Venezia 76 – Barn (Beware of children): recensione

Barn (Beware of children) è un film norvegese presentato alle Giornate degli Autori 2019, in cui si parla di infanzia, famiglia e metodi di insegnamento

Come si fa a risalire alla verità? Questione umana antica, ma ancor più spinosa soprattutto se i mezzo a questa ricerca ci sono dei bambini. Nel film di Dag Johan Haugerud, regista e sceneggiature di Barn (Beware of children), il cui sottotitolo letteralmente significa “attenzione ai bambini”, si pone l’obiettivo di fare una riflessione su come vengono formati le giovani menti, in ambito familiare ma soprattutto tra le mura scolastiche. Partendo da un fatto tragico il film, lungo le quasi tre ore di durata, si interroga su tematiche psicopedagogiche, sull’ambiente familiare e sull’influenza del contesto socioculturale in cui i ragazzi crescono, affrontando temi come bullismo, omosessualità e insegnamento.

Barn (Beware of children) è una riflessione sulla formazione dei bambini

Barn - Beware of children Cinematographe.it

Ecco la trama del film: Durante la ricreazione, la tredicenne Lykke, figlia di un importante membro del partito laburista, ferisce gravemente il suo compagno di classe Jamie, figlio a sua volta di un politico di alto profilo di destra. Quando Jamie muore in ospedale, le versioni contraddittorie di ciò che è realmente accaduto rischiano di peggiorare una situazione già complessa e traumatica. Si è trattato solo di un gioco innocente? Liv, la preside della scuola e amante del padre di Jamie, deve trovare la forza per confrontarsi con i propri stati emotivi conflittuali e con una comunità profondamente turbata. Ma non solo, perché tra gli insegnanti della sua scuola c’è anche suo fratello e i suoi metodi liberal d’insegnamento… (Trailer)

Barn (Beware of children) è un trattato psicopedagogico per immagini

Dopo il tragico accaduto che viene mostrato nell’incipit, iniziano le riunioni tra gli insegnanti della scuola dove è successo il fatto. I docenti si interrogano se era possibile intervenire in qualche modo prima che accadesse l’irreparabile, o a monte se fosse stato possibile prevenire il gesto che anche in modo involontario ha causato la morte di un ragazzo. Alcuni accusano la ragazza che ha provocato la morte di Jamie, altri come la preside della scuola vogliono andare a fondo, scegliendo l’imparzialità. Oltre  a seguire le dinamiche che si instaurano tra gli insegnanti a scuola, ci si sposta tra le famiglie dei due bambini coinvolti nell’incidente: senza entrare nel dettaglio della psicologia, assistiamo al dolore di un padre che ha perso un figlio e due genitori che cercano di rapportarsi con la loro figlia alle prese con il senso di colpa. In particolare i genitori di Lykke si interrogano se le loro idee e i loro insegnamenti abbiano pesato in questa vicenda, in un percorso difficile in cui cercano di capire di più della psicologia della bambina. Infine è interessante anche l’opposizione di due tipi di insegnanti, uno che si pone come amico e che davanti ad un disegno osè lascia correre per non darvi peso, l’altro che cerca invece di mettere una distanza e che davanti quel disegno invece vorrebbe segnalarlo al consiglio. Un modo interessante di contrapporre un metodo di insegnamento (che sia a scuola o in famiglia) più o meno libero, seguendo l’evoluzione della società occidentale attuale.
Barn (Beware of children) si muove come in un sorta di trattato psicopedagogico cinematografico, in cui a prevalere sono i dialoghi e le interpretazioni degli attori. Il clima del film non è di tensione, ma invece che tendere al commovente sono disseminati lungo il film momenti di sottile ironia. Non c’è nemmeno moralismo: il film cerca di mettere sul piatto tutti gli elementi per esaminare in profondità una situazione altamente delicata, senza propendere da alcuna parte.

Il film è stato presentato alle Giornate degli Autori di Venezia 76

Girato completamente alla luce del sole, senza particolari momenti di trasporto emozionale,  Barn (Beware of children) si interroga in particolare sul cosa significa essere oggi bambini o genitori in Scandinavia, e in generale nel mondo. Da un lato ci sono le aspettative dei grandi, dall’altra la protezione dell’infanzia. In mezzo i bambini, con la loro innocenza e la famosa tabula rasa pronta ad essere riempita di esperienze che formano l’io. Un tema interessante soprattutto in un’epoca in cui c’è grandissima attenzione ai metodi d’insegnamento nelle scuole, dove i ragazzi sono sempre raggiungibili (pensiamo ai registri di classe elettronici dove si controllano presenze e voti), e in un contesto in cui il concetto di autorità e vicinanza tra studenti e insegnanti è sempre più sottile. Peccato per la lunga durata del film: qualche parola in meno avrebbe giovato ad una storia che più di altre riesce davvero a far riflettere a 360 gradi sul tema infanzia, famiglia, insegnamento.
Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 4
Emozione - 3

3.2