Tafanos: recensione dell’horror comedy di Riccardo Paoletti

Dal 4 luglio 2018 Sky propone Tafanos, una commedia horror che omaggia esplicitamente i B-Movie degli ultimi anni. Al centro della storia, uno sciame di tafani assassini che prende in ostaggio un gruppo di ragazzi.

Fiero erede dei b-movie, Tafanos di Riccardo Paoletti è l’ultima proposta di Minerva Pictures in collaborazione con Sky, che distribuirà il film sui suoi canali a partire dal 4 luglio 2018.

Pensato e realizzato nella migliore tradizione del trash, Tafanos è un film che non si prende per nulla sul serio, una vera e propria commedia horror in cui a problemi assurdi si trovano soluzioni altrettanto sconclusionate. Il cast gode della freschezza di volti giovani e simpatici che si adattano – senza porsi troppe domande – agli standard del genere, ricalcando stereotipi tipici della commedia demenziale americana. La regia si lascia andare a un racconto divertito, la cui asticella del non-sense cresce scena dopo scena e trasmette al pubblico tutto il gusto del suo autore per il cinema disimpegnato.

Tafanos, il b-side del cinema italiano

Il film di Paoletti è un omaggio esplicito a tutta quella filmografia che racconta, con toni tra il surreale e il grottesco, scontri titanici tra esseri umani e grandi bestie geneticamente potenziate. Pensiamo a Sharknado (a tutti gli Sharknado) e in genere alle produzioni The Asylum, ma anche a Tafanos diretto da Carlo Giudice nel 2000 di cui la proposta Sky è il remake. Il salto, se vogliamo, di qualità sta proprio nel bacino di pubblico che questa versione del 2018 potrà raggiungere e quindi in una sua specie di rivalsa, che porta un genere estremamente di nicchia all’attenzione di molta più gente. La positività della reazione degli spettatori sarà direttamente proporzionale alla leggerezza con cui si approccerà alla pellicola che, è bene ricordare, non ha alcuna velleità di film serio. Anche i famigerati insetti killer – la cui realizzazione è stata affidata allo studio di effetti speciali Makinarium – ricalca uno stile cartoonesco e ridicolo (e a cui non interessa in alcun modo il confronto con la natura) che li rende piuttosto simpatici, almeno finché non si dedicano alle loro certosine sessioni di cannibalismo.

Tafanos, la sottile linea tra lo splatter e il trash

tafanos cinematographe

Johannes (Giulio Greco), David (Salvatore Langella), Ricky (Filippo Tirabassi), Christine (Maria Chiara Giannetta), Sylvie (Cristina Marino), Mauro (Alessio Lapice) e Umberto (Federico Tolardo) sono un gruppo di amici che decidono di trascorrere il fine settimana in una villa in campagna, lontani dallo stress e dal caos della città. Come nella migliore delle tradizioni, sull’allegra comitiva si abbatte presto una sciagura di dimensioni inenarrabili. In questo caso, il male si manifesta sotto forma di uno sciame di tafani assassini, il cui unico punto debole è un’assoluta repulsione per il THC, principio attivo della cannabis. A insegnare loro l’efficace (e rilassante) strategia difensiva è il custode Lionello (Clive Riche), acerrimo nemico del contadino-nazi interpretato dal comico di Zelig Stefano Chiodaroli. A condire il tutto con un’aria ancora più mortale, l’ergastolano latitante (Salvatore D’Onofrio) e il suo ostaggio Rebecca (Lana Vlady) che mettono su un quadretto divertente, in linea perfetta con lo spirito non-sense del film.
Lo sviluppo della trama non riserva grossissime sorprese, compiacendo – piuttosto – lo spettatore con scene piuttosto esplicite dove è protagonista la voracità degli insetti assassini. Sangue, viscere, organi interni schizzano ovunque tra le urla e il disgusto dei protagonisti con una resa talmente assurda da far sorridere anche lo stomaco più delicato. Quando la cornice diventa così leggera, è difficile stabilire cosa è di troppo, piuttosto, la violenza diventa puramente ludica e gioca al di là di ogni principio morale.

Tafanos, un film divertente

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Il secchione, la bionda bella e spregiudicata, il figo della compagnia. Tafanos gioca con i cliché del genere horror (e non solo quello dichiaratamente di serie B) e ci marcia sopra, portando i suoi personaggi a confrontarsi con situazioni all’insegna dell’idiozia. [Nota bene: nessuno di questi termini è usato in maniera dispregiativa]. Lo stesso approccio scanzonato all’uso delle droghe leggere – qui addirittura unico strumento di sopravvivenza – è di per sé un non-messaggio volto unicamente a creare momenti in cui i personaggi dicono e fanno cose stupide. Il risultato di questa mancanza totale di pretese è un film molto divertente, durante il quale più e più volte saranno solleticate le corde più basse dell’umorismo dello spettatore. Ma ben venga: quando si tratta di B-Movie di questo tipo, l’unico scopo è l’intrattenimento. Abbiamo a che fare con un film leggero, perfetta proposta estiva da guardare in Tv, un vero e proprio gioiellino accuratamente sciatto fatto da una mano astuta e che ben conosce i gusti del suo pubblico.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 2
Recitazione - 2
Sonoro - 3
Emozione - 4

2.9

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