Time Trap: recensione del film di Ben Foster e Mark Dennis

Un gruppo di studenti scopre una caverna in cui il tempo passa più lentamente di quanto non scorra in superficie. È l'inizio di un'avventura che li porterà loro malgrado nella preistoria e nel futuro, verso l'ignoto spazio profondo.

Una manciata di idee intriganti, alla ricerca di una narrazione più coesa e strutturata. Potremmo riassumere così Time Trap, film d’avventura fantascientifica in attesa di un’esplosione e di uno sviluppo maggiore e diverso rispetto a quello che, nei fatti, realizza. La colpa – se davvero di colpa si può parlare – è di un budget ridotto all’osso, che trascina inevitabilmente la pellicola della coppia Dennis-Foster nella cerchia dei film di serie B, quelli che si guardano senza troppa convinzione e con la consapevolezza di limiti e mancanze.
Ma questa tipologia di opere ha imparato negli ultimi anni – idealmente da Sharknado in poi – a giocare abilmente coi suoi stessi gap, strizzando l’occhio allo spettatore e quasi dichiarando la sua natura derivativa e fallace. Sono produzioni dalle mille vite, e Time Trap lo dimostra: dopo una distribuzione minima nelle sale nel 2017, ora questo improbabile action movie sta vivendo una nuova giovinezza grazie a Netflix, che l’ha inserito nel suo catalogo ottenendo un riscontro improvviso e inaspettato.

Time Trap: Alla ricerca della Fonte della Giovinezza

Time Trap - Cinematographe.itTime Trap, come in fondo rivela il titolo stesso, è una variazione sul tema del viaggio nel tempo, sui continuum spazio-temporali e sulle distorsioni che producono un inevitabile terrore nell’ignoto. La stringata durata del film – che non raggiunge l’ora e mezza – non permette di approfondire troppo: siamo in Texas, e un aitante professore di archeologia scompare in una grotta dopo essere partito alla ricerca dei suoi genitori hippie, spariti negli anni ’70 mentre cercavano la Fonte della Giovinezza. Sulle tracce di Hopper si metterà un gruppo di studenti, con corollario di amici, sorelle e vicini di casa.

Un po’ dalle parte di I Goonies (non a caso citati) e un po’ da quelle di Stargate (qualcuno ha tirato in ballo persino i paradossi nolaniani di Interstellar), Time Trap finisce per assomigliare involontariamente alla serie tv tedesca Dark, realizzata però successivamente. Lo spunto probabilmente più interessante è quello relativo alla “modalità” del viaggio: i protagonisti attraversano i decenni e i millenni restando in verità fermi nella caverna, sorta di bolla in cui tutto rallenta. È il mondo a correre, là fuori, mentre loro restano immobili. Uno scaltro espediente che risolve buona parte dei potenziali problemi legati a scenografie ed effetti speciali.

La risposta è nel futuro

Time Trap - Cinematographe.itSenza mai prendersi eccessivamente sul serio, il lavoro di Dennis e Foster riesce a mantenere la propria coerenza interna grazie ad un concept tanto semplice quanto solido. L’idea di base è suggestiva (a dimostrazione di quanto possa fare un soggetto ben congegnato, ancor prima della vera e propria fase di scrittura), le soluzioni visive sono ingegnose e fanno alzare qua e là il sopracciglio per il divertimento: i cavernicoli, il gigante alieno, l’astronave che si staglia nel cielo sono tutte soluzioni tanto ingenue quanto accattivanti, che tengono alto l’interesse fino ai titoli di coda.

E su come lo scorrere del tempo riveli i danni sulla Terra a causa del disinteresse dell’essere umano, Time Trap sviluppa una forse sbrigativa ma utile riflessione nelle sue battute conclusive. Come spiegano a più riprese gli stessi protagonisti, “il futuro può darci tutto quello che vogliamo”, e le risposte di cui abbiamo bisogno appartengono per forza di cose ad un domani da costruire, in un mondo da salvaguardare. Ma per giungere a questa presa di coscienza bisogna aprire gli occhi e guardare in faccia la realtà, oltre i confini della grotta e dell’oscurità in cui sembra che tutto resti identico a se stesso per l’eternità.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 2
Recitazione - 2.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

2.8