Berlinale 2021 – Ted K: recensione del film di Tony Stone

La recensione di Ted K, il film di Tony Stone alla Berlinale 2021 tratto dalla storia vera di Ted Kaczynski, che decise di vivere come un eremita.

Inserito nella sezione Panorama della Berlinale 2021Ted K ripercorre la storia di Ted Kaczynski, il pericoloso Unabomber che decise di vivere come un eremita nel bosco, lontano da ogni forma di civiltà moderna, se non per distribuire via posta delle bombe per attaccare i simboli di una società a suo avviso ormai irrimediabilmente corrotta.

Ted K parla sempre in prima persona, narra questa storia già molte volte portata sullo schermo da un punto di vista personale, raccontando dalla propria prospettiva tutti i processi decisionali che lo spinsero a compiere questi attacchi dinamitardi. Quello che emerge forte e chiaro da questa versione della storia firmata da Tony Stone è la natura profondamente ecologista delle dimostrazioni terroristiche del protagonista. In funzione della protezione della natura contro la distorsione della società urbanizzata, l’uomo rivela le sue intenzioni e i suoi pensieri, ben prima della pubblicazione della sua lettera, vedendo nel mondo acerrimi nemici capaci di compromettere la sopravvivenza stessa dell’ecosistema puro in cui quotidianamente Ted si muove.

Il terrorismo a sfondo ecologico di Tony Stone

Ted K - Cinematographe.it

Il regista di Ted K si preoccupa fin da subito di definire la veridicità del racconto, così come decide di definire immediatamente la predominanza della natura e del silenzio. Le prime relazioni che Ted mostra sono quelle con i tanto odiati aerei che sorvolano il suo bosco altrimenti silenzioso, contro i caterpillar e le segherie che decimano gli alberi della foresta, contro la sua stessa famiglia, incapace secondo lui di comprendere fino in fondo l’importanza e la fondatezza delle sue convinzioni. Uno degli elementi meglio riusciti di questo ritratto è la preponderanza della natura e lo spirito genuinamente ecologista che muove le intenzioni di un Ted sempre più allucinato, che inizia anche a percepire presenze distorte intorno a lui e che non riesce a sottrarsi al fascino dell’esibizione, per il quale decide di pubblicare il suo manifesto (elemento che fu non a caso fondamentale per identificarlo e catturarlo). Questo approccio lascia quasi fuori dallo schermo gli attentati nella loro manifestazione, indirizzando ogni tipo di speculazione interiore verso l’intimo labirinto di prospettive che abita la mente di Ted.

La totale inadeguatezza del protagonista nei confronti del mondo esterno è sottolineata dalla sua incapacità di inserirsi in un qualunque contesto sociale o lavorativo, legato com’è al mondo animale. L’unica lettura infatti possibile agli occhi di Ted è la continua similitudine con il mondo animale: in questo senso le città diventano gabbie dorate, la lepre catturata a inizio film riesce invece a liberarsi sul finale, persino di fronte a un puma l’uomo riesce a stare sereno e a trovare un equilibrio di reciproca convivenza, mentre nemmeno una giornata lavorativa in mezzo al bosco riesce a concludersi senza una sua esplosione di rabbia. L’incomunicabilità tra Ted e il mondo esterno diventa una malattia, che provoca un suo totale distaccamento dalla realtà. Nonostante questo, la natura umana del protagonista emerge nei suoi moti di vanità, nel suo bisogno di mettersi in mostra e affermare la superiorità della sua idea nei confronti del resto della civiltà, in qualche modo rinnegando quell’equilibrio naturale da lui stesso tanto esaltato. Si tratta di un racconto di Ted contro tutti, di Ted contro un mondo compromesso e incapace di restare connesso alle proprie radici; quello di cui il protagonista sembra non accorgersi è però che le stesse critiche che lui avanza nei confronti del mondo esterno potrebbero essere rivolte a lui stesso.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 2
Sonoro - 3
Emozione - 2

3

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