Cannes 2018 – Troppa grazia: recensione del film di Gianni Zanasi

Con andamento sognante, a tratti frammentato ma capace di reggere una tensione emotiva pressoché costante, Troppa grazia accompagna lo spettatore in un folle ed esilarante viaggio all'interno di se stessi e delle proprie certezze.

Gianni Zanasi torna al cinema con una commedia a cavallo fra umorismo e sovrannaturale con Troppa grazia, il film con protagonista Alba Rohrwacher, Elio Germano e Giuseppe Battiston che vede Lucia (Rohrwacher), geometra pignola dalla vita privata sregolata, coinvolta inconsapevolmente in un rilievo catastale non esattamente trasparente, quando la Madonna in persona le appare per ammonirla a fermare i lavori in corso e imporre agli “uomini” di costruire una Chiesa al posto del centro commerciale pianificato.

Un incontro esilarante per il pubblico quanto sconvolgente per la protagonista, che si interroga sulla propria salute mentale mentre il suo mondo privato comincia a sgretolarsi, fra le incomprensioni col compagno (Germano) e con una figlia adolescente che fatica a trovare il suo posto nel mondo, fra sbalzi d’umore e ribellioni.

Troppa Grazia Cinematographe.it

Troppa grazia: la felicità, per Gianni Zanasi, è sempre un sistema complesso

Gianni Zanasi affronta uno spunto originale appoggiandosi su una sceneggiatura divertente e dall’ottimo ritmo, soprattutto nella prima parte del film, in cui comincia la sua consueta osservazione naturalistica sui personaggi, mostrandone tutte le contraddizioni e rivelandone le difficoltà ad affrontare un mondo che non spiega come fare per essere felici. Troppa grazia è un film che solleva molte domande, lasciandone parecchie insolute o affidate all’interpretazione del pubblico, mantenendo come messaggio centrale il bisogno e la contemporanea resistenza a credere nei miracoli, in un mondo che diviene sempre più difficile da decifrare e controllare, fra traffici loschi e disonestà anche all’interno dei rapporti più stretti.

Ma è proprio tale sospensione di un significato univoco la forza della narrazione di Zanasi, che lascia che il pubblico viva la confusione insieme ai protagonisti, mentre il divino interviene metaforicamente per riportare i fatti a un piano di realtà in cui si riesce a guardare dentro se stessi, imparando a trovare la pace interiore un po’ più vicino del luogo indefinito in cui spesso si crede che sia, per paura o disincanto. La felicità appare allora ancora come quel sistema complesso già raccontato dal regista nel 2015, fatta di battute d’arresto, smarrimenti e riconciliazioni, a volte legata a un passato che può ancora essere presente, guardando in profondità dentro se stessi.

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Penalizzato forse da qualche digressione di troppo nella parte centrale del film, dedicata all’incontro-scontro di Lucia con la Madre di Dio (esilarante il momento Fight Club in cui la protagonista sembra lottare contro se stessa), a Zanasi resta il grande merito di aver portato in scena un Madonna che per fortuna non piange sangue ma non è esattamente lo zuccherino che ci si aspetterebbe, evidentemente stanca di mostrare la via a uomini storditi da una vita quotidiana in cui manca il tempo e lo spazio mentale per ricordare e percepirsi, capendo cosa si vuole veramente.

Il personaggio di Elio Germano diviene così la cartina tornasole della confusione mentale di Lucia, prima allontanato bruscamente perché imperfetto come solo i maschi sanno essere  -secondo la protagonista – e poi nostalgicamente osservato da un punto di vista esterno, mentre si prodiga a venire incontro come può al momento folle vissuto da Lucia, senza mai abbandonarla ma impossibilitato a riprendere il suo posto nel cuore della compagna, che ormai non riesce più a credere nemmeno ai propri occhi.

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Con andamento sognante, a tratti frammentato ma capace di reggere una tensione emotiva pressoché costante, Troppa grazia accompagna lo spettatore in un folle viaggio all’interno di se stessi e delle proprie certezze, mostrando che vale sempre la pena metterle in discussione, in vista di un bene superiore.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3

3.3