Supereroi: recensione del film di Paolo Genovese

Jasmine Trinca e Alessandro Borghi sono i protagonisti di Supereroi, il nuovo film di Paolo Genovese. Vent'anni di vita di una coppia raccontati in maniera non lineare, saltando continuamente avanti e indietro nel tempo. Più teoria che pratica, in sala dal 23 dicembre 2021.

Il tempo, che gioca un ruolo così importante nell’architettura emotiva e narrativa di Supereroi, ha ficcato il naso anche dietro le quinte. Il film diretto da Paolo Genovese è stato girato nell’autunno del 2019 ma esce soltanto ora nelle sale italiane, due anni dopo, il 23 dicembre del 2021, distribuito da Medusa. Le ragioni, facilmente intuibili. La canzone del film è di Ultimo.

Un dramma sentimentale, protagonisti Alessandro Borghi e Jasmine Trinca, che gioca a ping pong con il tempo per raccontarci una storia d’amore che in teoria dovrebbe contenerle tutte (o quasi). I supereroi del titolo sono quelli che ce la fanno, le coppie che restano in piedi nonostante l’usura, la noia, i tradimenti veri o presunti, l’amore, il dolore e tutto quanto.

Supereroi: la storia di Anna e Marco

Supereroi cinematographe.it

Anna e Marco sono una coppia meravigliosamente male assortita. L’incastro è perfetto per via dell’irrimediabile diversità di attitudini, di approccio alla vita, di temperamento. Lei, Jasmine Trinca, è una fumettista irrequieta e di un certo successo. Pubblica una striscia vagamente autobiografica, giusto vagamente autobiografica, in pratica è la sua vita sbattuta in faccia al mondo. Ha una madre attrice, Elena Sofia Ricci, che più distante di così si muore. Un’amica inamovibile, Linda Caridi, lei è su di giri, un capo apparentemente burbero ma che in realtà la asseconda sempre, Beppe Severgnini. Quello che le manca è una chiara prospettiva di vita sentimentale, e il coraggio di lasciarsi andare per più di una notte (in genere non si spinge oltre metà notte). A questo serve Marco.

Marco, Alessandro Borghi, è un professore di fisica, e la sua illusione è di ridurre ogni piega della vita, compresi i sentimenti, alla stregua di una legge che aspetti solo il momento giusto per essere scoperta. Le cose sono un po’ più complicate di così. Marco ha un amico, Vinicio Marchioni, che vive nell’attesa della fatidica scelta sbagliata che gli rovini la vita una volta per tutte, consentendogli poi di dedicarsi in pianta stabile al passatempo preferito, il rimorso tardivo. C’è pure un’ex cardiologa, la cosa tornerà utile in seguito, interpretata da Greta Scarano, che sembra l’unica persona sana di mente di tutto l’universo.

Supereroi, oltre ad essere il titolo del film, è anche il nome del fumetto che Anna crea partendo dallo spunto più ovvio, il suo vissuto, per raccontare della fatica, gloriosa e insopportabile, della vita di coppia. Una questione di buoni e cattivi, il tempo è il cattivo, ovviamente. Incide i corpi, smorza i sentimenti, o magari rende tutto più forte ma questo dipende dalla tenacia di tutti i piccoli e grandi eroi del sentimento. Trovare il modo di stare insieme è il superpotere più grande di tutti, e questa è la morale della favola. Per spiegare meglio l’assunto, il film prende di petto il tempo e lo fa in mille pezzi. Ricorrendo a un artificio narrativo che funziona meglio in teoria che in pratica.

Anatomia di una coppia, raccontata nel corso di vent’anni in Supereroi, il film di Paolo Genovese

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Il tempo di Supereroi non è un’esperienza lineare. Niente ieri, oggi e domani. L’alternativa offerta  dal film al pacchetto standard è un continuo via vai tra passato e presente, vent’anni di vita (2000 – 2020) di Anna e Marco raccontati rimbalzando tra giorni più o meno lontani. Un luna park di abbracci e sorrisi, lacrime, malattie, sesso. Geografia fluttuante, Milano, Marrakech, Ponza, un paio di sortite soliste a Copenaghen e Lucca. Per lo spettatore che fatichi ad orientarsi nel gran marasma temporale, bisogna precisare che Paolo Genovese ha scelto di ancorare la leggibilità del film a una scelta estetica legata al faccione di Alessandro Borghi. Man mano che il tempo passa, la barba cresce. Tutto qui.

Il problema è che una soluzione narrativa tanto ardita, contrabbandata rumorosamente, senza ambiguità, finisce per togliere vitalità all’operazione. La teoria, anatomia di una coppia soggetta alla prova del tempo, finisce per risultare più interessante dei risvolti pratici della faccenda. Anna e Marco nel 2020 fanno l’amore in modo diverso e per ragioni diverse rispetto al 2000. Bene, molto interessante. Ma che significato ha, tutto questo, sul corpo e l’anima dei due amanti? Trucco batte emozione, uno a zero.

Alla fine di tutto, Supereroi finisce per somigliare troppo da vicino alla vita come la vede Marco, assunti, teorie e postulati che in teoria dovrebbero aiutare a navigare la rotta sicura anche nell’ora più buia, ma in realtà niente. Non c’è abbastanza Anna, niente irresponsabilità giocosa, paura del futuro, vaga sregolatezza. Alessandro Borghi e Jasmine Trinca perdono di freschezza e finiscono per soccombere alla magia nera del grande espediente di sceneggiatura. Quello che nasce personaggio, qui muore un po’ stereotipo.

Regia - 2
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 2

2.3