Bullet Train e quel legame tra David Leitch e Brad Pitt! Il cast svela segreti e curiosità sul film

Il regista David Leitch, la produttrice Kelly McCormick e il cast, su tutti uno scatenato Brad Pitt, presentano Bullet Train. Azione e umorismo in sala in Italia il 25 agosto 2022.

David Leitch, regista di Bullet Train, nelle sale italiane dal 25 agosto 2022 per Warner Bros/Sony Pictures Italia, ci tiene a precisare che poche volte, in carriera, si è sentito più gratificato dalla lavorazione di un film. L’etichetta passabile è quella di action/comedy, la storia racconta dei sette assassini più letali del mondo e di come se le danno di santa ragione sul “treno proiettile” (da qui il titolo) che parte a Tokyo e arriva a Kyoto. “Quello che sento” spiega Leitch “non è semplice eccitazione. L’avventura del film è cominciata nei primi tempi della pandemia, prima è saltato dentro Brad, poi sono gravitati tutti gli altri. Fantastico poter dirigere un gruppo di attori come questi, ho avuto diverse esperienze positive in carriera ma questa le batte tutte. Tra l’altro, oltre ad essere bravi attori, sono anche persone fantastiche”.

Bullet Train cinematographe.it

Più o meno sulla stessa lunghezza d’onda Brad Pitt. Se Bullet Train ha tante facce e tante storie da presentare, la star indiscussa è sempre e comunque lui. Nel film, tratto dal romanzo di Kōtarō Isaka I sette killer dello Shinkansen, è Ladybug (coccinella), professionista dell’omicidio nel mezzo di una crisi esistenziale. Gli piace l’idea di tenere la stampa a distanza. “Prima di tutto fatemi dire che la conferenza virtuale è una gran cosa. Io mi sono avvicinato al progetto che la pandemia era già cominciata da cinque o sei mesi, l’umore generale non era dei migliori, ricordo però di aver riso moltissimo quando ho letto lo script“. Lo lega al film anche una chiave, diciamo così, sentimentale e filosofica insieme. “Sono un vecchio amico di David Leitch. Lui è stato la mia controfigura in diversi film, Fight Club, Troy, sono tanti. Mi sembra di aver chiuso il cerchio adesso che è il mio capo. Ma al di là di David, qui ce n’è veramente tanto di talento”.

Bullet Train: gli attori spiegano i personaggi

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Kelly McCormick, produttrice, viene sedotta dal progetto perché ci trova dentro qualcosa di inconsueto. “La cosa che mi ha colpito più di tutte era questo script molto buffo che parlava del destino. Un tema così profondo è una cosa insolita per un film commerciale. So che per David è stato lo stesso”. Riflessioni esistenziali, certo. Ma anche una robusta iniezione di umorismo. Essere davvero divertenti dipende da tante cose. Servono qualità nella scrittura, gusto per l’improvvisazione e quel particolare tipo di chimica che solo il set sa sviluppare. Un’alchimia potente lega la coppia di gemelli diversi Aaron Taylor-Johnson e Brian Tyree Henry. “Senza Brian” spiega Aaron Tayor-Johnson “non avrei mai potuto costruire il mio personaggio. Sono grato per tutto il talento con cui ho avuto a che fare. Tornando a Brian, sempre stato un fan del suo lavoro. Il nostro è un legame fatto di amore e fiducia, dentro e fuori scena”.

Non vi aspetterete mica che Brian Tyree Henry, che tra l’altro si è affidato molto all’improvvisazione (molte delle sue trovate sono rimaste nel film) dica cose diverse, vero? “Con Aaron potevo permettermi di essere assolutamente stupido sul set. Ci siamo trovati subito. Questo ha reso più facile stabilire un rapporto di fiducia reciproca. I personaggi si fidano l’uno dell’altro perché noi ci fidiamo”. Soddisfatta da Bullet Train anche se non ha molto da spartire col personaggio, Joey King. “In genere a un attore o a un’attrice si chiede sempre cosa c’è di suo nel personaggio. Beh, stavolta proprio niente! Parliamo di un’assassina psicopatica. Ringrazio David per avermi lasciato giocare con lei. All’inizio non avevo le idee chiare, non sapevo se spingere sul pedale della pazzia o immaginarla più fredda, controllata. Così, a volte mi capitava di recitarla in entrambi i modi, altre volte un po’ più a metà strada, giusto per dare al mio regista maggiori opzioni”.

Brad Pitt, il suo personaggio, lo vede come “uno scemo, un ruolo fantastico da interpretare! Il suo background lo immagino così. Esce fuori da un’esperienza professionale terribile con un esaurimento nervoso, per questo decide di andare da un terapista e quindi per qualche tempo non va a lavorare. Quando ritorna, è convinto di aver trovato la risposta a tutti i problemi. E la risposta è questa filosofia di vita incredibilmente zuccherosa”. Azione e commedia, un mix che David Leitch conosce già. “Deadpool 2 mescolava i due elementi. Lavorare a quel film è stato come partecipare a una masterclass in improvvisazione, grazie alla presenza di Ryan Reynolds. A me piace la commedia, ma sono atttirato anche da storie più hard-boiled. Bullet Train parla di fede, di famiglia, con i personaggi giapponesi si accenna anche all’idea della redenzione, poi c’è un po’ di filosofia e un bel messaggio”.

Come restare due ore su un treno senza annoiare? David Leitch e il cast del film svelano alcuni dettagli dietro alla realizzazione del film

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Come si fa a stare due ore su un treno senza annoiare?“La cosa che ci chiedevamo” ricorda Kelly McCormick “uno dei problemi più grandi, era appunto questo. Come intrattenere la gente per due ore filate senza allontanarci troppo dal treno? Il nostro sforzo è stato quello di costruirlo in modo che rispecchiasse diverse vibes, ogni scompartimento pensato come un mondo a parte dentro cui giocare. Allo stesso tempo, c’era bisogno di creare delle parentesi, flashback esplicativi, che ci consentissero di staccare per un attimo e di scendere”. David Leitch ricorda che la lavorazione è stata influenzata dalla pandemia. “A un certo punto, per esempio, mi sarebbe piaciuto andare a Tokyo, ma niente. Tutto girato in teatro di posa. Il set, non era neanche una grossa scatola. Piuttosto, un tubo racchiuso dentro una scatola”.

Se chiedete a Brad Pitt quale sia la parte più difficile del suo lavoro, vi risponderà che è svegliarsi la mattina. I progressi della tecnologia non finiscono di stupirlo. “Mi ricordo i film di Hitchcock, le soluzioni cui si ricorreva all’epoca per dare allo spettatore l’idea del paesaggio attraversato dalla ferrovia. Oggi, siamo in grado di farlo in maniera così precisa che sembra quasi che il treno abbia fatto tutto il viaggio”. A proposito di treni, il personaggio interpretato da Brian Tyree Henry è ossessionato dalla serie Tv anni ’80 Il Trenino Thomas, di cui si serve come vademecum esistenziale. Anche l’attore americano ha un legame con la serie. “La guardavo da piccolo, non ho fatto un ripasso per il film perchè, data la mia età, sarebbe stata una cosa inquietante. Mi sa che non sono un granché come attore del Metodo! Sono sicuro che, d’ora in poi, tutti quelli che mi incontreranno cominceranno a chiedermi cose sul Trenino Thomas. Mentre io, implorante, li pregherò di smettere”.

Joey King ringrazia il cast per averla fatta sentire all’altezza del ruolo e del film. “Avevo un po’ la sindrome dell’impostore, mi sono aperta con gli altri che mi hanno incoraggiata, dicendomi che se facevo parte di Bullet Train era perché me lo meritavo. Questa cosa è stata importantissima per me. Quanto alla più grande difficoltà che ho incontrato” prosegue “direi che è stato stare sui tacchi per la gran parte del tempo. Comunque, definire entusiasmante quest’esperienza è un eufemismo”. David Leitch parla delle orgini del progetto. “Leggendo lo script e il romanzo, mi sono accorto subito che c’era del potenziale. Ma mettere sette sociopatici su un treno e farli intergire può risultare una cosa un po’ cupa. Dovevo cercare di tirar fuori l’umanità di questi personaggi. Anche quando non c’è possibilità di redenzione, sono comunque divertenti”. Il bilancio è positivo e non è escluso che si torni a lavorare insieme, anche se non c’è niente di concreto, per ora. “Ci siamo divertiti un mondo a farlo, in teoria c’è ancora molto da esplorare. Un prequel, un altro viaggio. O magari un altro mezzo di trasporto. Ci piacerebbe lavorare ancora insieme”. Talvolta, la gioia di una produzione che fila via senza troppi problemi offre piaceri inaspettati. O, per dirla alla maniera di Brian Tyree Henry, “non pensavo che lottare contro Brad Pitt sarebbe stato così bello”.

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