ZFF 2019 – Zeroville: recensione del film con James Franco

La recensione di Zeroville, il film con protagonista James Franco, che rende tributo alla vecchia Hollywood tra citazioni e divi intramontabili.

Non è un segreto che James Franco ami adattare grandi opere letterarie per il cinema. Basti pensare a The Sound and the Fury di William Faulkner e In Dubious Battle di John Steinbeck. Al festival di Zurigo 2019 è stato presentato in anteprima Zeroville, il suo nuovo film che si ispira all’omonimo romanzo di Steve Erickson del 2007. Scritto da Paul Felter e Ian Olds, il film inizia lo stesso giorno in cui termina C’era una volta a… Hollywood di Quentin Tarantino, immediatamente dopo i brutali omicidi della famiglia Manson.

James Franco è Ike “Vikar” Jerome, un giovane studente di architettura che sogna una carriera nel mondo del cinema. Così un giorno prende l’autobus verso Hollywood con un grande tatuaggio sulla testa rasata che ritrae Montgomery Clift ed Elizabeth Taylor in una delle più famose scene del film Un Posto al Sole. Inizia a lavorare dapprima come volontario sui set, e poi studia con passione l’arte del montaggio. L’idea di unire parti di film diversi per creare il film perfetto diventa per lui una sorta di ossessione, mentre si innamora perdutamente di un’attrice sensuale interpretata da Megan Fox, protagonista di fantasie e allucinazioni sfocate.

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Sulle pagine di Erickson, Vikar è descritto come un incrocio tra Chauney Gardiner e Ignatius Riley, ma quello che conosciamo nel corso del film è un personaggio solitario, incapace di relazionarsi con gli altri in modo tradizionale, ma anche curioso ed eccentrico. Il suo aspetto stravagante lo porta persino al commissariato di polizia, dove viene interrogato come sospettato della strage di Cielo Drive in cui perde la vita Sharon Tate.
Un’ondata di energia creativa lo guida in una personale avventura surreale, psichedelica e passionale tra la nuova e vecchia Hollywood.

Il film è vividamente in sintonia con gli aspetti fisici del cinema pre-digitale. Franco si prende il tempo di assaporare i ronzii, i clic e i nitidi colpi della moviola, circondato da lucenti bobine di celluloide e acetato. Zeroville, ricco di riferimenti cinematografici, si rivela un vero e proprio omaggio sincero alla settima arte. Scene riprese da classici come Viale del Tramonto, Un posto al Sole, Casablanca e altre pellicole in bianco e nero, invadono molto spesso l’inquadratura. Una forma di meta-cinema per molti versi rassicurante, ma anche pronto a stupire quando meno te l’aspetti.

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Presentato in anteprima al Toronto Film Festival del 2015, Zeroville ha avuto un percorso
distributivo difficile, in particolare a causa del fallimento della società che ne aveva acquistato i diritti all’inizio. Accompagnato dalla colonna sonora di Johnny Jewel, questo dramma comico immerso in un clima surreale è un prodotto coraggioso che propone qualcosa di nuovo al pubblico, seppur con qualche punto debole. Il ritmo subisce dei rallentamenti ingiustificati e il cast poteva essere scelto più accuratamente, ma la regia osa, provoca e incanta, proponendo uno stile di narrazione magnetico.

La performance di James Franco è al centro di tutto, ma anche l’estetica contribuisce fortemente a rendere Zeroville un film frizzante, moderno e imprevedibile. Un invito ad abbandonarsi all’amore per il cinema e vivere il sogno a occhi aperti di un giovane artista sognatore che si scontra con la realtà, ma non è ben chiaro chi vince alla fine.

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Hollywood è stata spesso criticata da vari punti di vista, ma anche celebrata sul grande e piccolo schermo. E la passione sfrenata di Franco per questa forma d’arte è ben chiara visto la sua natura estremamente prolifica.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 2
Sonoro - 3
Emozione - 2

2.7