X – A Sexy Horror Story: recensione del film di Ti West

Con X - A Sexy Horror Story, il regista Ti West in teoria recupera il classico slasher fine anni '70, in pratica cambia le regole del gioco. Con Mia Goth e Jenny Ortega, dal 14 luglio 2022 nelle sale italiane.

Il 14 luglio 2022 esce nelle sale italiane per Midnight Factory X – A Sexy Horror Story, regia di Ti West. Recupero in tutta la sua gloria sanguinolenta anche se un po’ ammaccata dal tempo quasi una resurrezione, del genere slasher. Per chi non sa di che si tratti, quando si parla di slasher si fa riferimento a quel particolare tipo di narrazione horror in cui un pazzo omicida, armato di tutto punto, insegue un gruppo di giovani. Per farli fuori, ovviamente, nel modo più truculento (e moralista) possibile. Il capostipite e la stella polare di ogni discorso sul genere è, indiscutibilmente, Halloween – La notte delle streghe (1978) di John Carpenter. Poi ci sono tanti film che, antecedenti o non pienamente aderenti al canone, possono essere ugualmente inseriti nella discussione e fatti passare “per”. C’è chi storce il naso, di fronte a queste classificazioni, è anche vero che i puristi un’occasione per indignarsi la trovano sempre. Un esempio calzante di queste storie qui è Non aprite quella porta (1974) di Tobe Hooper.

Ora, il film di Hooper anticipa Carpenter di quattro anni e ci sarebbe la questione dell’aderenza a vicende realmente accadute, ma come slasher può passare, magari non in forma pura e più come un precursore. Inevitabile parlarne, perché X – A Sexy Horror Story gira spesso intorno al film del ’74, lo imita, lo omaggia spudoratamente. Ma non solo. Chi andrà incontro a Ti West e al suo bel cast, ci sono Mia Goth, Brittany Snow, Jenna Ortega, Scott Mescudi, Martin Henderson, Owen Campbell, Stephen Ure e altri/e, troverà pane per i suoi denti. Questo non è il solito horror. Nel senso che gli assomiglia, ma a metà strada sceglie di fare le cose in maniera un po’ diversa. Con quale bilancio? Vediamo.

X – A Sexy Horror Story: dei ragazzi, un furgoncino, una fattoria lontana da tutto

X - A Sexy Horror Story cinematographe.it

Comincia al solito modo, per chi se ne intende. Un furgoncino, uno squallido sfondo rurale. Siamo sempre in Texas, dalle parti di Houston, è il 1979 e dentro il furgoncino c’è una combriccola che chiacchiera tranquilla perchè non c’è nulla nell’aria che anticipi la carneficina che verrà. Wayne Gilroy (Martin Henderson) è un produttore porno di piccola taglia ma deciso a fare il botto. Ha fiuto, punta sul mercato home video, offerta a basso costo ma di qualità. La star dello show è Maxine (Mia Goth), la sua giovane e bellissima ragazza, un potenziale importante ma anche una certa insicurezza che cerca di gestire sniffando cocaina appena può. I colleghi di set sono Bobby-Lynne (Brittany Snow) e Jackson (Scott Mescudi). Siccome questo è porno, ma di spessore, c’è pure RJ (Owen Campbell), il regista debuttante pieno d’idee. Si è portato dietro la ragazza, che si chiama Lorraine (Jenna Ortega) e non sembra approvare lo stile di vita dei colleghi.

Il film che la piccola troupe vuole girare si chiama The Farmer’s Daughters. Dal momento che l’autenticità è un valore per questo tipo di produzioni, Wayne prende in affitto per le riprese il fienile di un certo Howard (Stephen Ure). Howard è un vecchio scontroso con una fattoria in mezzo al nulla, la tv sempre accesa sugli sproloqui di un predicatore bacchettone e una moglie inquietante. Il vecchio non ha simpatia per i visitatori, punta anche un fucile in faccia a Wayne. Viene facile pensare che un horror più convenzionale userebbe proprio questa miccia qui per scatenare l’incendio, puntando su muscolarità, shock superficiale e rispetto dei ruoli. Ecco, queste cose X – A Sexy Horror Story non le fa, perché è un horror di tipo diverso e ha interesse a lavorarsi le convenzioni fino al punto di rovesciarne il senso. Sembra di no, ma le cose sono cambiate; le donne prendono il timone della storia. Lo fanno in molti modi. Emblematica la scelta di Lorraine, che dopo una giornata passata ad assistere il fidanzato regista, fa pulizia dei suoi pregiudizi e decide di mettersi in gioco spostandosi davanti alla macchina da presa. Il partner non la prende bene, da bravo ipocrita non si fa problemi a filmare le ragazze altrui, ma la sua proprio no. Perché è una brava ragazza.

Lorraine si muove in un modo che pesa nell’economia della storia, non tanto da un punto di vista di narrazione spicciola, anche se ci saranno conseguenze, piuttosto simbolicamente. Per X – A Sexy Horror Story è un momento importante questo, forse il più importante. Se l’ideologia al fondo di tanto horror, lo slasher non fa eccezione, fotografa/mette alla berlina un atteggiamento puritano e castrante nei confronti della sessualità e la donna la inquadra sempre vittima, preda, oggetto, qui le cose si ribaltano. Qui le donne hanno di che scegliere su come stare al mondo, il che non vuol dire che non ci sia spazio per condizionamenti e debolezze. Nulla impedisce loro, comunque, di essere il motore di tante cose. Del piacere e della morte. Mia Goth è una presenza silenziosa e carismatica, con qualche scheletro nell’armadio. La moglie del fattore allaccia con lei una relazione complicata, attrazione e (soprattutto) repulsione. La donna è anziana, al punto in cui si trova può solo ricordare cosa significhi essere giovani. L’esplosione di sensualità e vita della troupe risveglia in lei desideri e passioni sopite. Con esiti tutti da scoprire.

X – A Sexy Horror Story: aprite quella porta, apritela bene, apritela tutta

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L’immagine ha qualcosa della forza sporca, polverosa, che è il marchio di fabbrica di tanto bel cinema e dunque anche del miglior horror indipendente degli anni ’70. Non aprite quella porta ritorna molte volte, Ti West si aggrappa alle piste lasciate dal film di Tobe Hooper con l’ostinazione di un segugio, gli prende tutto; l’atmosfera, l’ambientazione, il fascino sovversivo della produzione artistica fuori e contro il sistema. Il valzer delle citazioni non si ferma qui, se il classico serve allo scopo si usa e, in certi casi, si cita esplicitamente. Vale per Shining (1980), vale per Psyco (1960) cui tra l’altro X – A Sexy Horror Story “ruba” la furbizia di una narrazione che inganna lo spettatore fingendo che le cose vadano in un certo modo, per sorprenderlo ribaltando la prospettiva. Ecco.

Ti West, scrive/dirige/monta/produce, costruisce un’immagine apparentemente nostalgica e citazionista anche quando la macchina da presa si muove libera da preconcetti. Il film gioca costantemente sul filo di un rasoio sottilissimo, in equilibrio precario tra modernità e tradizione. X – A Sexy Horror Story recupera il punto di vista dei mostri, degli “altri”, dei cattivi. Indaga l’emotività, le passioni, i bisogni di quelli che scelgono il male, che si mettono dall’altra parte della barricata. Contamina orrore e violenza con una carica di dolcezza tenera e struggente, un senso della vita malinconico e sofferto. Tutti hanno le loro ragioni, giusto? Solo che stavolta non è di tragedia che si parla ma di horror, violento e neanche poco, con le donne che acquistano un protagonismo, un profilo inedito, anche e soprattutto nel rapporto con la sessualità. La cornice, però, la conosciamo bene. Sangue, ombre, ragazze che urlano.

Il regista sceglie ogni attrice in relazione al contributo che questa può dare in termini di atmosfera. Mia Goth, un certo modo di fare onirico e contemplativo. Brittany Snow, l’esuberanza e una gran fiducia nei suoi mezzi. Jenna Ortega, il sentimento di un’innocenza pronta ad aprirsi a una versione più sfaccettata dalle cose. Gli uomini non assolvono una funzione meramente strumentale, ma quasi. Fate attenzione al modo con cui il film li mette in discussione, all’ordine con cui si presentano in scena nel momento decisivo. C’è una piccola rivoluzione anche lì. Il punto è che, come somma di rivoluzioni grandi e piccole, il bilancio di X – A Sexy Horror Story è inevitabilmente contrastato. La prospettiva femminista ha un bel respiro, la violenza deflagra in maniera convincente, la storia ha sufficiente ironia e ci si diverte anche. Forse proprio la ricerca di un’atmosfera altra, più poetica e malinconica rispetto ai canoni del genere, è l’aspetto su cui il film poteva lavorare di più, approfondendo, articolando. X – A Sexy Horror Story, come ogni film che cerca di cambiare le cose, è più bravo a seminare che a raccogliere. Vive di suggestioni, più che di certezze granitiche. Ha il coraggio e la fantasia di aprire quella porta, a nessuno venga in mente di richiuderla.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

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