T2 Trainspotting: recensione del film di Danny Boyle

Dopo  vent’anni di lunga, se non estenuante, attesa Danny Boyle rimette in scena uno dei lavori cinematografici più influenti di sempre ovvero Trainspotting, con il sequel T2 Trainspotting (trailer).

Nonostante l’ampia durata temporale, il regista anglosassone riesce a ricomporre il vecchio cast di attori coinvolti attivamente nel primo capitolo, circondandoli nuovamente con le solite e malsane vicissitudini che sbalordirono il pubblico nel lontano 1996.

T2 Trainspotting: TRAMA

Sono passati vent’anni.  Molte cose sono cambiate, ma altrettante sono rimaste le stesse. Mark Renton torna nell’unico posto che da sempre chiama “casa”. Lì ad attenderlo ci sono i suoi soliti compagni di sventura: Spud, Sick Boy e Begbie. Ad accompagnare questo scalmanato gruppo di biechi individui c’è il solito e conosciuto malessere composto da dolore, perdita, gioia, vendetta, odio, amicizia, amore, desiderio, passione, paura, rimpianto,  eroina, autodistruzione e morte.

T2 Trainspotting: “L’eventualità di subire un danno, accogliemdo il rischio nella sua massima forma…”

Danny Boyle con T2 Trainspotting sceglie di osare, di “ritoccare” con determinazione, una storia che appassionò un’intera generazione, divenendo un vero e proprio cult fra gli amanti del genere.  Una costante – la solita – nel divagare prepotentemente senza alcun tipo di remora; l’accettazione di uno stile di vita contestabile ma unico nel suo genere, dotato di innumerevoli sfaccettature che abbattono totalmente, la monotematica esistenza di un singolo.

A rendere empatica questa vera e propria “nozione” di vita, sono loro, i soliti interpreti, legati – da sempre !? – da una formidabile unione di intenti tanto contestata quanto desiderata. Una persuadente malinconia che accompagna pubblico e personaggi per tutta la durata del film, attraverso una  ricerca spasmodica di quel passato che non c’è più.

Ewan McGregor e Robert Carlyle di nuovo assieme, sempre più offuscati da un concetto di vita esageratamente utopistico, ma assolutamente apprezzabile.

Rompere gli schemi, non accettare per forza un’omologazione nella società, mantenere intatta la propria identità,  affrontare il tutto nella maniera più esilarante possibile, sono queste le solite – forse piacevoli – scappatoie che Danny Boyle pone al pubblico; quello spettatore oramai maturo, che ha già vissuto quei “vaneggianti” tocchi stilistici, ma che ancora oggi, “contempla” quell’assurda concezione di vita.

Quell’inconfondibile trip emozionale

T2 Trainspotting è il secondo – inconfondibile – vortice emozionale che tanto piace, che viene interamente assimilato da chi lo guarda, ma soprattutto da chi lo vive. La bravura di Danny Boyle sta nel mantenere – per non dire preservare – l’anacronistica conduzione stilistica paradossalmente modernizzata ai giorni nostri; una conservazion spirituale e concettuale degna di nota, ottimizzata dalle insane interpretazioni, del già noto complesso attoriale – come non osannare Ewen Bremner – coinvolto.

Ampiamente suggestiva la fotografia curata da Anthony Dod Mantle – già impiegato con Boyle in 28 Giorni Dopo – accompagnata poi, da una bislacca – per non definirla kitsch –  scenografia. La lunga attesa del regista anglosassone nell’attuare  in maniera pragmatica un sequel di Trainspotting, è stata utile a dar vita ad un film apparentemente fondato sulla “faciloneria a buon mercato”;  Boyle mette in stato di riflessione sia la vecchia che la nuova generazione, attraverso un film che come al solito cela un significato di fondo ben preciso.

La vita è “traviata” ma nonostante questo, bisogna viverla senza alcun tipo di remissione. Un trip emozionale che può ledere o che può piacevolmente assuefare un individuo, che può aiutare o che può fungere da palliativo.

 T2 Trainspotting è suggestivo, irriverente, folle, malsano ma amabile quanto basta per appagare il pubblico. Il messaggio di Danny Boyle appare chiaro; “in fondo in fondo, non siamo così cambiati …”

T2 Trainspotting , il prossimo 23 Febbraio 2017, è un film diretto dal regista Danny Boyle. Scritto da John Hodge su soggetto di Irvine Welsh. Nel cast Ewan McGregor, Jonny Lee Miller, Robert Carlyle, Kelly Macdonald, Shirley Henderson Ewen Bremner, Anjela Nedyalkova Steven Robertson ,Simon Weir, Irvine Welsh.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.3