Citadel: cosa pensiamo della fiaba spy che riscrive le regole della serialità

Le prime impressioni contano. Cosa ci raccontano, sul futuro della serie Tv, le prime puntate di Citadel, 6 episodi su Prime Video a partire dal 28 aprile 2023.

Citadel è una serie TV in 6 parti, disponibile su Prime Video con i primi due episodi il 28 aprile 2023 per proseguire poi al ritmo di uno a settimana fino alla conclusione. Da Amazon Studios e AGBO dei Fratelli Russo, nel cast Richard Madden, Prianka Chopra Jonas, Stanely Tucci e Lesley Manville. Produttori esecutivi Joe e Anthony Russo, showrunner David Weil.

Di cosa parla la serie TV Prime Video?

La storia dell’omonima agenzia di spionaggio incaricata di provvedere alla sicurezza di, beh, l’umanità intera, colpita a tradimento dagli intrighi di Manticore, organizzazione segreta dalle intenzioni molto fosche. Otto anni dopo la caduta di Citadel, Bernard Orlick (Stanely Tucci), ex-agente, recupera i colleghi Mason Kane (Richard Madden) e Nadia Sinh (Prianka Chopra Jonas) per convincerli ad aiutarlo a frenare la creazione di un nuovo, nefasto ordine mondiale.

Citadel cinematographe.it

Il problema è che molta acqua è passata sotto i ponti, Nadia e Mason hanno dismesso l’abito spionistico (sul serio?) e anche dimenticato buona parte del loro passato. Non solo professionale. Ora – senza esagerare con gli spoiler e qualunque cosa pensiate delle prime impressioni – ecco tre cose importanti su Citadel e il relativo universo espanso (sì, c’è anche qui), messe in luce dalla visione in anteprima degli episodi introduttivi. Chiariscono la direzione presa dalla serie. E aggiungono qualcosa sulle tendenze generali della serialità, americana e non solo.

Citadel: il tentativo di costruire gli Avengers dello spionaggio

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I Fratelli Russo, Joe e Anthony Russo se preferite, non sono i diretti responsabili dell’ideazione del Marvel Cinematic Universe (MCU), ma è impossibile pensare all’uno senza gli altri e viceversa. Firmano quattro film della serie, nell’ordine Capitan America: The Winter Soldier (2014), Capitan America: Civil War (2016) e soprattutto i due più recenti, colossali, Avengers: Infinity War (2018) e Avengers: Endgame (2019). In un certo senso Citadel sembra il tentativo, sulla scorta della consapevolezza accumulata dal duo negli anni alla Marvel, di rispondere a un interrogativo ineludibile: è possibile realizzare un prodotto ad altissimo budget, ideologicamente affine al cinecomic, servendosi però di un contenitore (la serie Tv) con tempi e necessità molto diversi?

Citadel attinge a piene mani a un consolidato modello di storytelling. Il giro del mondo, una forte impronta action sposata a un umorismo leggero e mai offensivo, condita dalla consueta esaltazione della famiglia e con quel giusto tocco di inclusività; lo spettro emozionale è basico, ma di sicura presa. Le affinità tra i due progetti non si fermano qui. A legare i due universi è prima di tutto il modello narrativo di riferimento, globale e interconnesso. Citadel è il primo tassello di un universo seriale onnicomprensivo che legherà storie scritte da team diversi, realizzate in paesi diversi e per pubblici diversi. Tra gli spin-off confermati, quello italiano e quello indiano, con nel cast Matilda De Angelis, Varun Dhawan e Samantha Ruth Prabhu. Che il pubblico abbia dato prova di gradire la coralità e le squilibrate ambizioni della narrazione (seriale, cinematografica) espansa, è un dato di fatto. Resta da vedere se avrà la pazienza di scavare nei meandri di una storia tentacolare, certo, ma in un modo mai sperimentato prima. Perché la serie Tv ha con il tempo un rapporto molto diverso rispetto al cinema. E non è affatto detto che il modello Avengers, qui replicato con grande scrupolo, funzioni anche dopo il trasloco.

Citadel: una fiaba moderna, anche sotto il profilo delle dinamiche di genere, che riscrive i codici della spy story

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La fiaba funziona sempre. L’incantesimo di un efficacissimo modello narrativo: una visione elementare ma lucida dello spettro morale (buoni vs. cattivi), archetipi forti e facilmente riconoscibili e un’irrealtà, una poesia, capaci di modellarsi sulle esigenze di storie e contesti molto diversi tra loro. Realistici, o magari al limite dell’implausibilità. In Citadel molto, se non tutto, ha un sapore di fiaba. La posta in gioco, la difesa dell’umanità dalle mire di Manticore. I personaggi, la strega cattiva (Lesley Manville), il mago buono, (Stanely Tucci) e gli eroi. Che sono due, Richard Madden e Prianka Chopra Jonas. Qui sta la novità.

Nadia e Mason, in forte opposizione alla standardizzazione delle dinamiche di genere, emergono dai primi due episodi contemporaneamente come bello e bella addormentata, principe e principessa azzurra. Affetti da “provvidenziale” amnesia, funestati dalla memoria di un bacio che affiora sull’orlo della coscienza per ricordare che c’è altro che li attende oltre l’ordinario, devono trovare il modo di riappropriarsi di una fetta di vita perduta e reinventarsi, in condizione di assoluta reciprocità. La perdita della memoria è l’espediente narrativo di cui lo showrunner David Weil si serve per lavorare ai fianchi il genere spy story, modellandolo su una visione dei sentimenti e delle dinamiche uomo-donna più moderna. L’amnesia è funzionale ai personaggi, provvidenziale per il genere e utile alla cornice narrativa. Una fiaba rinfrescata, moderna, attualizzata.

Citadel: i personaggi femminili sembrano un passo avanti a quelli maschili

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Un’altra forte impressione che emerge dalla visione dei primi due episodi di Citadel e che si ricollega direttamente a quanto detto è che, preso per buono il tentativo della serie di aggiornare i canoni della rappresentazione delle dinamiche di genere, il bilancio di questo processo di “riscrittura” delle convenzioni dello storytelling spionistico è decisamente rosa. L’equilibrio di Citadel è un equilibrio di facciata, a conti fatti è sempre sempre lei a stare un passo avanti a lui.

Pensando al casting della serie e alla sua consapevole geometria, opposti, specularmente, due uomini a due donne, la partita, almeno a quanto ci raccontano i primi episodi, la vince il duo Lesley ManvillePrianka Chopra Jonas. Superato l’inciampo della “donna forte” e ipermascolinizzata, lo stereotipo al contrario che ha contraddistinto molto cinema commerciale americano degli ultimi anni, Marvel compresa, le donne di Citadel danno l’idea di godere di un buon margine di manovra all’interno della serie. Vale per la cattivissima Manville, vale ancor di più per la super-spia Prianka Chopra Jonas, che fonde un certo tocco glamour dal sapor di Bond Girl con una leadership naturale e una certa disinvoltura per quel che riguarda le scene d’azione. Spostando l’attenzione sugli uomini, Richard Madden – un tale habituè dello spionaggio che pare ormai superfluo dare seguito alla sua candidatura per James Bond, troppo inflazionato – e Stanely Tucci, cosa resta da dire? Per entrambi, evoluzione psicologica qui significa essenzialmente la scoperta di una vulnerabilità e un’imperfezione inedite per il genere. Un passo in avanti nella definizone di una mascolinità più aperta e moderna. Nel complesso, sono i personaggi femminili a risaltare di più.