Annie Ernaux: chi è la premio Nobel per la letteratura e quali film sono tratti dai suoi libri?

La neo-Nobel Annie Ernaux sarà ospite in Italia, alla XVII Festa del cinema di Roma e all’Archivio Nazionale del Film di Famiglia di Bologna, dove presenterà Les années Super8, realizzato con il figlio. Vediamo insieme film ispirati alle sue opere.

Quattro ore dopo esser stata nominata premio Nobel per la letteratura – “per il coraggio e l’acutezza clinica con i quali scopre le radici, gli allontanamenti e le costrizioni collettive della memoria personale” –, Annie Ernaux che, mancata la telefonata che avrebbe dovuto darle la notizia, ha appreso del riconoscimento ascoltando la radio, si è detta emozionata perché “questo premio è qualcosa di immenso rispetto alle mie origini. Mi è capitato di dire che volevo vendicare la mia razza, ma all’epoca (nel 1962, NdR) non sapevo come. Ci sono riuscita con le parole”. 

Chi è e di cosa scrive Annie Ernaux: vendicare la sua “razza” con le parole, la lotta di classe, attraverso la letteratura

Annie Ernaux cinematographe.it

Con la sua “razza”, Anne Ernaux intende riferirsi al proletariato, ceto sociale da cui provenivano i suoi genitori e da cui lei, che spesso si definisce “transfuga di classe”, si è emancipata grazie agli studi universitari e alla professione di insegnante di liceo. Già dagli anni Settanta, con un prima prova dal titolo Gli armadi vuoti (in Italia, un tempo edito da Rizzoli, ma ora fuori catalogo), al mestiere di insegnante ha affiancato la scrittura di romanzi: il successo editoriale l’ha colta, però, solo tardivamente. 

Nata nel 1940 a Lillebonne, in Normandia, come Annie Duchesne – Ernaux è il cognome del marito, sposato nel 1964 e da cui si è separata negli anni Ottanta – , era figlia di una coppia della working class del territorio: prima operai, poi gestori di un piccolo bar-drogheria di Yvetot, comune normanno di non più di dodicimila abitanti. In Una donna (L’Orma, 2018), ricostruzione asciuttissima, all’indomani della sua morte, del rapporto avuto, negli anni, con la madre, rispetto a quest’ultima scrive: “Ho dimenticato i nostri conflitti. Da studentessa di lettere avevo di lei un’immagine epurata, priva di urla e di violenza. Ero certa del suo amore e di quest’ingiustizia: vendeva patate e latte per permettermi di stare seduta in un’aula universitaria a sentir parlare di Platone”. La consapevolezza, raggiunta durante gli anni universitari, del privilegio di poter studiare e, attraverso lo studio, affrancarsi dalla sua condizione originaria non l’avrebbe abbandonata neanche dopo ed è la ragione che la spinge, nel 1964, ad affrontare un aborto clandestino: la nascita di un figlio, come racconta nel libro L’evento (L’Orma, 2019), da cui, come vedremo, è tratto il film La scelta di Anne, l’avrebbe riconsegnata alle sue origini e al destino già scritto di una vita votata all’accudimento e costretta alla dipendenza economica dall’uomo.

La sua opera letteraria, in Italia non ancora tradotta integralmente, è una riscrittura romanzesca di una vicenda serratamente personale, la sua, in dialogo con il contesto storico e sociale in cui, nel tempo, si è inserita: nessuna vita è mai del tutto propria, per il semplice fatto che nessuna vita è immune dai condizionamenti ambientali, da ciò che accade al di fuori dell’io. La sua letteratura, di cui la stessa Ernaux ha rivendicato l’impegno, si è piegata all’auscultazione delle consonanze tra privato e pubblico, tra micro e macrocosmo, tra memoria intima e collettiva, per poi procedere all’analisi rigorosissima – il suo stile è noto per essere sprezzante della retorica e della manipolazione metaforica – delle stesse al fine di ricavare, dall’esperienza personale, la sua matrice alienante. In questo senso, e in molti altri – anche quello dell’impegno a dare maggiore rappresentazione alle donne, vittime di una dominazione che è ben lontana dall’essere superata –, i libri di Annie Ernaux sono opere che, pur non esplicitamente militanti, elaborano, al di là della tessitura narrativa di superficie, una lettura politica della realtà. 

Les années Super8: fare di alcuni filmini di famiglia un grande racconto storico 

Les années Super8, primo film da ‘regista’ dell’autrice neo-premio Nobel.

In quest’ottica va considerato anche il suo primo film da regista, realizzato insieme a uno dei suoi figli, David Ernaux-Briot: un’operazione di riassemblaggio di materiali derivanti dai filmini girati in Super8 dal 1972 al 1982. Le immagini, al tempo registrate dall’ex marito Philippe, sono mute: mentre scorrono, Annie Ernaux, autrice e voce narrante, legge un testo che le racconta e le ricontestualizza. L’intenzione testimoniale-conservativa – attraverso quei filmini le memorie di famiglia non vanno perse – s’intreccia ad un’altra esigenza: rimodulare in senso narrativo le memorie conservate, ricondurle all’orizzonte più ampio sia della mitologia famigliare sia di un racconto d’epoca, in cui ai ricordi di una giovane famiglia si sovrappongono i segni della Storia nell’atto di compiersi e, nel compiersi, di cambiare, inavvertita, la società. 

L’amante russo e La scelta di Anne, due film da vedere tratti dall’opera dell’autrice 

 Laetitia Dosch e l’ex danzatore classico Sergei Polunin sono i protagonisti di ‘Passion simple’

Benché si sia cimentata con la scrittura per il cinema solo in questo ultimo anno, il rapporto di Annie Ernaux con la settima arte non è storia recente: è cominciato nel 2008 quando venne riadattato per il grande schermo da Patrick-Mario Bernard e Pierre Trividic il suo romanzo L’Occupation, indagine sulla passione divorante della gelosia. Il film intitolato L’autre, a onor del vero poco noto, valse alla sua protagonista Dominique Blanc la coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile. Più recenti, rispettivamente del 2020 e del 2021, sono gli adattamenti di Passion simple (in italiano, si trova tradotto da Rizzoli con il titolo Passione semplice) e del già citato L’evento. Entrambi i film sono opere di registe franco-libanesi: il primo è stato diretto da Danielle Arbid, il secondo da Audrey Diwan

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Passion simple, distribuito in Italia con il titolo L’amante russo, ripercorre, tra riproduzione dell’estasi immersiva di un amore che si è espresso soprattutto carnalmente e scomposizione analitica di quella stessa perdizione totalizzante, un anno nella vita della scrittrice tutto consumato nel “lusso, l’attesa del ritorno in Francia di un uomo divenuto per caso suo amante, un diplomatico russo tanto taciturno quanto capace, nel silenzio, di stabilire con lei una relazione profonda, affidata esclusivamente al linguaggio dei corpi. 

Quando ero bambina, lusso significava per me pellicce, abiti lunghi e ville sulla riva del mare. Più tardi, ho creduto fosse condurre una vita da intellettuale. Mi sembra ora che sia anche poter vivere una passione per un uomo o per una donna.

Il romanzo autobiografico L’evento è diventato invece un film conservando in Francia il suo titolo originale – L’événement – mentre, per il pubblico italiano, è noto come La scelta di Anne: premiato come miglior film nell’edizione della Mostra del cinema di Venezia dello scorso anno, ricostruisce sulla scena il racconto delle estenuanti peripezie affrontate dalla protagonista Anne – dietro la quale si nasconde la stessa autrice – per abortire, in un anno, il 1964, in cui l’interruzione di gravidanza in Francia non era ancora legale e le donne non potevano scegliere liberamente se diventare madri o no. Anche ieri, in occasione della conferenza stampa organizzata per commentare il riconoscimento ricevuto, Annie Ernaux ha evocato “l’evento” che ha segnato la sua vita, l’aborto clandestino subito. Quando le è stato chiesto, infatti, se fosse d’accordo con i membri dell’Accademia svedese che, nell’attribuirle il premio, l’hanno definita “coraggiosa”, lei ha risposto in modo assai eloquente che “se parliamo di coraggio, allora mi viene in mente Simone Veil, quando, nel 1974, fece il suo discorso in favore dell’aborto all’Assemblea nazionale”.