Unknown – Senza identità: recensione del film con Liam Neeson

Il dottor Martin Harris, in viaggio di lavoro a Berlino, vive un incubo senza fine: un altro uomo ha assunto la sua identità e sua moglie Elizabeth, in viaggio con lui, afferma di non conoscerlo...

Impossibile rifare e ricreare Hitchcock, su questo siamo – si spera – tutti d’accordo. Lo si può tuttavia omaggiare con brio ed eleganza, senza scadere nell’imbarazzo dell’imitazione pedissequa. Si potrebbe riassumere così Unknown – Senza identità del regista spagnolo Jaume Collet-Serra, uno dei nomi ricorrenti all’interno del cinema action contemporaneo a suon di Non-Stop (2014), Run All Night (2015) e L’uomo sul treno – The Commuter (2018).
Tutte variazioni sul tema del medesimo canovaccio narrativo, e anzi quasi tutti film facenti parte di una stessa saga che ha per protagonista l’attore irlandese Liam Neeson, che alla soglia dei 60 anni si è reinventato (anti)eroe del cinema d’azione a partire dalla trilogia Taken. Opere, quelle di Collet-Serra, zeppe di inseguimenti, sparatorie, cortocircuiti logici e intricati colpi di scena. A costo di mettere continuamente a repentaglio i concetti di verosimiglianza e credibilità, riuscendo sempre tuttavia a restare a un passo dal baratro.

Unknown – Senza identità: A volte la memoria gioca brutti scherzi

Unknown - Senza identità - Cinematographe.itLa trama di Unknown – Senza identità sfida fin dalle prime battute il nostro senso logico, mostrandoci il curioso caso del biotecnologo Martin Harris che si reca a Berlino assieme alla moglie per un convegno. La svolta arriva quando l’uomo si accorge di aver dimenticato un’importante valigetta in aeroporto, prende un taxi per recuperarla ma resta vittima di un incidente stradale che stravolgerà la sua esistenza. Dopo 4 giorni di coma, infatti, si risveglia disorientato, non ricorda nulla e soprattutto scopre che la sua identità gli è stata sottratta da qualcuno.

La moglie non lo riconosce più, il suo nome viene utilizzato da un’altra persona e lui si ritrova in una città straniera senza alcun aiuto. C’è da restare disorientati, e la sceneggiatura della coppia Butcher-Cornwell – tratta dal romanzo Fuori di me di Didier Van Cauwelaert – gioca benissimo le cartucce che ha a disposizione. Su tutte, ovviamente, quella del cittadino comune che si trasforma in implacabile killer e in intrepido combattente pur di raggiungere la verità, espediente che favorisce l’immedesimazione e il coinvolgimento di chi guarda.

Sulle tracce di Sir Alfred Hitchcock

Unknown - Senza identità - Cinematographe.itIn Unknown ci sono Memento e The Bourne Identity, c’è il thriller complottista polanskiano alla Frantic e c’è più di ogni altra cosa il rimando al cinema del sopraccitato Alfred Hitchcock, in particolar modo Intrigo internazionale e Il sospetto. Un frullato di suggestioni e colti riferimenti (che qualcuno potrebbe associare ad una sorta di presunzione autoriale), anche se la lezione imparata dal maestro del brivido non riguarda solo gli stilemi narrativi e la gestione della tensione, ma anche lo scaltro uso di una continua ma mai ingombrante autoironia, che attraversa la pellicola anche nei momenti più accesi.

Il collante del sarcarmo, associato ad un ritmo serrato che non si smorza praticamente mai nel corso delle quasi due ore di durata, tiene in piedi il film e i suoi continui colpi di scena, anche quelli più rischiosi e improbabili. Senza dimenticare l’approfondimento psicologico dei personaggi, elemento spesso accantonato in questo tipo di produzioni. Neeson e comprimari vari (Diane Kruger e January Jones, ma anche Frank Langella e Bruno Ganz) non sono figurine attaccate sullo sfondo, hanno una loro backstory e una loro anima. La missione di Collet-Serra, insomma, è ampiamente compiuta.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.2