The Batman: recensione del film con Robert Pattinson

Eroi frangibili, mossi da vendette e bugie. Un film che si lascia consumare con avidità, come una sigaretta sulle labbra.

The Batman è un graffio bellissimo. Matt Reeves aggroviglia suggestioni, atmosfere gotiche e accese note di musica classica al fine di raschiare via la patina della maschera dietro la quale si cela (in questa occasione) il volto di Robert Pattinson, restituendo al pubblico la rappresentazione di un uomo lacerato, affranto, deluso. Proprio come Gotham, alla quale il cavaliere oscuro è legato indissolubilmente, così Bruce Wayne sarà costretto a ricostruire le macerie della sua esistenza, in un processo di rinnovamento subdolo quanto doloroso, lento e logorante.

Partendo dalla materia fumettistica contenuta nei volumi Batman: Anno uno, Batman: Il lungo Halloween e Batman: Ego e altre storie Matt Reeves (supportato alla sceneggiatura da Peter Craig) ritaglia su celluloide una particolare visione dell’uomo pipistrello, in un viaggio dai toni noir che ci conduce alle origini dell’eroe della DC Comics. Il mondo che dipinge è tagliente, vibrante, dannatamente reale; riesce a bucare lo schermo infiltrandosi tra i meandri di un futuro passato, nella fotografia così lucida e distopica di una piccola realtà afflitta da disagi da megalopoli in cui la pioggia battente non basta a lavare via il crimine che scorre serpentino lungo le strade e nelle viscere di Gotham. La fotografia di Greig Fraser sembra citare pesantemente Blade Runner. Ma non ci sono androidi qui, solo uomini assetati di corruzione, di odio e di vendetta. Già, vendetta, è questo il sentimento che muove l’eroe di The Batman: come in un poema epico egli appare invincibile e imperscrutabile e tutto prende le mosse dalla sua ira, dall’abbandono forzato a cui la morte dei genitori l’ha costretto, dall’incapacità di perdonarsi, dalla paura di mostrarsi. Come la notte egli piomba sulla criminalità, annunciato da un gioco di luci e ombre che si fa sintesi di una filosofia ambigua e di uno stile grafico leggendario. In quella parte che non si espone alla luce Gotham vomita tutto il marciume di cui è capace, tutte le bugie e i segreti di un passato costretto a tornare ancora e ancora.

The Batman: la vendetta è il motore dell’azione nel film di Matt Reeves

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Credono che mi nascondi nell’ombra, ma io sono l’ombra.

In questo nuovo adattamento i confini della città sembrano dilatarsi quanto basta a inglobare al suo interno le periferie di ogni luogo, ma la città fondata dai Wayne resta un’isola infelice in cui espiare i peccati. È moderna e antica insieme, è la somma scomposta di un’evoluzione incompiuta. È sopraffatta dagli inganni, dalla droga, dal crimine. Nulla in essa è come appare: si dipana come un contorto labirinto tra i bassifondi, i club fantoccio, gli edifici fatiscenti. C’è sempre un mistero sotto tutto ciò che Bruce incontra: persone, scritte, marchingegni, moquette.

Se i “buoni” sono spinti a lottare animati dalla vendetta, i “cattivi” (ma non solo) scivolano sulle lame della bugia e tutta la narrativa di The Batman si articola in un incastro di enigma da risolvere. Considerando che nel film il nostro vigilante veste i suoi panni da eroe da appena un anno, collaborando con la giustizia e giocando a fare il detective, affrontando contemporaneamente i fantasmi del suo passato e del suo presente, non sorprende rintracciare nella pellicola prodotta da Matt Reeves con Dylan Clark (con Michael E. Uslan, Walter Hamada, Chantal Nong Vo e Simon Emanuel come produttori esecutivi) tracce di origin story, noir, family drama.
Paul Dano, insospettabile interprete di Edward Nashton, alias l’Enigmista, è il perfetto villain in un mondo che si muove a colpi di followers e ricatti: un nerd psicopatico che si appiglia alla disparità tra le classe sociali, ricattando con la verità che gli altri nascondono e tenendo sotto scacco un’intera comunità. La sua invisibilità, la sua astuzia, costituiscono il valore aggiunto all’interno di una trama che altrimenti peccherebbe di semplicismo e invece sa consumarsi sugli occhi come una sigaretta sulle labbra, alleggerendo il peso di un minutaggio che solo sulla carta appare eccessivo.

Robert Pattinson: la malinconia e la forza dell’eroe

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Tuttavia tutti gli interpreti sanno essere a loro modo perfetti, da Jeffrey Wright nei panni del detective James Gordon all’Alfred Pennyworth interpretato da Andy Serkis, passando obbligatoriamente per Zoë Kravitz, che presta il volto a una Selina Kyle / Catwoman capace quanto basta di badare a sé stessa, ad aggiungere note di sporadico altruismo, facendo in fretta però a uscire di scena per compiacere (come da tradizione del personaggio) l’istinto felino di indipendenza. Il ruolo del corrotto Carmine Falcone calza a pennello a un sempre eccellente John Turturro, anche se la trasformazione più folgorante è di certo attribuibile al Pinguino di Colin Farrell.
Personaggi che si muovono sul grande schermo, provando a scrollarsi di dosso le pesanti maschere fumettistiche, tutti a loro modo complici nel mettere in risalto il volto seminascosto di Robert Pattinson: i suoi lineamenti duri e malinconici sanno lasciare spazio alla potenza che pervade il suo fisico e alla debolezza della sua mente; sanno essere una tela bianca in cui sovrapporre un milione di altri volti, guidati dal profondo senso di impotenza, giustizia e, chiaramente, vendetta.

La colonna sonora di Michael Giacchino in The Batman: un bagno di sacra crudeltà

A irrorare di epicità e grazia The Batman, più del perfetto montaggio di William Hoy, più dei costumi di Jacqueline Durran, è la colonna sonora di Michael Giacchino: tenebrosa e sensuale, infilza le immagini nei pensieri, affondando aghi di incommensurabile meraviglia. In una giostra di distruzione, la musica asseconda il male e al contempo se ne dissocia, fungendo da fiaccola nell’oscurità e conducendoci a una vittoria mutilata in cui la distruzione coincide con la luce, con la ricostruzione. Alla soundtrack si avviluppano brani in grado di assecondare ogni sequenza, dal caos elettrico di una discoteca alla sublime e sacrale sinfonia di Schubert, la cui Ave Maria ricorre nei momenti topici, compensando con le preghiere il male arrecato al prossimo.

The Batman, dicevamo in principio, è un graffio: le unghie della narrazione affondano decise nei nostri occhi, nelle nostre orecchie. Il mondo che viviamo, per circa tre ore, resta fuori dalla nostra testa, mentre tutte le sensazioni si lasciano anestetizzare dal grido muto di un uomo che porta sulle spalle la croce dell’eroicità, dell’altruismo, della giustizia. Quell’uomo alla fine diventa altro, lacera il suo ego e penetra nel nostro mondo, diventa uno di noi. Non c’è vendetta, non c’è paura, non c’è rancore. È solo la tagliente storia del mondo che, fatto a pezzi, prova a ricomporsi, a fidarsi ancora.

Il film è al cinema dal 3 marzo 2022, distribuito da Warner Bros. Pictures.

Regia - 5
Sceneggiatura - 5
Fotografia - 5
Recitazione - 5
Sonoro - 5
Emozione - 5

5