TFF34 – Sono Guido e non Guido: recensione del film su Guido Catalano

Sono Guido e non Guido è un mockumentary presentato al Torino Film Festival nella sezione Festa Mobile, diretto da Alessandro Maria Buonomo.

Questo documentario, prodotto da Elianto Film, orbita attorno ad una figura tragicomica, sex simbol e poeta, uno e il suo doppio, lo yin e lo yang, in altre parole Guido Catalano. Un poeta comico. Abbiamo dovuto attendere parecchio per avere qualcuno come lui tanto abile nello scrivere, l’amore conserva la sua centralità nei versi di Catalano, quanto preso dall’ironia, scanzonato, quasi succube della sua verve. Sono Guido e non Guido ci mostra ogni parola, libro, declamazione, annessi ad immagini di repertorio, interviste ad amici, ex, ex amici, attori, editori (e passanti chi può dirlo) che parlano di questa rock star senza musica, e del suo rapporto con la scrittura.

sono guido e non guido

Memorabile è il suo Che cazzo ci fanno i gabbiani a Milano? di cui in Sono Guido e non Guido ne viene ripreso con cura un suo reading. I suoi versi non confondono la cinepresa, la attraversano però, le linee e le atmosfere riescono a rendere lo spettatore parte del suo pubblico che in stato adorazione lo ascolta come un dispensatore di una felicità discontinua, che non è tristezza mancata ma puro umorismo scritto in corsivo, senza maiuscole o vanaglorie sbilenche. La sua vicinanza è tale da cogliere ogni cosa, ogni aspetto del suo operato, dalla scrittura, alla composizione, all’esposizione.

sono guido e non guido

Guido Catalano che parla di Armando

Ma come in ogni personaggio stratificato e complesso, in lui vivono due anime, o meglio esistono due persone, due gemelli: Guido ha un fratello, Armando, il suo archetipo, il suo specchio asimmetrico, un personaggio centrale nella vita di Guido poiché è lui che scrive le sue poesie, l’unico vero fautore dei suoi versi. Armando, da come viene mostrato nel documentario, ha un suo mondo, un suo modo di parlare, al contrario per l’esattezza, tant’è che ci si deve armare di Invertendo per poter comprendere i suoi discorsi.

Ebbene lui per questo suo vezzo dialettico non si mostra mai, si nasconde ed è Guido che ha la capacità di dare forma e colore alle sue parole che altrimenti rimarrebbero su fogli sbiaditi, oppure non verrebbero ben comprese. Il tono delle sue strofe è tanto malinconico quanto beffardo, e se decantate o lette erroneamente possono veicolare diverse cose.

Armando e Guido fanno squadra, sono come Mogol e Battisti, e in due formano un unico essere perfettamente conscio che prima o poi la loro unione giungerà al suo tramonto. Armando sa come scrivere, Guido sa come esporre, eppure ascoltandoli parlare ogni tanto si ha un dubbio, nella mente dello spettatore si crea l’incertezza che uno dei due non esista. Ai posteri l’ardua sentenza!

Sono Guido e non Guido fotografa il dissenso della vita di Guido Catalano

sono guido e non guido

Armando Catalano che parla di Guido

Sono Guido e non Guido fotografa il dissenso della vita di Guido Catalano, senza timore di mostrare le proprie architetture, i segni di sudore, l’arrendevolezza, la commozione e la reverenzialità per un personaggio come Guido, portando a casa un prodotto genuino, non formale, fluido e colpevole di sedurre lo spettatore al punto che al termine della visione la prima cosa che si fa è controllare quand’è il prossimo reading che terrà Guido Catalano.

La poesia di Catalano trova la sua forza nella scoperta dei posti inesplorati, i posti vuoti, ne ricama odisee e strimpellature volgari e comiche lasciando il disincanto della tragedia, non temendo di far riflettere e rischiando soprattutto di far ridere. Un poeta che fa ridere è quasi pleonastico, a che serve l’incrocio di due mondi che fanno bene a star divisi? Non fanno bene, anzi è necessario che stiano assieme, e Guido ne è la conferma.

 

Regia - 3.5
Fotografia - 3
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.5