American Beauty: analisi delle frasi più intense del film di Sam Mendes

American Beauty è un'opera straordinaria, in cui la sceneggiatura presenta tratti di autentica poesia. Ecco l'analisi delle frasi più significative del magnifico esordio alla regia di Sam Mendes.

American Beauty (QUI la nostra recensione) è un film del 1999 per la regia dell’allora esordiente Sam Mendes, vincitore di 5 Oscar, 3 Golden Globe e 6 Bafta, fra gli altri numerosi premi. Il successo della pellicola è da imputarsi alla commistione vincente fra una scrittura impeccabile e una regia teatrale, tesa a sottolineare la tragicomica condizione della società odierna, incastrata in un ideale di bellezza che non riesce a discostarsi dall’apparenza e le sue insidie.

Protagonista del film uno straordinario Kevin Spacey (vincitore di uno degli Oscar), un frustrato lavoratore e marito che non riesce a entrare in contatto con la propria figlia adolescente, alle prese col debutto nel mondo delle relazioni d’amicizia e sentimentali. Lester è un uomo profondamente insoddisfatto, umiliato sul lavoro e rifiutato da una moglie (Annette Bening) tutta presa dalla carriera (e da un suo prestigioso collega) e dal suo giardino di rose. Finisce così per infatuarsi della migliore amica della figlia, a sua volta affascinata da lui, rendendosi gradualmente conto di quanto sia facile ingannare se stessi se ci si ostina ad analizzare la realtà in superficie…

American Beauty: le frasi più significative del film

American Beauty Cinematographe

Mi chiamo Lester Burnham. Questo è il mio quartiere, questa è la mia strada, questa è la mia vita. Ho quarantadue anni, fra meno di un anno… sarò morto. Naturalmente io questo ancora non lo so. E in un certo senso sono già morto. Guardatemi, mi faccio una sega sotto la doccia. Questo sarà il culmine della mia giornata. Dopodiché è tutto uno sfacelo. Questa è mia moglie, Carolyn. Vedete come i guanti su quelle cesoie armonizzano con gli zoccoli da giardino? Non è un caso. Questo è il nostro vicino, Jim. E questo è il suo amante, Jim. Accidenti, mi esaurisco solo a guardarla. Non è stata sempre così, una volta era felice… una volta eravamo felici. Mia figlia Jane, figlia unica. Jany è un’adolescente abbastanza tipica: arrabbiata, insicura, confusa… magari potessi dirle che tutto questo passerà. Ma non le voglio mentire. Mia moglie e mia figlia mi vedono come un colossale perdente… e… hanno ragione! Ho perso davvero qualcosa. Non sono del tutto sicuro di cosa si tratta ma… so che non mi sono sempre sentito così “posato”. Però volete saperlo?! Non è mai troppo tardi per tornare indietro. (Lester Burnham)

Questo breve monologo rappresenta l’incipit di American Beauty, in cui il protagonista inquadra la sua condizione di vita ma anche la sua serena consapevolezza, dovuta al fatto di trovarsi ormai oltre gli affanni dell’esistenza terrena… Lester si sente svuotato, inaridito, impossibilitato ad accedere a quella parte istintiva di sé in grado di farlo sentire di nuovo vivo.

Mai sottovalutare il potere della negazione. (Ricky Fitts)

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American Beauty è un film che mette in risalto le insidie dell’apparenza e della visione superficiale delle cose; la negazione diviene quindi una conseguenza del “non voler vedere”, portando le persone a mettere in scena un pericoloso falso sé. Lo sa bene Ricky (Wes Bentley), il fidanzato di Jane, un ragazzo vittima di un padre autoritario (Chris Cooper) che cela sotto la sua indole violenta una profonda sofferenza per non riuscire ad accettare se stesso per ciò che è. Ricky è un ragazzo estremamente sensibile e intuitivo, costretto a nascondere al sospettoso e paranoico padre ogni attività extra-scolastica e – in particolare – lo spaccio d’erba grazie al quale può permettersi di acquistare l’attrezzatura video necessaria a scrutare il mondo e le persone senza esporsi.

È una gran cosa quando realizzi di avere ancora l’abilità di sorprenderti. Ti fa chiedere cos’altro puoi fare che ti sei dimenticato. (Lester Burnham)

Una delle frasi centrali del film, che inquadra la rinnovata consapevolezza di Lester riguardo a quante cose si possono perdere della vita e del mondo quando si smette di essere in contatto con se stessi e con il proprio sentire, gettando sotto il tappeto desideri e aspirazioni nel tentativo di mantenere un equilibrio destinato a frantumarsi.

Era una di quelle giornate in cui tra un minuto nevica. E c’è elettricità nell’aria. Puoi quasi sentirla… mi segui? E questa busta era lì; danzava, con me. Come una bambina che mi supplicasse di giocare. Per quindici minuti. È stato il giorno in cui ho capito che c’era tutta un’intera vita, dietro a ogni cosa. E un’incredibile forza benevola che voleva sapessi che non c’era motivo di avere paura. Mai. Vederla sul video è povera cosa, lo so; ma mi aiuta a ricordare. Ho bisogno di ricordare. A volte c’è così tanta bellezza nel mondo, che non riesco ad accettarla… Il mio cuore sta per franare. (Ricky Fitts)

Una delle scene più celebri del film, in cui la danza di un sacchetto di plastica mosso dal vento permette al sensibile Ricky di percepire un ordine superiore e rassicurante che, a fronte del dolore e delle difficolta della vita, sembra suggerire che in realtà non ci sia nulla da temere. Solo con questo tipo di pace interiore è possibile percepire la reale bellezza delle cose, quella che proviene dall’interno.

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Ho sempre saputo che ti passa davanti agli occhi tutta la vita nell’istante prima di morire. Prima di tutto, quell’istante non è affatto un istante: si allunga, per sempre, come un oceano di tempo. Per me, fu… lo starmene sdraiato al campeggio dei boy scout a guardare le stelle cadenti; le foglie gialle, degli aceri che fiancheggiavano la nostra strada; le mani di mia nonna, e come la sua pelle sembrava di carta. E la prima volta che da mio cugino Tony vidi la sua nuovissima Firebird. E Janie, e Janie… e Carolyn. Potrei essere piuttosto incazzato per quello che mi è successo, ma è difficile restare arrabbiati quando c’è tanta bellezza nel mondo. A volte è come se la vedessi tutta insieme, ed è troppa. Il cuore mi si riempie come un palloncino che sta per scoppiare. E poi mi ricordo di rilassarmi, e smetto di cercare di tenermela stretta. E dopo scorre attraverso me come pioggia, e io non posso provare altro che gratitudine, per ogni singolo momento della mia stupida, piccola, vita. Non avete la minima idea di cosa sto parlando, ne sono sicuro, ma non preoccupatevi: un giorno l’avrete. (Lester Burnham) [voce fuori campo]

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Il finale di American Beauty sprigiona tutta la poesia di cui l’opera di Sam Mendes è intrisa. Lester guarda ormai la sua vita da un punto di vista esterno, che gli permette di comprendere quanto sia straordinario ogni singolo istante vissuto sulla Terra, spesso rovinato da affanni e preoccupazioni che si rivelano futili e controproducenti. Il segreto di un’esistenza piena e serena, quindi, appare riuscire a far fluire l’esistenza e se stessi attraverso il mondo, cogliendo la vera bellezza, senza averne paura.