Dune: la rocambolesca storia di un romanzo sci-fi “impossibile da filmare” e di come è diventato un film di successo

Dune è un romanzo di Frank Herbert, un film mancato di Alejandro Jodorowsky, un flop di David Lynch, due miniserie e, finalmente, il successo targato Denis Villeneuve. Breve storia di come il romanzo non filmabile diventa il blockbuster definitivo.

All’inizio di questa storia c’è un romanzo di fantascienza. Con il tempo diventano sei e non finisce qui, dal momento che si continua a scriverne anche dopo la morte dell’autore. Il romanzo si chiama Dune, la data di pubblicazione è il 1965 e l’autore, Frank Herbert. Alla fine di questa storia c’è un film che si chiama Dune – Parte Due, diretto da Denis Villeneuve e nelle sale italiane il 28 febbraio 2024 per Warner Bros Italia. Sequel dell’omonimo film del 2021, i punti di forza sono il cast pazzesco – a cominciare dai protagonisti, Timothée Chalamet e Zendaya – l’incredibile look e la spettacolarità che esalta, rinvigorendolo, lo spessore dei contenuti. Si è parlato di fine della storia, ma non è esatto. Denis Villeneuve ha già chiarito, smentendo le previsioni iniziali che parlavano di soli due film, che Dune diventerà una trilogia con l’ulteriore Dune – Messiah, uscita prevista fra qualche tempo. Ora, la domanda da un milione di dollari: com’è stato possibile?

Dune - Parte 2; cinematographe.it

Com’è riuscito, Denis Villeneuve, a portare a casa l’adattamento di quello che viene considerato a tutti gli effetti un romanzo sci-fi impossibile da filmare? Non si esagera quando si afferma – con le dovute cautele – che Dune è la Recherche della fantascienza, il romanzo alpha su cui una generazione di cineasti ha consumato ambizioni sfrenate e folli speranze. In occasione dell’uscita nelle sale di Dune – Parte Due, ecco la storia di come un romanzo non filmabile si trasforma in un successo planetario. Dai primi passi falsi, proseguendo con un flop clamoroso e due miniserie, per finire – ma sappiamo che non è detta l’ultima parola – con il “miracoloso” trionfo di Denis Villeneuve.

1. Atto primo: Dune (1965) e il relativo ciclo di romanzi, fantascienza impossibile da filmare

Dune è, prima di tutto, un denso e avvincente romanzo di fantascienza. Il primo libro Frank Herbert lo scrive nel 1965, ne seguono altri 5, usciti tra il 1965 e il 1985. Questo, se ci si limita alla serie canonica, perché dopo la morte di Frank Herbert – nel 1986 – il figlio Brian e lo scrittore Kevin J. Anderson realizzano una serie di prequel e sequel basati sugli appunti del defunto autore. Di seguito, i sei romanzi del cosiddetto ciclo di Dune, in rigoroso ordine d’uscita (e di lettura).

  • Dune, 1965
  • Messia di Dune, 1969
  • I figli di Dune, 1977
  • L’imperatore-dio di Dune, 1981
  • Gli eretici di Dune, 1984
  • La rifondazione di Dune, 1985

In che senso si parla di romanzi non filmabili? La vastità dell’universo letterario non giova alla causa di un adattamento cinematografico ordinato e coerente, ma l’imponente durata non è uno scoglio insuperabile. Il problema è un altro. La storia del pianeta Arrakis, landa desertica ricca di Spezia (sostanza psichedelica che serve da combustibile per le astronavi e da veicolo per le premonizioni), la storia della lotta per il controllo del pianeta tra la Casa Harkonnen e la Casa Atreides, la dinastia del protagonista, Paul Atreides, è un caleidoscopio di suggestioni e sottotesti politici. Il fascino del ciclo, la sua problematicità, sta nella sovrapposizione dei piani di lettura: critica anti-imperialista, afflato misticheggiante, esotismo, riflessione su destino e libero arbitrio, azione. Una visione robusta e articolata; a traslocarla sul grande schermo, c’è bisogno di uno sguardo altrettanto esplosivo e audace. E di una durata sufficiente.

2. Atto secondo: Jodorowsky’s Dune, il più folle, ambizioso e creativo film… mai realizzato

Jodorowsky's Dune cinematographe.it

Riassumendo: Alejandro Jodorowsky è un regista, scrittore, attore, compositore cileno naturalizzato francese, campione di un cinema surreale, psichedelico e orgogliosamente underground. A metà degli anni ’70 – da notare, Frank Herbert non aveva ancora perfezionato il ciclo di romanzi – Alejandro Jodorowsky, forte del successo di El topo (1970) e La montagna sacra (1973), pensa a Dune e il suo adattamento, purtroppo solo immaginato, è colossale. Mastodontico nella durata (14 ore!), opulento nel budget – cortesia del produttore francese Michel Seydoux – sfrenato nella visione e dal grande cast: Salvador Dalì, Orson Welles, Mick Jagger e Gloria Swanson, con i Pink Floyd alla colonna sonora. I costi esplodono e tanto basta a far saltare l’operazione, leggendaria al punto da meritarsi un documentario tutto suo. Non tutto il male vien per nuocere, perché dai concept per il film mai realizzato Alejandro Jodorowsky, in collaborazione con Moebius, il grande fumettista francese, trarrà il ciclo di graphic novel L’Incal. Il Dune di Jodorowsky “contamina” la fantascienza più o meno recente, da George Lucas a Terminator, da Luc Besson a Ridley Scott.

3. Atto terzo: Ridley Scott, tra Dune e le pecore elettriche

Blade Runner Ridley Scott e Harrison Ford - Cinematographe.it

Alla fine degli anni ’70, contestualmente al naufragio della fantasia sperimentale di Jodorowsky, il produttore italiano Dino De Laurentiis acquista i diritti del romanzo di Frank Herbert, affidando la regia a Ridley Scott. Lui, reduce dal successo di Alien (1979) – affine, spiritualmente, all’incompiuto di Jodorowsky – immagina Dune come una personale rivisitazione di Star Wars. Per la sceneggiatura, il regista si rivolge al Premio Pulitzer Rudolph Wurlitzer (Pat Garrett e Billy Kid), che sconvolge Frank Herbert, qui in veste di collaboratore esterno, con uno script che prevede, tra le altre cose, la relazione incestuosa tra Paul Atreides e sua madre, Lady Jessica. H.R. Giger, responsabile degli effetti speciali di Alien, accetta di lavorare su Dune, avendo tra l’altro collaborato con Jodorowsky giusto qualche anno prima. La produzione si interrompe nel settembre 1980, per problemi di budget (come al solito) e incongruenze con lo script. Ridley Scott, sconvolto dalla morte del fratello Frank, comunica a De Laurentiis l’intenzione di mollare, lasciando però al produttore mano libera per quel che riguarda la sceneggiatura. Si consolerà dedicandosi all’adattamento del romanzo di Philip K. Dick Gli androidi sognano pecore elettriche?, che al cinema cambia titolo e diventa Blade Runner (1982). Ne avrete sentito parlare.

4. Atto quarto: Dune (1984) di David Lynch, un’operazione sfortunata che alimenta il mito del romanzo impossibile da filmare

Dune David Lynch cinematographe.it

Nella carriera di David Lynch il flop per antonomasia – al punto che se può evita persino di parlarne – è proprio Dune (1984). Il film ha la sfortuna di trovarsi schiacciato dal successo di The Elephant Man (1980) e Velluto blu (1986). La collocazione del primo, storico, adattamento per il cinema non aiuta oggi l’opera di rivalutazione critica – anche se tentativi in questo senso non sono mancati – e già all’epoca esasperò il sentimento collettivo di occasione mancata; il grande critico americano Roger Ebert affermò di aver perso ogni fiducia nel film nel giro di circa nove minuti di visione. Dino De Laurentiis ingaggia il visionario autore americano dopo il forfait di Ridley Scott, schivando offerte prestigiose; è noto che David Lynch fu a un passo dal dirigere Il ritorno dello Jedi, all’epoca ancora chiamato Revenge of the Jedi. Cosa andò storto? 137 minuti di durata, pochini, data la densità del materiale – in molti lamentarono l’impraticabilità della trama – e problemi in fase di post-produzione, ma non solo. Il primo adattamento ci insegna che un film e basta, quando si parla di Dune, non è sufficiente. In realtà, David Lynch cominciò a scrivere il soggetto per un sequel, fermandosi a metà strada e non cambiando più idea. Tanto bastò a rinfocolare il mito del romanzo “che non si può filmare”.

5. Atto quinto: Dune cambia pelle e sbarca in TV con due miniserie (2000, 2003)

Dune miniserie cinematographe.it

Due miniserie, trasmesse in prima visione su Sci Fi Channel nel 2000 e nel 2003, resuscitano l’appeal di Dune, raccolgono il testimone del diseguale, squilibrato ma vitale insuccesso di David Lynch e indicano la via per il futuro. Durata 237 e 266 minuti, i titoli sono Dune – Il destino dell’universo (2000) e I figli di Dune (2003). Sceneggiatura di John Harrison – dirige anche la prima – nel cast William Hurt, Giancarlo Giannini, un giovanissimo James McAvoy e Susan Sarandon. Il successo di pubblico e la generale benevolenza critica testimoniano della freschezza del duo Dune – Il destino dell’universo e I figli di Dune. Da segnalare: 1) la tv comincia a imporsi come contenitore ad hoc per narrazioni audaci e stratificate, prestando i suoi tempi lunghi alla complessità e all’attenzione per il dettaglio tipica della migliore letteratura e 2) la scansione seriale è il modo più sensato di venire a patti con la ricchezza di sfumature e significati dell’opera di Frank Herbert.

6. Atto sesto: con Dune (2021) e Dune – Parte Due (2024) l’opera di Frank Herbert conquista definitivamente il cinema

dune parte 2 cinematographe.it

Servono gli anni ’20 del XXI secolo per provare, oltre ogni ragionevole dubbio, che il cinema è in grado di contenere, in tutta la sua vastità, l’opera di Frank Herbert. Due titoli, Dune (2021) e Dune – Parte Due (2024) – sappiamo che prima o poi arriverà anche il terzo – ma in realtà un solo grande film diviso in due parti (girate in momenti diversi), perché non c’era altro modo di imbrigliarne la durata monstre; si parla di quasi tre ore a testa. Il limite delle analisi retrospettive è la tendenza a trattare come leggi di natura situazioni e fenomeni spesso accidentali e talvolta persino involontari. Ciò detto, ha senso che il Dune cinematografico arrivi proprio ora. Il crescente appeal del cinema serializzato, l’idea del franchise da plasmare nell’ossessiva accumulazione di un film dopo l’altro – l’effetto Marvel, insomma – ha reso possibile, di più, del tutto naturale, pensare alla “scomposizione” seriale della saga di Herbert.

Denis Villeneuve, chiamato a dirigere, oscilla tra eleganza formale, rivalutazione dei toni politici del romanzo e azione serratissima. Arriva col vento in poppa di uno dei classici sci-fi del decennio precedente, Arrival (2016), superando subito dopo la terribile prova del sequel dal passato ingombrante, Blade Runner 2049 (2017). Con Dune – Parte Due recupera il meglio del primo film e perfeziona la struttura narrativa, cucinando un sequel più uniforme, radicale e teso. Mostruoso il cast: oltre ai già citati Timothée Chalamet e Zendaya, Javier Bardem, Josh Brolin, Rebecca Ferguson, Christopher Walken, Florence Pugh, Léa Seydoux, Austin Butler, Dave Bautista e non solo.