfetta, con pochissime sbavature di forma che però sono assolutamente compensate da una calibrazione dei tempi narrativi molto efficace. La regia di Mortensen è sicuramente una delle peculiarità e dei punti a favore del film, al cinema dal 26 agosto con BIM Distribuzione.

2. Un uomo e i suoi mostri: riconoscere gli errori di una vita

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Il focus della storia di Falling si concentra sulla figura di Willis Peterson, un anziano con problemi legati alla demenza senile e con un passato caratterizzato da episodi di violenza perpetrata in famiglia. Il personaggio interpretato da Lance Henriksen è un uomo rotto, incapace di capire razionalmente gli errori del passato, presentandosi come un antieroe, un uomo non pienamente conscio delle proprie azioni per via delle limitazioni sensorie e psicologiche. Al contempo possiamo vedere la figura di Willis come una figura altamente realistica, in cui si possono ritrovare i tratti di un’esistenza ordinaria, fatta di violenze, incomprensioni ed egoismo e che ricrea un quadro abbastanza fedele di quelle che potrebbero essere le ripercussioni del passato nel periodo della senilità. Questo spaccato realistico di vita è senza dubbio uno dei motivi per cui vale la pena dedicare tempo alla visione del film.

3. La performance attoriale di Lance Henriksen è impeccabile

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La personalità del personaggio di Willis viene resa in modo magistrale dall’interpretazione naturalistica e realista di Lance Henriksen. Conosciuto soprattutto per i suoi ruoli in Aliens, Terminator e la serie Millenium, riesce a conferire al suo personaggio una naturalezza attoriale perfetta, ricreando una dimensione cinematografica che si fonde con la realtà in un turbine di emozioni che lo spettatore riesce a percepire in modo epidermico grazie alla verosimiglianza espressiva e al coinvolgimento dell’attore nella parte. Un connubio perfetto che rende estremamente vibrante ogni scena in cui Lance Henriksen scatena la sua aura di realismo puro.

4. Falling – Storia di un padre è un inno esplicito alle discriminazioni omofobe

In Falling – Storia di un padre sono molto esplicite le tematiche LGBTQ: il protagonista John è sposato con Eric e ha una figlia, Monica. L’incomprensione crescente con il padre Willis è dovuta anche al suo orientamento sessuale, che non viene assolutamente condiviso dal padre, il quale si dimostra al contrario pesantemente omofobo. Tale esplicitazione della discriminazione può fungere da elemento stridente nella narrazione, configurandosi quasi come un inno contro le discriminazioni: il personaggio di Willis è così detestabile da rendere odiose anche tutte le battute che fa nei confronti del figlio e di suo marito, mentre il rapporto tra questi ultimi è così mitizzato da rendere l’armonia familiare tra loro e la figlia idilliaca e molto dolce, presentando l’amore tra i due come il potere salvifico in contrasto con il controllo paterno.

5. La fotografia: tra presente e passato

Altra peculiarità del film è quella di riuscire a mescolare il presente e il passato attraverso una scelta formale legata sia all’impostazione estetica e linguistica che alle differenti atmosfere che si vanno a creare nelle inquadrature in cui spicca soprattutto la scelta cromatica.
La fotografia è relativamente sobria, per dare risalto proprio alla narrazione e non troppo alla cifra stilistica delle immagini, ma permette al contempo di creare proprio un dislivello emotivo tra quello che viene rappresentato e quello che viene esplicitato verbalmente. Il passato idilliaco, caratterizzato da colori caldi, atmosfere vintage e pacifiche, si scontra con il racconto, crudo, diretto ed esplicito del presente, reso attraverso colori freddi e asettici. Tutto ciò che viene mostrato non è altro che la distorsione mentale di Willis, che idealizza graficamente quel passato, mentre la verità viene esplicitata dai racconti veritieri del punto di vista lucido di John, che quel passato lo ha vissuto dall’altro lato della medaglia.

Una pellicola, insomma, ricca di spunti di riflessioni e valide motivazioni. Se già apprezzate il lavoro attoriale di Viggo Mortensen, con Falling – Storia di un padre, lo amerete alla follia.

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