Venezia 78 – Una relazione: recensione del film con Guido Caprino ed Elena Radonicich

L'opera diretta da Stefano Sardo, facente parte delle Giornate degli Autori alla Biennale di Venezia, scardina completamente il modo di concepire la crisi di una relazione, fornendo tante chiavi di lettura e interpretazioni al pubblico.

Una relazione, il film diretto da Stefano Sardo (che abbiamo conosciuto grazie alle sceneggiature di film come Monolith e Il ragazzo invisibile – Seconda generazione), suggerisce un’alternativa alla rottura traumatica di una coppia di innamorati, mostrando che forse, tentando un approccio più cauto e meno brutale, il risultato finale è più umanamente accettabile, con meno dolore alle spalle. Solitamente le relazioni amorose prima o poi finiscono per i motivi più disparati, anche se alcune volte quello che va a mancare è semplicemente quella scintilla di passione iniziale, senza che ci siano (apparentemente) responsabilità particolari. La fase successiva, ovvero quella chiusura di un rapporto (che può essere anche lavorativo o d’amicizia, non per forza amoroso) è la parte più drammatica, specialmente nel caso ci troviamo di fronte tanti anni di interazione tra le due parti.

L’opera, presentata il 6 settembre 2021 alla Biennale di Venezia 2021 nell’ambito delle Giornate degli Autori nella sezione Notti Veneziane, riflette sul peso della crisi relazionale, suggerendo una possibile e un po’ controversa soluzione, non priva di problematiche evidenti. Nonostante la realizzazione trova tanti punti di forza tra personaggi prorompenti e l’utilizzo sapiente del contesto musicale, arranca in qualche punto, specialmente sul lato tecnico, andando un pochino a sporcare il risultato finale, comunque pregevole. Una relazione, prodotto da Ines Vasiljevic, Andrea Paris, Matteo Rovere e Stefano Sardo, è una produzione Ascent Film e Nightswim, in coproduzione con La Onda, in collaborazione con Amazon Prime Video e Rai Cinema ed è in uscita nelle sale italiana il 13,14 e 15 settembre 2021 e successivamente su Amazon Prime Video.

Una relazione: un rapporto vissuto a tempo di musica

Una relazione 1

Tommaso (Guido Caprino) e Alice (Elena Radonicich) sono una coppia fissa da 15 anni con tanti alti e bassi, ma sempre in pista. Improvvisamente, però, qualcosa si rompe tra i due che scelgono volontariamente di lasciarsi in maniera graduale, senza traumi, destando tanta curiosità e dubbi nei confronti dei rispettivi gruppi di amici che vengono informati tutti in prima persona di questa peculiare scelta dei due. Se inizialmente questo sistema sembra reggere, mano a mano che va avanti si concretizzano alcuni problemi latenti e anche nuove opportunità amorose.

L’alchimia tra i vari personaggi, sia tra i protagonisti che tra le figure secondarie, appare subito evidente in Una relazione. Se ovviamente la coppia centrale della storia regge l’intera sceneggiatura, tutti i comprimari, per come sono stati costruiti a livello narrativo, supportano perfettamente gli attori principali, fornendo sia spunti dinamici che alimentando l’ironia sagace e graffiante del film. Per metterla su un differente piano, i protagonisti sono dei punti fermi del racconto, mentre gli altri personaggi forniscono sempre degli agganci per continuare la trama, avendo, indipendentemente da questo, delle caratterizzazioni ben definite.

Il lungometraggio riesce infatti ad essere una riuscita ibridazione tra un drama e una commedia: il contenuto è chiaramente di matrice drammatica (si parla comunque di pene d’amore), ma è comunque stemperato da una brillante infrastruttura comica, che spezza ovviamente i momenti più strappalacrime, ma fornisce anche molti spunti di riflessione tra una risata e un’altra.

Una relazione è legato in maniera indissolubile al mondo musicale: non solo Tommaso è il leader di un band alternative romana che si fa strada tra i locali della Capitale, ma la stessa colonna sonora contiene dei brani eseguiti, a livello canoro, da Caprino stesso, che dà prova di grande duttilità interpretativa. I vari pezzi presenti nella pellicola si amalgamano perfettamente con la vita del personaggio, una rockstar poco cresciuta che vive di illusioni e diventano una effettiva estensione della sua caratterizzazione, animando da una parte il film, ma anche la costruzione del protagonista.

Una relazione: l’incertezza del ritmo

Una relazione 2Ecco che invece Alice e il suo amore per la recitazione fanno da perfetto contraltare alla passione e al lavoro di Guido, anche se effettivamente i due mondi artistici possono essere allo stesso tempo interpretati in maniera complementare , un po’ come la condizione esistenziale nel momento della crisi della coppia: prima vicini, ma che si oppongono sempre più.

Dal punto di vista puramente tecnico, la pellicola presenta alcuni elementi sfavorevoli legati prevalentemente alla regia e al ritmo. Se la prima, a differenza dell’esplosiva e sagace sceneggiatura, rimane un pochino anonima, dando l’impressione di non esprimere al massimo il suo potenziale; il secondo pecca di instabilità, non riuscendo ad essere sempre constante. In particolar modo, il montaggio del film è eccessivo in alcuni punti, tanto da accelerare brutalmente alcuni passaggi della storia. Paradossalmente, però, tutta la parte finale di Una relazione è tirata per le lunghe, risultando prolissa soprattutto negli ultimi minuti. Il risultato è un’altalena indiavolata che crea qualche squilibrio interno al lungometraggio.

Abbiamo già parlato delle ottime interpretazioni degli attori, in particolare sottolineando la loro alchimia in scena. Ebbene, anche nelle performance individuali, gli artisti danno il meglio di sé e, nonostante Guido Caprino e Elena Radonicich siano perfettamente in parte, la chicca migliore ce la regala Libero De Rienzo, con la sua folgorante interpretazione. Il suo personaggio, anche se alla fine risulta marginale, è quello che ha le battute migliori e risalta rispetto agli altri grazie alla sua contagiosa, quasi surreale vena comica: non poteva esserci un addio migliore dell’attore che anche per l’ultima volta ci ha mostrato le sue incredibili doti recitative.

Tra alti e bassi, quindi, il lungometraggio riesce bene o male a fornire uno spaccato inedito su un argomento trito e ritrito, usatissimo nel mondo cinematografico e non solo, ma questa volta sotto un occhio completamente diverso. C’è da dire che l’idea di base della pellicola è davvero efficace e anche la realizzazione trova tantissimi elementi straordinari che la supportano degnamente: la sceneggiatura effettivamente è ben stratificata e sfrutta ogni singolo elemento del film con intelligenza, dai personaggi fino ai momenti di riflessione veri e propri.

Una relazione è una pellicola che vive della tridimensionalità dei propri personaggi, perfetta espressione di ogni singola argomentazione e contenuto riflessivo del lungometraggio, compreso ovviamente il tema della crisi di coppia. Con il mondo musicale a scandire efficacemente tutti i passaggi narrativi e registici, la realizzazione soffre però di alcuni squilibri a livello di ritmo, soprattutto a causa di un montaggio alcune volte estremamente accelerato. La regia, invece, a differenza della sceneggiatura, non riesce a risultare completamente formata, rimanendo sulla superficie. Ad ogni modo, un prodotto valido ed originale, fin dal concept iniziale che viene portato avanti con intelligenza nel corso della pellicola.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 3.5

3.5