Black Dahlia: dal film di Brian De Palma alla tragica storia vera di Elizabeth Short

Chi era Elizabeth Short e perché la sua storia è stata raccontata in Black Dahlia, il film diretto da Brian De Palma?

Siamo nel 1947 e i due ex pugili, amici e poliziotti Bucky Bleichert e Lee Blanchard sono innamorati della stessa donna: la misteriosa Kay Lake. La vita dei due poliziotti e di chi sta loro vicino viene però sconvolta da un brutale omicidio di un’aspirante attrice, Elizabeth Short, ricordata come la Dalia Nera.

Questo è quanto racconta la trama di Black Dahlia, il film del 2006 diretto da Brian De Palma e ispirato al tragico omicidio di questa donna, ancora irrisolto. Una storia vera agghiacciante, che ha affascinato per anni l’opinione pubblica di vari autori e registi, fino a quando De Palma non ha deciso di mettere in scena la storia di questa donna, esportando la sua storia dal romanzo di James Ellroy.

Il romanzo inventa davvero molto poco della vita di Elizabeth Short e, dal canto suo, anche il film di De Palma analizza senza troppi fronzoli o libertà narrative la brutale storia dell’assassinio. Il film non tenta di nascondere il vero, non censura nulla, neanche il corpo martoriato e fatto a pezzi del cadavere. Racconta il carattere solare della vittima, il suo bel viso e la spensieratezza di una ventiduenne che è pronta a divorarsi il mondo con la sua vitalità. Lleroy prima e De Palma dopo danno giustizia alla sua storia, quella stessa giustizia che la polizia non le ha assicurato, portando il suo assassino dietro le sbarre.

A interpretare la giovane assassinata, nel film del 206 è Mia Kirshner, che negli ultimi anni abbiamo visto anche in serie tv come The Vampire Diaries e Star Trek: Discovery. Tra gli altri interpreti, menzioniamo anche Scarlett Johansson – che interpreta Kay Lake – e Josh Hartnett e Aaron Eckhart, che interpretano rispettivamente Bucky e Lee.

Black Dahlia: chi era Elizabeth Short?

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Come già detto, Elizabeth Short è la protagonista del film, nonché la donna assassinata misteriosamente, il cui caso è rimasto irrisolto per diversi decenni. Elizabeth nacque a Boston nel 1924 e visse per la maggior parte della sua vita insieme a sua madre, soprattutto dopo che il padre abbandonò la famiglia. La vita di Elizabeth era costellata per lo più dal sogno di diventare attrice, ma lungo la strada la ragazza trovò infiniti ostacoli. Fu costretta molte volte a trasferirsi, per lavoro ma anche perché voleva cercare fortuna in California. Perse il suo fidanzato in un incidente aereo.

Si trasferì a Hollywood, la patria del cinema, con la speranza di avere fortuna e diventare finalmente un’attrice. Nel frattempo Betty – così la chiamavano quelli che le volevano bene – fu rinominata la Dalia Nera per via della sua passione per il film La dalia azzurra e per la sua abitudine a vestirsi sempre di nero.

Elizabeth era piena di vita e nessuno si aspettava che quella graziosa ragazza sarebbe scomparsa in maniera così misteriosa e brutale a soli 23 anni. Il suo corpo venne ritrovato dalla signora Betty Bersinger il 15 gennaio 1947 in un quartiere di Los Angeles. Si parla di omicidio bestiale, perché il cadavere era nudo e squarciato in due parti all’altezza della vita, mutilato e torturato. Il volto era stato tagliato da un orecchio all’altro, le avevano tinto i capelli di rosso e lavato via tutto il sangue dal corpo.

Black Dahlia: la storia vera raccontata nel film

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A distanza di settant’anni la polizia americana ancora non è riuscita a trovare il colpevole di tale scempio. Fin dal ritrovamento del corpo, il caso della Dalia Nera coinvolse centinaia di agenti e ispettori, i sospettati furono tantissimi e migliaia furono gli interrogati. L’opinione pubblica non faceva altro che parlare di questo omicidio e i giornali si interessavano al caso, riempiendo le prime pagine per settimane intere.

Furono accusate più di sessanta persone, la maggior parte dei quali uomini. Tra i sospettati principali troviamo Robert M. Manley (l’ultima persona ad averla vista viva), Walter Alonzo Baley (un vicino di casa), Woody Guthrie (inserito tra i sospetti in seguito a un’accusa di molestie arrivata alla polizia anonimamente da una donna), George Hodel (accusato anche lui di molestie da parte della figlia quindicenne), Orson Welles (accusato da un’ex vicina della Short. Il regista, prima della morte dell’aspirante attrice, creò alcuni manichini con le stesse mutilazioni della ragazza il giorno del ritrovamento del suo corpo, utilizzati per il film che stava progettando).

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Il film descrive alla perfezione la tensione vissuta in quel periodo, mettendo in scena la difficile vita della Dalia nera e la sua altrettanto triste fine. Il personaggio di Betty Short, in particolare – nonostante fosse in scena soltanto in pochissimi camei – è riuscito a esprimere tutto il peso di una ragazza che voleva diventare attrice, ma che si è ritrovata molto spesso con le spalle al muro, costretta a prostituirsi o a mostrare il suo corpo in film porno. Black Dahlia – che non ha risparmiato allo spettatore immagini forti e molto vicine alla realtà – sceglie di raccontare la verità, prendendosi alcune libertà solo durante il finale, cercando di dare a questa storia un risvolto diverso dalla storia vera.

A differenza del film in cui il colpevole della morte della Dalia Nera viene trovato, infatti, nella realtà – nonostante i tanti nomi tra i sospettati e le continue indagini – i poliziotti non sono mai risaliti al nome dell’assassino. Quello di Betty resta quindi un mistero irrisolto, un’altra pagina del libro della polizia in cui la criminalità vince e non esiste canzone, libro o film che possa rispondere alla domanda che da settant’anni affligge tutti: chi ha ucciso Elizabeth Short?