The Space Between: recensione dell’opera prima di Ruth Borgobello
The Space Between, con Flavio Parenti e Lino Guanciale, è l'opera prima scritta e diretta da Ruth Borgobello, un film sulla possibilità di non dover rinunciare sempre alle proprie passioni.
Produzione italo-australiana per l’opera prima della cineasta Ruth Borgobello, storia di sogni notturni e sogni da realizzare, di passioni da inseguire e passioni da ricordare, di vecchi paesi che si lasciano alle spalle e di nuovi paesi che aspettano solo di accogliere un florido futuro. The Space Between racconta le seconde possibilità che la vita impensabilmente presenta, un invito a non aver timore di rischiare, con protagonisti Flavio Parenti e Maeve Dermody.
Incatenato a una quotidianità spenta e priva di stimoli, per Marco (Flavio Parenti) unica fonte di piacere è passare il tempo insieme al suo amico e socio Claudio (Lino Guanciale), con il quale gestisce piccole cene organizzate, continuando così ad alimentare la sua più grande passione: la cucina. Dovendo affrontare un’improvvisa quanto distruttiva perdita, Marco riuscirà a tirare avanti dopo essersi imbattuto – per quello che non sembra affatto un caso – nella solare Olivia (Maeve Dermody), una conoscenza che saprà resuscitare nella vuota esistenza del ragazzo l’auspicio di poter ancora far del suo talento qualcosa di concreto. Un’iniezione di speranza in uno spirito che aveva perso la voglia di accettare ogni sorta di nuova sfida.
The Space Between – La regia scolastica di Ruth Borgobello
In un ambiente neutro, nitido nelle sue immagini, organizzato e dalla visibile cura a livello di riprese, le inquietudini di Marco si manifestano con dolenza nel primo film di Ruth Borgobello, opera al limite tra dramma, romanticismo, riflessione e desideri, la quale gira intorno al misterioso universo dei segni. Cenni, indicazioni che si ripetono, si presentano in diverse forme, rivelandosi poi fondamentali alla fine di intraprendere scelte che determineranno il proprio percorso e rendendo per questo motivo più solido l’avvenire.
Al lavoro su un lungometraggio dopo i precedenti corti Claudia’s shadow e The gift, Ruth Borgobello sembra ostentare la consapevolezza sul come dare alla luce delle inquadrature che banalmente verrebbero definite artistiche, dando l’impressione che il suo film The Space Betweeen sia soltanto un compitino ben fatto, scolastico, il quale presenta pochi problemi di costruzione, mancando però – dietro alla sua patina adeguatamente e accuratamente strutturata – di una necessaria scintilla d’anima. Occupatasi non solo della regia, ma autrice del soggetto e collaboratrice alla sceneggiatura assieme a Mario Mucciarelli, la Borgobello anche qui ricerca un’originalità dalla quale riesce a ricavare poco, cadendo con una certa frequenza nei consueti risvolti e dialoghi visti e ascoltati milioni di volte, i quali fanno sfumare completamente l’alone indipendente che il film vuole perseguire.
The Space Between – L’attesa di un’altra possibilità
I due protagonisti interpretati da Flavio Parenti e Maeve Dermody funzionano l’uno affianco all’altra, attori la cui bellezza viene riportata dalla macchina da presa per poi essere proiettata sul grande schermo e che si cimentano con una narrazione facilmente trattabile senza dover quindi lavorare eccessivamente su di una specifica chiave di lettura del copione e dei personaggi. Maeve Dermody è deliziosa nei panni della spaesata turista alla conquista del suo sogno ed alle prese con accenni della lingua italiana, mentre Flavio Parenti, nel film monumento dell’infelicità, risulta uscire maggiormente credibile dalle scene che lo vedono recitare in inglese rispetto a quelle girate in diletto nostrano.
Prodotto da Ideacinema e Mondo Studio Films, in associazione con Fantastificio e Daydream Productions, nonché in collaborazione con Agio Capital Corporation Limited, l’iniziale lavoro The Space Between di Ruth Borgobello si rivela una riuscita a metà che manifesta pregi e difetti di una regista di cui potremmo tornare a sentire parlare, anche lei come il suo protagonista bisognosa soltanto di poter saltare su di un nuovo treno, che le dia l’occasione di confrontarsi con altre opportunità.