Caravaggio – l’Anima e il Sangue: alle origini dei monologhi evocativi

Il nuovo film d’arte porta in scena per la prima volta gli stati d’animo di Caravaggio, riprodotti in scene evocative d’ambientazione contemporanea con la voce fuori campo di Manuel Agnelli. Come sono nate e quale la loro portata innovativa ce la raccontano Cosetta Lagani (direttore artistico), Jesus Garcés Lambert (regista) e Laura Allievi (sceneggiatrice) in questa intervista.

Non è facile fare un film d’arte, ma soprattutto non è semplice scalfire la coltre di tela oltre la quale si è trincerato l’audace spirito dell’artista. Caravaggio – l’Anima e il Sangue rappresenta, sotto questo punto di vista, una ventata d’aria fresca, un cambio di rotta che parte dal modo di narrare i moti del cuore e la psiche di Michelangelo Merisi. Tale modus operandi prende il nome di evocazioni e, per capire fino in fondo gli ingranaggi sui quali fa leva, abbiamo interpellato direttamente i suoi artefici, che ci hanno immesso nella costruzione di uno dei film d’arte più attesi del 2018, targato Sky e Magnitudo Film e nelle sale italiane il 19,20 e 21 febbraio con Nexo Digital.

Cosetta Lagani (responsabile e direttore artistico del film), il regista Jesus Garcés Lambert e la sceneggiatrice Laura Allievi ci hanno spiegato nel dettaglio ciò che hanno sperimentato per portare alla luce il modo di vivere di uno degli artisti italiani più controversi e geniali che il mondo abbia mai conosciuto.

Mentre la precedente produzione Raffaello – il Principe delle Arti (2017) ha raccontato la vita di Raffaello Sanzio servendosi dello stile narrativo della fiction, la Lagani ha ritenuto necessario sviluppare uno stile differente per fornire agli spettatori un affresco di Caravaggio inedito, raccontando la vita e le opere del Merisi in un modo assolutamente nuovo, inedito e potente che, assicura lei stessa, “nonostante il contesto contemporaneo essenziale, è in realtà molto affine, simbolico e rappresentativo dell’artista e delle sue opere.”

Perché Cosetta Lagani parla di contemporaneità? Cosa c’entra con lo stile caravaggesco?

Ha spiegato la responsabile e direttrice artistica del film: “Su Caravaggio è già stato raccontato tantissimo. Per questo motivo ci siamo a lungo interrogati su come offrire sia narrativamente che visivamente allo spettatore un’esperienza nuova ed inedita, mantenendo l’approccio autorevole e allo stesso tempo emozionale ed innovativo che caratterizza i nostri film. […] Ci voleva qualcosa di diverso, di più intimo. Entrare nell’animo di Caravaggio, esplorarne i turbamenti in stretta connessione con le sue opere, mettere in luce tutta la sua contemporaneità.

Partendo da questa scelta, abbiamo impostato con la sceneggiatrice l’idea del soggetto in cui l’io narrante caravaggesco (fuori campo) esprime  gli stati d’animo di Caravaggio: non la sua vita, ma il suo vissuto interiore (i suoi turbamenti, le inquietudini ed ossessioni, la passione e l’ira) ricostruito in modo più fedele possibile anche attraverso le infinite testimonianze processuali che ci parlano di Caravaggio.

Dovevamo quindi a questo punto identificare una modalità visiva efficace per ‘mettere in scena’ questi moti d’animo. Pensando continuamente all’assoluta contemporaneità e attualità di Caravaggio e al potente ‘io caravaggesco’ elaborato in sceneggiatura. Da qui l’idea: quella di rappresentare le sue emozioni in un contesto simbolico, essenziale, contemporaneo. Ne abbiamo parlato con il regista che ha colto subito con entusiasmo la sfida ed ha trovato delle soluzioni visive efficaci e che arrivano dritte al cuore.”

Le evocazioni in Caravaggio – l’Anima e il Sangue: così Jesus Garcés Lambert ha portato in scena il vissuto interiore dell’artista

Spesso riprodurre “fisicamente” ciò che si pensa è un compito arduo, tanto più se ci si addentra nel campo minato dell’arte. Nella nostra mente tutta l’evoluzione artistica viene incasellata in periodi storici che corrispondono a correnti ben precise, le quali si portano dietro tutta la veracità del contesto in cui sono germogliate. Ecco allora che rendere attuale un artista vissuto alla fine del 1500 ha i suoi rischi ma, come si sa, l’arte è sempre fatta di rischi e Jesus Garcés Lambert evidentemente non ha paura di correrli! Parlando delle evocazioni narrative il regista ha spiegato:

“Caravaggio è, mi azzardo a dirlo, il più contemporaneo dei grandi maestri… chi di noi non ha riconosciuto un’emozione, un dolore, un pensiero, un’inquietudine, un turbamento nei personaggi che ritrae? Caravaggio è un pittore che ti entra nella pelle, nei pensieri, nella pancia ed è stata questa proprio l’idea del film: fartelo sentire profondamente. Così lo spettatore viene trasportato nei diversi momenti della vita di Caravaggio attraverso delle scene evocative che svelano uno stato d’animo dell’artista: l’amore per le donne, la paura, il dolore, la gioia. Situazioni messe in scena che potrebbero sembrare astratte, perché ambientate in un luogo senza tempo ma che i protagonisti rendono talmente emotive e senza filtri che disarmano lo spettatore e lo trasportano in un luogo pieno di sensazioni riconoscibili. Ed è solo così che Caravaggio può essere capito.”

La sceneggiatrice Laura Allievi, dal canto suo, ha rimarcato la necessità di un componimento filmico che seguisse i criteri di originalità e coinvolgimento. “Monologhi intimi ed emozionali che consentono di comprendere la sua personalità multiforme, i contrasti del suo animo, quelle “inquiete inclinazioni” che i biografi del passato hanno spesso sottolineato.” – e continuando non ha potuto anch’ella fare a meno di menzionare i documenti, dicendo: “Ad aiutarmi nel rendere queste parole credibili ed efficaci sono stati i documenti ufficiali dell’Archivio di Stato di Roma; le denunce e i verbali dei processi in cui fu coinvolto mi hanno fornito indizi utili sulle dinamiche psicologiche del grande artista.”

Tre voci e tre ruoli differenti, quelli di Cosetta Lagani, Jesus Garcés Lambert e Laura Allievi, tutti legati al progetto Caravaggio – l’Anima e il Sangue e tutti ugualmente in grado di condurci nel cuore delle evocazioni narrative, regalandoci un’esplicazione a tutto tondo di ciò che vedremo presto sul grande schermo e che adesso è condensato in cinque clip. Dolore, Libertà, Ossessione, Passione e Rabbia possono essere considerate un antipasto del film: frammenti di un’opera maestosa che crea squarci nella contemporaneità per scalfire i secoli e arrivarci dritta al cuore. E le evocazioni narrative sono, in ultima analisi, un coagulo artistico che non teme di addentrarsi nei meandri della storia, di chiamare in causa emeriti sconosciuti, insinuarsi nella mente di quel Caravaggio tanto geniale quanto folle e riportarlo in vita come un uomo dei nostri giorni, magari uno di quelli comuni che il Merisi prendeva in prestito dalla strada per renderlo immortale.

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