Venezia 80 – The Featherweight: recensione del film proiettato al Festival di Venezia

La recensione di The Featherweight, film di Robert Kolodny, presentato nella sezione orizzonti al Festival di Venezia.

The Featherweight, film presentato in anteprima mondiale al Festival di Venezia nella sezione orizzonti, è diretto da Robert Kolodny, che spesso lavora come direttore della fotografia – tra i suoi lavori vi è il plurinominato documentario Procession (2021), shortlisted agli Oscar del 2022 nella sezione miglior documentario, e anche di Tutta la bellezza e il dolore – All the Beauty and the Bloodshed (2022).

Il lungometraggio, una sorta di falso documentario, porta sullo schermo la vita e la carriera di Guglielmo Papaleo, conosciuto con il nome Willie Pep, pugile Italo-americano, due volte campione del mondo di pesi piuma tra il 1942 e il 1950 e considerato uno dei migliori lottatori del secolo.

The Featherweight: un falso documentario sul vero campione del mondo

The Featherweight Festival di Venezia - Cinematographe.it

Scritto da Steve Loff, la pellicola è ambientata nella metà degli anni Sessanta, e sfruttando un metodo narrativo non molto comune, quello del falso documentario, segue un capitolo decisivo nella vita del pugile italo-americano Willie Pepcampione di pugilato con il maggior numero di vittorie di tutti i tempi – che, ormai superati i quarant’anni, in declino e con una vita personale in frantumi, vuole tornare sul ring. Deciso a recuperare la fama, Pep ingaggia una troupe di documentaristi per entrare nella sua vita e seguirlo nelle sue relazioni personali e professionali, documentando così il suo passato e il suo presente.

Minuziosamente documentato e realizzato, The Featherweight in forma di mockumentary è un ritratto del declino non solo di un atleta, ma soprattutto di un uomo. Con 40 anni di età, vari divorzi, una moglie molto più giovane e poco apprezzata dalla famiglia, due figli che appena gli parlano, Pep non è più il campione di una volta, non ha più la leggenda dei pesi piuma, ma è solo un uomo di mezza età senza lavoro e anche senza soldi. Il film è un ritratto del malessere della mascolinità, della fama e dell’auto-percezione americana nel secolo scorso. Uno sguardo umano e critico sulla vita e sulla carriera di una persona reale, ormai lontana dai giorni di gloria e lontana da quella sicurezza di sé tipica di chi è all’apice del mondo.

Un film che pone al centro dell’attenzione la personalità e l’individualità di un uomo, che dopo anni ad essere stato il campione del mondo, si ritrova ad essere un cittadino comune, una persona normale e banale, senza alcun vero talento. Una caduta dall’Olimpo che non è accettata, e che porta Pep a voler costantemente ricordare al mondo, alla famiglia e a sé stesso che lui è (era) importante, nonostante ormai non lo conosca più nessuno. Una costante negazione della propria situazione che porta inevitabilmente ad un maggior caduta nel momento in cui la si accetta.

The Featherweight è sapientemente diretto da Kolodny, con un cast convincente, che riesce a modulare la propria performance con i movimenti della cinepresa, in una serie di coreografie precise ma anche libere, artificiose ma anche realistiche, naturali e innaturali, che creano atmosfere interessanti e uniche. La pellicola funziona non solo grazie alla recitazione del cast, ma anche alla sceneggiatura abilmente creata per sottoporre lo spettatore ad un documentario evidentemente fittizio, ma anche altamente realistico. Eppure il film seppur ben fatto, non riesce a trattenere costantemente l’attenzione dello spettatore, e lo stile de falso documentario tende a perdere d’impatto nel momento in cui abbandona la pretesa di realismo ed è evidentemente fittizio. Un film non perfetto ma che certamente merita attenzione.

Conclusione e valutazione

The Featherweight è un falso documentario sulla vita e sulla post-carriera da pugile di Willie Pep. Una pellicola che sfrutta questo stratagemma narrativo per creare un prodotto cinematografico originale e degno di attenzione, che poggia in maniera costante sulla recitazione del proprio cast. Ottime performance che sono in simbiosi con la cinepresa e che creano una pellicola altamente fittizia ma anche realistica. Un film sull’identità, sulla carriera, e sull’inevitabile caduta dall’Olimpo che porta a moti interiori complessi e straordinariamente difficili da accettare. Il ritratto di un atleta ma anche di un uomo americano degli anni Cinquanta.

Prodotto da Appian Way – casa di produzione di Leonardo di Caprio (Michael Hampton, Jennifer Davisson), da Golden Ratio Films (Abhayanand Singh), e da Pep Films (Bennett Elliott, Robert Greene, Asger Hussain, Steve James). Nel cast James Madio, Ruby Wolf, Keir Gilchrist, Ron Livingston, Stephen Lang, Lawrence Gilliard Jr., Shari Albert, Imma Aiello.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

3.1